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Una vittoria agrodolce: recap di Miami Dolphins vs Las Vegas Raiders
Miami vince in casa contro i Las Vegas Raiders pur non convincendo appieno. In questa lega, comunque, le vittorie vanno sempre bene.
In una lega competitiva come la NFL, quel che conta è vincere. Missione compiuta, dunque, per i Miami Dolphins in week 11, contro i Las Vegas Raiders. Eppure, il modo in cui i giocatori sono stati disposti in campo – e gli schemi chiamati dagli allenatori – non hanno convinto, poiché la squadra ha sofferto troppo contro un avversario meno attrezzato. Va naturalmente riconosciuto onore al merito della difesa ospite, che sembra rivitalizzata da quando è stato nominato capo allenatore l’interim coach Antonio Pierce. Ciò non toglie però che Miami doveva gestirla meglio, dal momento che era in grado di farlo, senza soffrire come ha fatto nel quarto periodo di gioco.
La sintesi della sfida
In attacco partono i Raiders, con Miami che preferisce attaccare per prima nel secondo tempo, come spesso sceglie di fare. Nel possesso assistiamo a un primo down guadagnato dal rookie TE, Michael Mayer, ma poi gli ospiti devono accontentarsi del punt, calciato dall’ottimo specialista, A.J. Cole. I Dolphins fanno subito un pò di confusione e, su tentativo di scramble, Tua Tagovailoa causa un fumble, ricoperto dalla difesa. In attacco tornano quindi i nero-argentati che rispolverano Mayer, altro primo per lui, e provano a scatenare Davante Adams, ma Xavien Howard lo attacca subito, impedendogli di guadagnare anche una sola yard. La posizione resta comunque favorevole per il FG di Daniel Carlson, che vale i primi 3 punti della gara, da assegnare agli ospiti.
Il secondo attacco dei padroni di casa è ben più concreto di quello che lo ha preceduto: Raheem Mostert si guadagna un primo down, poi un altro arriva a causa di un holding difensivo, infine Tyreek Hill si prende la scena, mettendo prima a verbale una ricezione lunga 17 yards e, in seguito, esplodendo per un TD lungo 38. La risposta ospite è pressoché immediata, dapprima è il QB Aidan O’Connell – sostituto di Jimmy Garoppolo in seguito al fuori tutti dei Raiders risalente a fine ottobre, quando Mark Davis ha cacciato head coach, general manager e relegato sulla sideline Jimmy G, prima di assegnare le chiavi della sua franchigia a Pierce – a guadagnare un nuovo set di down e poi è Adams a esplodere, per un TD di ben 46 yards sul quale brucia ogni marcatore.
I Dolphins si muovono con Hill, Salvon Ahmed e approfittano di una difesa un pò fallosa prima di doversi rassegnare a un turnover on downs, quando da quarto tentativo non si ottiene nulla. Ma per fortuna l’attacco torna in campo molto presto, in seguito al 3 e fuori di Las Vegas, e lo fa con una determinazione nuova, più vigorosa. Si vedono Mostert in corsa e Jaylen Waddle per due belle ricezioni, di 12 e 14 yards, prima che Tua legga bene lo slant di Salvon Ahmed e gli metta l’ovale in mano per il TD. I padroni di casa passano in vantaggio e lo difenderanno fino al termine. Prima della chiusura del primo tempo, però, c’è un’altra marcatura Raiders. In seguito al fumble del TE matricola, Julian Hill, Las Vegas ricopre un interessante palla in territorio offensivo e, sebbene la difesa tenga, Carlson piazza un altro FG. All’intervallo lungo siamo sul 14-13 per i Dolphins.
