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Miami Dolphins oggi e domani

Al termine di una stagione non entusiasmante, i Dolphins iniziano a pianificare le strategie future. Cosa è successo e cosa potrebbe accadere nei prossimi mesi a Miami


La NFL è appena entrata nel vivo del suo campionato: sono partiti i playoff, con la settimana della wildcard che non ha mancato di riservare alcune sorprese. A gennaio, però, giocano solo 12 squadre, mentre 32 pensano già all’anno prossimo, a come fare per cercare di esserci loro, tra le 12, nel prossimo inverno.

Una di queste franchigie è quella dei Miami Dolphins. Ripercorriamo velocemente l’autunno trascorso dalla squadra del Sud della Florida analizzando la stagione andata e dando qualche prospettiva per il prossimo futuro.

Non una stagione memorabile

Fin dall’inizio, dal mese di settembre, si era capito su quali binari sarebbe corsa questa stagione 2019 dei Miami Dolphins. La trade che ci fece capire, fin da subito, che cosa avremmo dovuto aspettarci è stata quella che ha portato a Houston il ricevitore Kenny Stills e – soprattutto – il tackle Laremy Tunsil, in cambio di 2 prime scelte in altrettanti draft futuri. Se scambi due dei tuoi giocatori più carismatici, se dai via uno dei migliori linemen offensivi della lega, non lo fai certamente perché hai ambizioni di playoff; vuoi semplicemente costruirti il maggior capitale di scelte possibile per essere protagonista durante la lotteria che assegna i rookie.

A questa mossa è seguito il mal di pancia di Minkah Fitzpatrick, anch’egli impacchettato e spedito altrove, questa volta a Pittsburgh – dove peraltro ha disputato un ottimo campionato – in cambio di una selezione al primo giro 2020. Prima di questa trade c’era stata quella che ha spedito a New Orleans il LB Kiko Alonso, la quale però è passata più in sordina, visto quali pezzi pregiati Miami stava smerciando.

Ultimo scambio, in ordine di tempo, è stato quello, avvenuto verso metà stagione, poco prima della trade deadline, che ha portato a Glendale, a giocare con i Cardinals, il RB Kenyan Drake.

Tutte queste operazioni, naturalmente, hanno pesato moltissimo sull’importanza del roster; rendendo i Fins, già poco attrezzati in partenza, la squadra meno valida della lega, e ciò si è visto bene durante il mese di settembre. Durante le prime 4 settimane di stagione, i Dolphins hanno visto i proverbiali sorci verdi: le partite di settembre sono tutte finite in disfatta. L’apertura, in casa contro i Ravens, terminò 59 a 10 per gli ospiti; la seconda uscita si concluse 43 a 0 per i visitanti Patriots; la terza, ad Arlington, finì 31 a 6 per i Cowboys e, subito prima della bye week, si perse 30 a 10 contro i Chargers.

La squadra giocò meglio a partire da ottobre, tanto da riuscire persino ad imporsi, dopo una serie di partite giocate sempre meglio, contro i Jets, durante week 9, per 26 a 18. Da quella domenica in poi, i Fins non furono più la squadra materasso della NFL (cedendo il poco invidiabile titolo a dei pessimi Cincinnati Bengals) e riuscirono a terminare la stagione con un record di 5 W e 11 L, non troppo lontano dal record dell’anno scorso di 6 – 10, nonostante quella squadra fosse di livello sensibilmente superiore al team per il 2019. Nota positiva dell’intera stagione è stata, sicuramente, la sua conclusione, con le 2 importanti vittorie ottenute contro Bengals e Patriots.

Ripartire

Visto il basso livello del roster, le 5 vittorie sono parse a chiunque come un barlume delle capacità tecniche del nuovo capo allenatore, Brian Flores, arrivato lo scorso febbraio da New England, subito dopo aver vinto il Superbowl ad Atlanta. L’head coach è stato capace di ottenere il massimo dalla sua squadra, convincendo tifosi, giocatori ed analisti della bontà del suo ingaggio; salvo poche eccezioni, senza fare nomi Omar Kelly, il quale invece sostiene che Flo abbia ancora tutto da dimostrare.

