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Chiefs vs Patriots: il crollo del muro di Foxboro

In una partita da un tempo a testa, i Chiefs centrano lo storico colpaccio al Gillette Stadium: Patriots a intermittenza ma furibondi con gli arbitri.

NFL 2019 Brady Patriots vs Chiefs

Al Gillette Stadium di Foxboro non ha ancora vinto nessuno: queste sono le parole che riecheggiano nell’aria durante la settimana che precede questo match. I Patriots (10-2) le usano per ricaricare l’ambiente dopo la sconfitta di Houston della scorsa settimana, che è costata ai campioni del mondo in carica la prima posizione della AFC e che i padroni di casa vogliono riconquistare con ogni mezzo, ma per farlo serve ritrovare coraggio e consapevolezza nei propri mezzi. Le usano invece per sognare i Chiefs (9-3) che, dopo la scintillante vittoria ottenuta la scorsa settimana contro i Raiders e dopo aver visto i loro avversari odierni perdere contro i Texans, stanno cominciando seriamente a pensare che non sia poi un’eresia pensare di uscire da Foxborough con il bottino pieno. La sfida è molto importante per entrambe le franchigie ed è, assieme a quella tra Bills e Ravens, quanto di meglio possa offrire la AFC in questa settimana di regular season numero 14, inoltre il duello tutto pepe tra i due quarterback Tom Brady e Patrick Mahomes aggiunge certamente molto a questa contesa e, per di più, stavolta persino il meteo del New England sembra clemente visto che, al momento del coin toss, c’è qualche nuvola in cielo ma non piove e il vento c’é ma non è poi così forte. Insomma gli ingredienti per divertirsi ci sono tutti e quindi vediamo come sono andate le cose.

Primo Tempo: The dark side of New England

A Foxborough sono circa le 16:30 quando Brady si trova a gestire il primo possesso della partita ma, nonostante l’orario pienamente pomeridiano, il cielo sopra il Gillette Stadium è già scuro (colpa ovviamente dell’orario invernale), quasi un presagio di quello che attende i padroni di casa; e dire che il primo drive offensivo va pure molto bene per la banda Brady, che si porta subito sul 7-0: dopo un attacco che arriva sulle 37 yards avversarie (complici anche un paio di penalità quantomeno evitabili da parte del pacchetto arretrato di Kansas City), TB12 pesca, con un passaggio in profondità verso destra dei suoi, il suo solito wide receiver e amico fraterno Julian Edelman che prende il suo passaggio e cade in end zone per la prima meta di giornata, ben corroborata dal PAT del kicker Nick Folk. E dire anche che invece il primo drive offensivo dei Chiefs si conclude con Mahomes che, non solo non risponde per le rime a Brady, ma addirittura si fa intercettare all’altezza delle proprie 46 yards. Sembra una domenica di dominio per i Patriots ma non è così, infatti il buio di cui sopra si abbatte anche sul campo di gioco e sul primo tempo dei campioni del mondo, perchè di lì in poi faranno un disastro dopo l’altro. Nel drive successivo infatti, i Patriots non approfittano del generoso regalo di Mahomes e concludono il loro attacco con un punt, che porta gli ospiti a cominciare un attacco che varrà 3 punti con l’ottimo field goal dalle 48 yards del kicker dei Chiefs, Harrison Butker (che per inciso stasera non sbaglierà nulla). Sbaglia invece e clamorosamente il suo collega Nick Folk che si fa bloccare un tentativo di field goal dalle 41 yards, regalando un sanguinoso possesso agli avversari con cui praticamente si conclude il primo quarto. Nel secondo quarto la banda Mahomes certifica il sorpasso con un bellissimo touchdown: PM15 regala un vero e proprio colpo di classe, con un passaggio in profondità verso sinistra dalle 48 yards, che trova il suo wide receiver Mecole Hardman per i punti del 7-9, PAT preciso di Butker e 7-10 per gli ospiti. A questo punto ci si aspetta una reazione veemente da parte dei padroni di casa ma non solo questa non avviene, bensì i Patriots combinano un’altra frittata: stavolta è Brady che sbaglia incomprensibilmente un passaggio che, uno come lui dovrebbe essere in grado di riuscire a fare bendato e girato di schiena, la palla viene intercettata da Kansas City che, cosi facendo, si ritaglia lo spazio per un altro touchdown: stavolta Mahomes porta la linea d’attacco fino alle 4 yards avversarie dove, il tight end Travis Kelce, compie una facile corsa per il 7-16, subito convertito in 7-17 da un altro ottimo PAT di Butker. Prima che finisca la prima frazione di gara, i Chiefs si regalano anche altri 3 punti con un field goal dalle 31 yards messo dentro dal solito Butker. Finisce il primo tempo: Mahomes è felice come un bambino lasciato solo in un negozio di caramelle e dolciumi, Brady invece sembra il ritratto della lebbra, preoccupato, stizzito e nevrotico.