La partita perde di ritmo nel secondo tempo, principalmente a causa di un calo sensibile dei padroni di casa. Pronti, via, e Tua viene immediatamente intercettato, da Isaiah Palo-Mao che lo legge molto bene. La difesa di Miami è però in netto miglioramento, come avevamo già notato prima del bye, e non si lascia sorprendere. Dopo il punt, Hill riceve per 31 yards ma Jason Sanders squilla a vuoto, calciando fuori un tentativo di FG non dei più semplici, lungo 50 yards. Il kicker si fa perdonare subito. A seguito di un intercetto di Jalen Ramsey, tocca infatti di nuovo al numero 7 mettere dei punti a tabellone: FG tra i pali e 17-13 Fins. Per farsi applaudire, Sanders torna in campo dopo il 3 e fuori Raiders e due primi down firmati Hill e Cedrick Wilson, realizzando un calcio lungo 51 yards che cancella l’errore precedente. Nonostante ci sia tutto il quarto quarto da giocare, il 20 a 13 ora realizzato sarà il risultato finale. Nell’ultimo periodo, infatti, l’attacco di Miami andrà in letargo, come dimostrato dalla lunga serie di 3 e fuori – per i quali Tagovailoa chiederà scusa in conferenza stampa – mentre quello di Las Vegas tenterà molte volte di strappare la W, connettendo bene con Adams, Trae Tucker e Hunter Renfrow. O’Connell però non è ancora un QB affidabile, come dimostra quando sparacchia la palla in meta, trovando solo le salde mani di Ramsey per il suo secondo intercetto personale, a pochi scampoli dal termine della sfida. Vincono i Dolphins, sebbene con un parziale più contenuto di quello che ci si attendeva prima del fischio d’inizio.
Tanta ruggine e poca grinta
A sintesi conclusa, ritorniamo all’inizio: una vittoria è una vittoria e a fine novembre ogni W è oro, nella corsa playoff. Non sempre si può essere convincenti e in questa sfida Miami lo è stata meno di quanto aveva fatto nei precedenti match casalinghi. Poco male, è una lega molto difficile ed è possibile essere meno in palla, dopo la settimana di stop. Quel che può preoccuparci è l’apatia offensiva nel quarto periodo di gioco, quando l’attacco ha fatto veramente troppo poco nonostante la partita fosse tutt’altro che chiusa. A livello mentale, è mancato qualcosa nel finale.
Per quanto riguarda i turnover precedenti, 2 fumble e un intercetto, non sarebbe corretto incolpare il QB, sebbene Tua sia stato responsabile di due dei 3 cambi di possesso. Il suo fumble si deve infatti a un’ottima azione difensiva ed è avvenuto in apertura di partita, quando ancora il giocatore doveva entrare nel match; mentre sull’INT poteva fare ovviamente meglio, ma a un timoniere che mette assieme 325 yards e 2 TD una sbavatura la possiamo concedere, soprattutto perché sappiamo che deve ancora migliorare nel decision making. Ad ogni modo, nessuno può dire che questo ragazzo non migliori di anno in anno, e a 25 anni ha ancora molto tempo per affinare la sua tecnica. Consideriamo che i due QB che si sono affrontati in questa sfida sono coetanei ma O’Connell è alla terza da titolare, nel suo anno da matricola, e Tagovailoa già al quarto anno tra i professionisti.
Se l’attacco si è mostrato arrugginito e poco grintoso, difficilmente ci si può lamentare della prestazione difensiva. Il reparto è sempre più a proprio agio negli schemi di Fangio, con Ramsey che appare già il migliore tra i suoi colleghi (esattamente come ci si aspettava in estate, prima dell’infortunio da cui appare pienamente recuperato) e Bradley Chubb leader indiscusso all’interno di uno schema che conosce già dai suoi trascorsi a Denver, sotto lo stesso DC. In aggiunta, la crescita di Jaelan Phillips è esponenziale e quelle di Andrew Van Ginkel e Kader Kohou costanti. Il reparto subirà naturalmente delle modifiche al termine della stagione, dal momento che difficilmente potremmo tenere tutti gli attivi che oggi sono a roster visti gli importanti rinnovi che ci attendono (pensiamo a Tagovailoa e Christian Wilkins, giusto per citare i due più esosi), ma da qui a febbraio, potremo toglierci alcune soddisfazioni grazie a questa unità. Le squadre vincenti possono contare su ambedue i reparti, e, se la offense tornerà ai suoi livelli abituali, Miami potrà dire di avere due ottime unità su entrambi i lati della palla. Lo special team lascia un pò di più a desiderare, e a oggi appare la dimensione che avrà bisogno di maggior lavoro in offseason, ma ci sarà tempo per sistemarlo al termine del torneo. Intanto pensiamo alle prossime sfide, a partire da quella di venerdì sera, in un comodissimo orario per l’Italia (le 21) che sancirà il debutto del Black Friday Gameday. Al solito, saremo qui a scriverne il giorno dopo.
Crediti fotografici: AP Press.
Autore: Mattia Mezzetti
Data di pubblicazione:
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