Al termine del campionato, le prime mosse concertate da Flores e dal GM Chris Grier hanno riguardato la sostituzione di 3 assistenti: il coordinatore offensivo Chad O’Shea, l’allenatore della linea offensiva, Dave DeGuglielmo, e il coach delle safety, Tony Oden. Nessuno sarà stupito dei licenziamenti dei due assistenti offensivi, vista la disastrosa stagione di questa linea d’attacco e l’inesistenza di un gioco di corsa e considerato che il leading rusher della squadra è Ryan Fitzpatrick, uno che fa il QB ed ha 37 anni. Molti saranno invece stupiti di chi è stato scelto per rimpiazzare O’Shea: il 67enne Chan Gailey, il quale si era ritirato due anni fa e ora ritorna a fare il coordinatore per una squadra in rebuilding.

Gailey è stato tra gli artefici delle due migliori stagioni di Fitzpatrick quando era capo allenatore a Buffalo, tra il 2010 e il 2012, e conosce l’ambiente di Miami perché aveva lavorato nella franchigia circa venti anni fa. Inoltre, sarebbe molto vicino ad uno dei principali prospetti del prossimo draft, nella posizione di QB: Justin Herbert dall’università dell’Oregon.

Alla sua età, Gailey non appare come una scelta per il lungo termine, potendo garantire ai Dolphins non più di pochi anni di servizio e molti si domandano perché sia stato chiamato proprio lui. Per il suo rapporto con Fitz? Per quello con Herbert, potenziale obiettivo al prossimo draft qualora Giants e Bengals scegliessero i due QB più chiacchierati, Joe Burrow e Tua Tagovailoa? Per far da mentore a qualche assistente più giovane a cui si pensa di affidare l’attacco tra qualche anno? Questo non ci è dato sapere, ad oggi. Qualunque sia la ragione di questo ingaggio, ora Miami ha tra le sue fila un guru della spread offense, un allenatore che ha contribuito in prima persona alla diffusione di questo schema nella NFL.

Il motivo del licenziamento di Oden appare più nebuloso ma rappresenta comunque un chiaro segnale di come Flores intenda timonare il suo staff ed imporre la sua visione di gioco.

Strategie per il futuro

Se sapessi cosa scrivere in questo paragrafo sarei un membro dello staff dei Dolphins, dunque non ho molte informazioni da riportare. La maggior parte degli analisti indica che i Fins andranno per un QB con la quinta scelta a Las Vegas, in aprile; non è però detto che non si sbaglino, dal momento che Miami fa acqua da tutte le parti e ha dei reparti in codice rosso (linee e secondaria, ma che dire dei running back?) e che Fitzpatrick appare in grado di fare il titolare per un’altra stagione.

Oltretutto, la free agency promette di essere interessante per molti dei reparti che occorrono alla squadra, a partire proprio dal ruolo di QB, dove, per dire, c’è in scadenza anche un certo Tom Brady, il quale ha ammesso, dopo la sconfitta con Tennessee, di non volersi ancora ritirare.

I Dolphins potranno percorrere diverse strade e una buona organizzazione di football professionistico è in grado di mantenere le sue carte più nascoste possibile, durante la offseason.

Per non lasciare troppo vuoto questo spazio, comunque, riporterò una soffiata che sta circolando su Twitter in questi giorni, rimbalzata e condivisa da analisti e giornalisti vicini all’ambiente Dolphins: Grier sarebbe molto, ma molto, affascinato dal numero 74 degli Alabama Crimson Tide, il tackle offensivo Jedrick Wills, considerato unanimemente tra i migliori giovani linemen offensivi d’America.

Il ragazzo si è recentemente dichiarato eleggibile per il draft 2020; chissà se indosserà una divisa verde acqua l’anno prossimo.

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