Secondo Tempo: Too little, too referees, too late

Dopo l’intervallo le squadre tornano in campo per il secondo tempo e il pensiero che occupa incessantemente il cervello di tutti gli appassionati di football è: riuscirà Brady a trasformarsi nuovamente nel comeback guy che spesso e volentieri si è visto da queste parti, riuscendo a rimettere in piedi una partita che sembra ormai persa? il primo drive della ripresa sembra rispondere negativamente a questa domanda perché la palla è dei Chiefs che riescono a segnare un altro field goal, stavolta dalle 41 yards, per un 7-23 che sembra davvero mettere la parola fine sull’incontro. Da lì in poi però i Patriots si risvegliano e Brady comincia ad indossare i panni del supereroe esperto in rimonte: New England restituisce pan per focaccia ai suoi avversari, bloccando un tentativo di punt dalle 35 yards avversarie e guadagnandosi una ripartenza dalle 19 yards nemiche, segnano il touchdown nel drive conseguente grazie ad una corsa da 10 yards del running back Brandon Bolden, ma trovano comunque la maniera di complicarsi la vita scegliendo di provare, anzichè il PAT, una conversione da 2 punti che però fallisce. Da lì fino alla fine del terzo quarto succede letteralmente di tutto: Kansas City riprende possesso della palla, arriva fino alle 36 yards del nemico ma Kelce, nel tentativo di convertire un terzo e due perde la palla, i Patriots recuperano velocemente il fumble e sembrano lanciatissimi verso la end zone avversaria, ma gli arbitri fermano tutto, poiché per loro Kelce aveva chiuso la presa sul passaggio di Mahomes e dunque non è fumble, bensì primo e dieci per gli ospiti; Belichick, incredulo e furente, chiama il challenge che gli dà ragione e riassegna la palla ai padroni di casa, che però devono costruirsi il touchdown quasi da capo e la cosa paradossale è che ci riescono pure, dal momento che Brady, dalle 15 yards, pesca la wide receiver canadese N’Keal Harry il quale, prima di toccare terra col ginocchio dalle 3 yards avversarie, riesce a distendere le braccia e a mettere la palla in end zone, ma ancora una volta gli arbitri ci mettono lo zampino, sostenendo che Harry sia caduto sul terreno di gioco prima di distendere le braccia verso la end zone. A questo punto tutti voi vi starete chiedendo come mai BB non usi l’altro challenge: ebbene i challenge di New England sono terminati, poiché il primo era già stato utilizzato per contestare la conversione di un terzo down dei Chiefs durante il drive precedente, che aveva portato al fumble di cui sopra; mossa davvero scellerata e a tratti inspiegabile per un genio della tattica come Belichick, gli arbitri non richiedono la Booth Review e i Patriots si devono accontentare di un primo e goal dalle 3 yards del nemico, che però Brady e compagni non riescono a tramutare in meta dovendosi quindi accontentare di un field goal dalle 29 yards di Folk per il 16-23, punteggio con il quale va in archivio il terzo spicchio di gara. Quegli episodi condizionano l’ultima fetta di match dove i Patriots cercano di arrivare, in modo frettoloso e poco preciso, al touchdown del possibile pareggio: ci vanno vicinissimi durante l’ultimo tentativo della partita, nel 2 minute warning, ma la corsa della banda Brady si interrompe a 5 yards dalla end zone avversaria con i Chiefs che riprendono la palla dopo il turnover of downs ed espletano la formalità burocratica del far scadere il cronometro. Fischio finale e clamoroso a Foxborough: vincono i Chiefs e i Patriots perdono sia la seconda partita di fila, sia l’imbattibilità interna.

Il muro del pianto

Cala dunque il sipario sulla partita con un risultato che in pochi alla vigilia si sarebbero aspettati. Ci sono due possibili interpretazioni per questo inaspettato e, per certi versi clamoroso, epilogo: la prima è quella di un arbitraggio inadeguato e insufficiente che ha condizionato pesantemente la prestazione dei padroni di casa i quali hanno, a nostro modesto avviso, concrete motivazioni per lamentarsi, visto e considerato che quei due touchdown negati hanno impedito a Brady di compiere l’ennesimo comeback della sua carriera. La seconda è quella dei numeri freddi, razionali e oggettivi, che raccontano come New England abbia letteralmente buttato via la partita per colpa dei molti, troppi, errori individuali e soprattutto di squadra: troppo poche le 278 yards percorse dai padroni di casa se confrontate con le 346 degli ospiti, troppo poche le 169 yards di TB12 se confrontate con le 283 di PM15, troppe concessioni alla difesa dei Chiefs che chiude con 2 sack e 1 intercetto e troppi gli errori banali e di strategia, che in genere la compagine di Foxborough non concede, con la chiara certezza di aver regalato un tempo intero agli avversari. Ora le statistiche dicono 10-3 per i Patriots che sicuramente parteciperanno ai playoff, anche perché il calendario di qui in avanti sembra benevolo con loro ma, allo stesso tempo, i patrioti dicono praticamente addio al primo posto nella conference, con i Ravens che battono i Bills mettendo il turbo alla loro stagione regolare e, cosa forse ancor più importante, comincia ad aleggiare su Foxborough lo spettro delle wild cards, perché i Chiefs, ora, sono ad una sola partita di distacco. La banda Mahomes esce vittoriosa dal Gillette Stadium e non solo si ricandida come outsider di lusso nella corsa al titolo, ma comincia anche a sognare di sottrarre proprio ai Patriots l’altro posto disponibile per evitare di fare una partita in più ai playoff: certamente questo rimane un obbiettivo piuttosto complicato da raggiungere, ma oggi Kansas City, come cantano i Negrita, ha imparato a sognare e, siamo sicuri, che non smetterà.

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