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Chicago @ Arizona, cronache dal deserto

I Bears vanno via dal deserto a testa alta battendo 16-14 i Cardinals, vittoria che dopo quattro anni, li riporta in testa alla NFC North.


I viaggi degli Orsi in Arizona non sono mai scontati; ogni partita sembra avere una vita propria, sembra percorrere una strada che non è mai quella che ci si aspetterebbe.

Anche questa volta è stato così. I Cardinals, dopo una discreta preseason, hanno faticato e molto a creare gioco, e questo si è concretizzato nei sei punti totali messi a segno nelle prime due partite. Il nuovo coach Steve Wilks (chiamato a Phoenix dopo l’addio di Bruce Arians per problemi di salute) non ha saputo sfruttare appieno le qualità del RB David Johnson, e il QB Sam Bradford (anche lui appena arrivato) non è riuscito a far quadrare l’attacco. Questo ha pesato sulla difesa, che ha subito ben 58 punti.

D’altro canto i Bears, forti di una difesa che con l’aggiunta di Mack e il rientro di Roquan Smith dall’holdout, sta crescendo a vista d’occhio e ha le potenzialità per diventare una delle migliori della lega, hanno il QB Mitchell Trubisky che è un “work in progress” e che, pur avendo la totale fiducia del coach Matt Nagy, deve ancora trovare la continuità che è richiesta ad un franchise quarterback.

La partita inizia sotto il segno dei padroni di casa: nel primo drive, Bradford ci fa ricordare perchè è stato preso con la prima pick durante il Draft 2010, e guida magistralmente i suoi in endzone, chiudendo il drive con un TD pass al TE Ricky Seals-Jones. La difesa Bears, pur concedendo pochissimo sulle corse, non riesce a fermare il passing game avversario. 7-0 Arizona.

I Bears rispondono puntando molto sul gioco di corse: il tandem Howard-Cohen riesce a guadagnare terreno e ad arrivare in redzone. Qui, durante un 3rd and 6, un sack su Trubisky obbliga Nagy a tentare un field goal dalle 46, che Parkey sbaglia malamente.

La difesa di Chicago costringe l’attacco di Arizona ad un 3 and out ma, durante il successivo drive, uno strip sack di Nkemdiche su Trubisky regala la palla ad Arizona sulle nostre 27. Il turnover viene capitalizzato nella successiva giocata, con un passaggio per David Johnson, che porta lo score sul 14-0 Arizona.

Qui la partita cambia

Chicago inizia a giocare molto di più sui lanci, e il numero 10 alterna cose stupende (tipo il passaggio per 25 yards a Burton) a cose meno interessanti. Il drive si ferma sulle 2 di Arizona. I Bears calciano. 14-3.

Come ci si poteva aspettare, la difesa Navy-Orange cresce, e crea un turnover con un sack di Hicks che, recuperato da Johnson, forza il punt. Nel drive successivo Trubisky si fa intercettare, ma la difesa tiene ancora una volta i Cardinals lontani dalla endzone.

Jordan Howard Bears Cardinals 2018

Il secondo tempo è sempre più di marca Monsters of the Midway: Bradford viene intercettato un paio di volte, prima da Eddie Jackson, e poi da Sherrick McManis. Nel mezzo, un bel drive di Mitchell Trubisky che, oltre a passare meravigliosamente ad Allen Robinson per 39 yards, prepara il campo per il primo TD della stagione di Howard. Siamo sotto 14-10.

La difesa tiene. Il successivo drive dei Bears viene aiutato nell’avanzamento da una penalità di Arizona. Non riusciamo ad entrare in endzone, ma calciamo. 14-13.

Ora le speranze di un comeback sono più realistiche, e quando c’è bisogno di una giocata che ti cambi la partita, lui non si fa attendere. 11:33, palla sulle 21 di Chicago. Bradford riceve il pallone, ma la tasca non regge la pressione del pass rush dei Bears. Il QB di Arizona tenta la corsa, ma incontra sulla sua strada il numero 52 vestito di bianco: palla persa durante il sack che Danny Trevathan recupera. Il drive successivo vede il calcio di Parkey fissare il punteggio sul 16 – 14. Siamo davanti, con 4:34 da giocare. Bradford si mette le mani in testa, frustrato da una difesa Bears che non da il tempo di respirare.

Chicago Bears defense vs Cardinals 2018

Wilks le tenta tutte, inserendo Josh Rosen. Il rookie QB fa quello che può ma, buttato nella fossa dei leoni, riesce solamente a farsi intercettare due volte, prima da Callahan, autore di un ottimo inizio di stagione, poi ancora da Eddie Jackson, che pur ritornando in TD, si vede annullare la segnatura per un’offside.

I Bears vanno via dal deserto a testa alta, con una W che, dopo quattro anni, li riporta in testa alla NFC North. Una bella sensazione, dopotutto.

La difesa funziona. Anche la secondaria sta iniziando a girare meglio, specie grazie al lavoro di Jackson e di Amukamara.

L’attacco è in preda ai “growing pains” di Trubisky, ma con il passare del tempo, e soprattuto con vittorie come questa, la fiducia del nostro quarterback nelle sue possibilità può solo crescere, e il gioco del nostro attacco di conseguenza. Ho visto ottimi ricevitori (Robinson, Miller e l’immancabile Burton, ma non era una riserva?), Howard e Cohen hanno corso (e ricevuto, ricordate gli anni scorsi di Howard?) e, pur non riuscendo, sono stati tentati più lanci in profondità delle precedenti partite. Segno che il nostro QB è un poco più sicuro dei suoi mezzi.

Unico neo, Kevin White: non mette a segno nessuna ricezione e non si fa praticamente vedere, se non per una penalità.

Ora Tampa Bay, in casa. Con Fitzpatrick che è in piena fiducia (quando sto scrivendo non so ancora il risultato della partita contro Pittsburgh) ma che “si raffredda” molto velocemente. Alla nostra difesa il compito di fargli sentire fin dentro le ossa il freddo vento dell’Illinois.

Stefano Fagioli Chicago Bears Italia

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