Touchdown logo

Il balzo del delfino: recap di Texans@Dolphins

I Miami Dolphins vincono contro degli Houston Texans davvero poco competitivi e continuano a inseguire i playoff. C’è da fare però attenzione agli infortuni.


Dopo la bye week, i Miami Dolphins sono tornati in azione, in casa, nella loro sfida di week 12 contro gli Houston Texans. Gli ospiti hanno il peggior record di lega e hanno ampiamente dimostrato di non essere competitivi; prova ne è il fatto che hanno messo punti a tabellone soltanto nel secondo tempo, dopo essere rientrati in campo su un parziale di 30-0 per Miami.

I Dolphins, dal canto loro, hanno ampiamente dominato i primi 30 minuti di gioco, mostrando un attacco a tratti esplosivo. Il QB, Tua Tagovailoa, ha scambiato con 9 ricevitori differenti, dimostrando per la seconda settimana consecutiva come non sia vero che dipende da Tyreek Hill e Jaylen Waddle; quest’ultimo, nel frattempo, si è aggiudicato un altro record.

Sintesi della partita

Sarebbe meglio scrivere sintesi del primo tempo ma tant’è; per onore di cronaca racconteremo anche il secondo, che non è stato altro che un lungo garbage time. Procediamo però con ordine.

Come ormai consuetudine, Miami decide di calciare pur avendo vinto il lancio della monetina e in attacco parte Houston. Il QB Davis Mills, titolare nelle precedenti sfide, era stato panchinato dal capo allenatore Lovie Smith proprio prima di questa gara. Il suo sostituto, Kyle Allen, non è stato chiamato a resuscitare le speranze di Houston in una stagione già persa, bensì a pilotare meglio un attacco che, comunque, vanta nomi del calibro di Brandin Cooks e Dameon Pearce.

La missione, almeno per quanto abbiamo visto in questo match, è stata ampiamente fallita. Se così dovesse andare anche nel resto delle sfide della stagione, i Texans chiamerebbero, con ogni probabilità, un nuovo timoniere al prossimo draft, nel quale chiameranno per primi, salvo ribaltamenti clamorosi nell’ultimo terzo di stagione.

Allen fa 3 e fuori, Miami invece fa 3 punti grazie al FG lungo 45 yards realizzato da Jason Sanders dopo che un fallo di holding chiamato a Robert Hunt rallenta un drive davvero promettente nel quale Tagovailoa chiude un passaggio da primo down con Hill e due con Waddle, il secondo dei quali per un guadagno di 22 yards. Sul nuovo possesso ospite, Nico Collins riceve per un primo ma poi occorre il punt perché Melvin Ingram stende Allen, toccandolo di quel che basta per sbilanciarlo e registrare un sack.

Tua chiude un big play con Trent Sherfield (24 yards), poi connette con Hill e ancora con il ricevitore del lungo guadagno che porta la palla dentro le 5 offensive. Da lì il numero 1 Dolphins ha qualche problema di troppo perché la tasca collassa immediatamente; dall’altra parte, però, la disorganizzazione difensiva è disarmante, nessuno sa che fare, e Tua ha modo di danzare qualche secondo a destra e a sinistra finché il TE Durham Smythe non si libera per ricevere in meta e segnare un TD. Nel frangente Miami affonda come un coltello nel burro caldo, rivelando tutti i limiti di questi Texans che, probabilmente, attendono soltanto il termine della stagione.

Houston non fa 3 e fuori soltanto perché la difesa di casa arriva in ritardo e causa un fallo per la presenza di 12 uomini in campo; una circostanza che normalmente mi farebbe arrabbiare moltissimo, perché si tratta di un errore mentale che a questi livelli non dovrebbe capitare, ma sorvoleremo perché la offense ospite pare davvero un ectoplasma e, in un attimo, è nuovamente possesso Miami. Hill fa quel che sa fare meglio: riceve e corre per 29 yards, poi è River Cracraft a ricevere per un primo ma, alla fine, la difesa tiene e il possesso si arena sul centrocampo. Thomas Morstead scende in campo per il suo calcio libero e riassaggia il campo dopo 3 settimane dal momento che contro Cleveland, prima del bye, non aveva mai dovuto puntare.

La giocata difensiva non smuove nulla per l’attacco, anzi. Allen si fa subito intercettare da Andrew Van Ginkel che riporta l’ovale a un passo dalla end zone. Da lì, è facile per Jeff Wilson correre in meta per il TD. Nuovo drive Texans, nuovo 3 and out.  In attacco, Tagovailoa connette con Cracraft, Waddle e si fa assistere dal RB Wilson, prima di dar modo a Sanders di piazzare un calcio lungo 23 yards, che porta il punteggio sul 20-0. Miami gioca con il proverbiale filo di gas di fronte a una compagine che pare più un practice team che una franchigia NFL e continua a pasticciare, come nel drive successivo ove un fumble forzato da Eric Rowe viene ricoperto da Xavien Howard e riportato per un TD.

