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Buffalo Bills solita bestia nera: i Miami Dolphins cadono in casa
I Miami Dolphins cadono in casa contro Buffalo, in una sfida che, probabilmente, ridimensiona le loro ambizioni.
Se qualcuno riteneva soltanto un caso il fatto che, nelle ultime 13 sfide tra Miami Dolphins e Buffalo Bills, i ragazzi di Sean McDermott avessero vinto in 12 occasioni, forse si sarà ricreduto dopo aver assistito alla pessima prestazione che la franchigia della Florida del Sud ha offerto nell’anticipo del giovedì notte contro Josh Allen e i suoi. Gli ospiti hanno vinto in scioltezza, rifilando un perentorio 31 a 10 ai padroni di casa nonostante avessero una difesa decimata dagli infortuni.
Allen si è concesso una serata di ordinaria amministrazione, facendo divertire il suo RB, James Cook, che ha letteralmente fatto impazzire la difesa dei pinnati, la quale ha dato segni di vita solo nell’ultimo quarto, quando il risultato era ormai acquisito e occorreva fare quadrato per dare manforte all’attacco, orfano di Tua Tagovailoa, uscito dalla contesa durante il terzo periodo a causa di un trauma cranico.
Tanta Buffalo, poca Miami
Fin dall’inizio si è capito che aria tirasse. Durante il primo possesso della sfida, dopo un buon primo down guadagnato dal FB, Alec Ingold, Tagovailoa lancia un intercetto che Ja’Marcus Ingram prontamente raccoglie, dopo una sfortunata deviazione. L’INT è fortuito, ma significativo, perché a livello psicologico Buffalo prende subito il coltello dalla parte del manico. Da campo corto, Cook inizia subito lo show e trova il primo TD della sua serata. La risposta di Miami è buona: Jonnu Smith, De’Von Achane e Jaylen Waddle accorciano il campo e il RB numero 28 risponde con un TD in ricezione.
Sfortunatamente, però, questa si dimostrerà soltanto una reazione effimera. Sul successivo attacco dei padroni di casa, infatti, arriverà un secondo intercetto, questa volta firmato da Christian Benford e causato da un pessimo lancio di Tagovailoa, troppo lungo per Robbie Chosen. I Bills prendono invece altri punti, grazie al FG di Tyler Bass. Ora è solo Buffalo, dopo il punt di Miami, Khalil Shakir e il rookie RB, Ray Davis, apparecchiano per Cook, che fa doppietta, realizzando il suo secondo TD.
I Fins, lenti e impauriti, subiscono sack e tackle mentre Cook, fedele al suo cognome, cucina e realizza un terzo TD. La speranza di Miami è Achane, che non molla mai, correndo e ricevendo bene. È lui ad aprire la strada a un FG di Jason Sanders. Dall’altra parte però devono solo difendere e lo fanno bene, mettendo a segno anche un pick six TD in risposta a una sparacchiata di Tua, che si libera dell’ovale mettendo in mano a Ingram, il quale questa volta punisce i Fins aggiungendo 6 punti.
La partita è ormai chiusa ma arriva anche il collasso fisico del QB di casa: Tagovailoa tenta uno scramble correndo a capofitto, non scivola e va a impattare di testa contro Damar Hamlin: è concussion, come si può chiaramente vedere dallo scoordinato movimento del braccio destro di Tua a terra, chiaro segno di sconquasso cerebrale. Il QB esce comunque dal campo sulle sue gambe e viene abbracciato e baciato in capo da Mike McDaniel. Al suo posto entra Skylar Thompson, che però non ha mordente. I Bills imbrigliano la contesa e lasciano Miami con un’altra vittoria. In una sfida contro un’avversaria diretta, i Dolphins perdono di 21 punti.
Che ne sarà di Tua?
Partiamo ad analizzare la situazione di Tua Tagovailoa. Il ragazzo avrà 10 giorni per pianificare il suo ritorno in campo, grazie al mini bye garantito a chi gioca nell’anticipo del giovedì. Sembra però davvero difficile che possa essere della partita, domenica prossima. Il numero 1 è recidivo e ogni suo trauma cranico ha comportato evidenti ripercussioni. Basta riguardare i replay e si vede bene come il suo corpo abbia sempre reazioni scomposte dopo il tackle. A oggi, sono aperte tutte le strade, compresa quella che porta al ritiro per cause mediche.
A dire il vero, però, sembra piuttosto difficile che il QB abbandoni la carriera dopo aver firmato un lauto rinnovo. Prenderà in considerazio. ne questa ipotesi solamente se i medici lo metteranno con le spalle al muro. Altrimenti, è probabile che accetti il rischio legato alla sua professione, come ha già fatto in passato. Ricordiamo che il timoniere si allena appositamente, durante la offseason, per rispondere al meglio a eventuali contrasti duri. Lo scenario più verosimile sembrerebbe essere quello del 2022: Tagovailoa starà fuori 15-20 giorni e poi rientrerà, magari dopo il bye in week 6.
Nel frattempo, la offense sarà probabilmente guidata da Thompson, che non è però apparso all’altezza del compito, giovedì notte. Qualora dovesse fallire di nuovo, le ipotesi Ryan Tannehill e Carson Wentz potrebbero acquisire credibilità.
I Dolphins sono molto indietro sulla tabella di marcia
Sviscerata, per quanto possibile nel momento in cui si scrive, la questione Tua, occupiamoci di preoccupazioni più sportive. C’è un elefante nella stanza e non lo si può certo evitare: i Dolphins che abbiamo visto in queste due week sono molto più indietro rispetto a dove ci aspettavamo che fossero a metà settembre. Per quanto visto al training camp e per il roster messo insieme, era lecito attendersi abbastanza di più rispetto a una vittoria striminzita contro i Jacksonville Jaguars e una Caporetto sportiva come quella che stiamo raccontando. Naturalmente, sappiamo che la NFL è una lega difficile e che c’è molto equilibrio tra le franchigie – fatta eccezione per pochissimi team – ma ritrovarsi in questa situazione dopo due partite giocate tra le mura amiche è francamente troppo poco per una squadra che ha dichiarate ambizioni di playoff.
La difesa può contare su giocatori come Jalen Ramsey, Kendall Fuller e Jevon Holland, eppure non riesce a fermare le corse dei Buffalo Bills, che non hanno neppure bisogno di rischiare i lanci di Allen, giunto a Miami con qualche problema alla mano sinistra, per dominare la partita e ridurre i Fins a una sorta di sparring partner. L’attacco, che annovera tra le sue fila Tyreek Hill, definito qualche settimana fa il miglior giocatore di lega, e un WR2 come Waddle, deve affidarsi a un RB al secondo anno, l’ottimo Achane, per macinare qualche yards, perché una difesa priva di 3 titolari chiave riesce a escludere dal gioco le superstar di casa per l’intera sfida. E che dire di coach McDaniel, che si ostina ad andare alla mano sui quarti tentativi, fallendo con una frequenza imbarazzante, invece che ricorrere a un meno sexy, ma sicuramente più efficace punt? Insomma, c’è molto da lavorare se si vuole tenere il passo dei primi della classe.
Prima di poterlo fare, comunque, bisognerebbe accertarsi di essere davvero al livello delle powerhouse di lega. Dopo una offseeason dove hai perso numerosi campioni e un inizio di stagione che ti costringe a rinunciare al tuo QB1, forse non sei tanto forte come pensavi prima che si cominciasse a giocare sul serio.
Foto: Sports Illustrated
Autore: Mattia Mezzetti
Data di pubblicazione:
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