Allen non sa che pesci pigliare, la difesa invece ha vita facile e, con un gang tackle che coinvolge svariati Dolphins, soffoca anche questo nuovo tentativo. Sull’attacco successivo i padroni di casa trovano un nuovo FG grazie a Sanders che converte un tentativo corto ma c’è uno spavento per il QB perché subisce un contrasto vigoroso e la sua gamba si piega in maniera innaturale. Per fortuna, non si rivelerà che un grande spavento. Il primo tempo della sfida ove Jaylen Waddle diventa ufficialmente il detentore del record di franchigia per il numero di yards ricevute nelle prime due stagioni (1926) si chiude sul 30-0 per Miami. Di fatto, la partita finisce qui.

L’intervento di Eric Rowe che ha causato il fumble da cui è nato il terzo TD per Miami ben esemplifica come sia andata la partita per le due franchigie. Foto: KSL Sports

Una mezz’ora poco avvincente

Nonostante Mike McDaniel motivi i Dolphins a non mollare nel secondo tempo – almeno secondo quanto la bordocampista della CBS ha riferito durante la diretta della sfida –  i ragazzi si sdraiano nel secondo tempo.

La difesa si concede un pisolino lungo 30 minuti effettivi, concedendo prima un TD al TE Dare Ogunbowale e poi uno al suo compagno di reparto Jordan Akins, lungo 25 yards. In entrambe le occasioni Houston tenta una conversione da 2 punti invece di calciare il consueto PAT e in entrambe le occasioni fallisce.

Nel frattempo, la offense di Miami si arena. Lo fa un pò perché non ha più stimoli e un pò perché i Fins si tutelano, togliendo Tagovailoa e sostituendolo con Skylar Thompson, al quale viene chiesto di consumare quanto più cronometro possibile.

Prima della sostituzione tra QB, l’ancora della linea offensiva Terron Armstead esce a causa di un infortunio al muscolo pettorale. Ne riparleremo in chiusura. Probabilmente anche a causa di questa vicenda, la difesa ospite trova più spazio e arriva con molta frequenza sul QB. Alla quarta sack subita, giustamente, McDaniel non vuole più saperne di tenere Tagovailoa in campo e lo fa accomodare sulla sideline. Il rookie che ne prenderà il posto non farà granché se non connettere alcuni passaggi, principalmente con Cedrick Wilson. Per la promettente matricola non si è trattato di fare altro che scaldare il braccio mentre si attendeva la conclusione del tempo regolamentare.

Il risultato finale di 30-15 si deve a un FG realizzato da Kaimi Fairbairn che rende più accettabile lo score ma non cancella il fatto che Houston sia una squadra terribile, inconsistente in difesa e inesistente in attacco se non quando affronta le seconde linee. In casa Texans c’è moltissimo lavoro da fare.

L’analisi: una W che fa classifica

Con tutto il rispetto per Houston, questa partita non è mai stata alla sua portata. Anche nel secondo tempo, a fronte di una squadra di casa che si è seduta, non c’è mai stato il rischio che l’esito finale potesse essere diverso da quello che poi è stato. Miami doveva vincere e l’ha fatto, per rispondere presente a Buffalo che aveva trionfato giovedì nel sentito turno di Thanksgiving.

Di fatto, la sfida con i Texans chiude un ciclo di avversari ampiamente alla nostra portata e ne apre uno più impegnativo. Il calendario recita: week 13 @San Francisco 49ers, week 14 @Los Angeles Chargers, week 15 @Buffalo Bills. 3 partite consecutive in trasferta contro tre avversari di livello, prima della sfida casalinga di Natale contro i Green Bay Packers e le due partite divisionali che chiuderanno la regular season. Insomma, il mese di dicembre sarà impegnativo e così deve essere: se vuoi giocare i playoff non puoi pensare che il livello di sfida sarà quello di domenica. Sfortunatamente, Armstead si è fatto male proprio ora.

La linea è un guerriero e l’infortunio non appare tanto grave da mettere la parola fine alla sua stagione. Quando però ci si infortunia al muscolo pettorale si corre il rischio di non poter giocare per diverse settimane. Personalmente, spero che Armstead possa scendere in campo già contro i Bills ma non mi stupirei se non fosse disponibile prima del match di Natale. Si tratta di una bella botta perché è lui a proteggere  il lato forte di Tua, quello da dove lancia. In sua assenza, mi aspetto un utilizzo superiore di Wilson e degli altri RB. Ovviamente, spero che gli esami diano esito più positivo ma, a caldo, è lecito attendersi che il tackle salti qualche partita anche se il muscolo – come sembrerebbe – non è lacerato.

Attendiamo conferme. Se gli accertamenti ce le dessero potremmo attenderci Armstead regolarmente in campo per i playoff e almeno una delle due sfide di gennaio di regular. Prima, però, bisogna raggiungere quei playoff senza uno dei migliori tasselli del nostro mosaico offensivo.

Crediti fotografici: Pro Football Focus.

Please follow and like us: