Che brutta domenica è stata quella di week 15 per i Miami Dolphins. La squadra ha affrontato gli Houston Texans fuori casa, in una partita che ha visto le difese avere la meglio sugli attacchi, e ha perso malamente. Non tanto per il risultato, di 20 a 12 come si confà a una partita prettamente difensiva, ma per le modalità in cui la sconfitta è arrivata. Ripercorriamo le azioni salienti e poi facciamo il punto della situazione attuale.
Tanta imprecisione
Dopo il punt che chiude il primo drive di partita, guidato da Tua Tagovailoa che ben s’intende con Malik Washington, ricevitore che sta sbocciando e in virtù della cui crescita si è deciso di salutare l’oggetto misterioso Odell Beckham, al quale questo front office ha scelto di regalare del danaro per non si sa quale motivo, CJ Stroud e i suoi Texans rispondono segnando, un FG lungo 44 yards piazzato tra i pali da Ka’imi Fairbairn. Seguono un punt per parte, con quello dei padroni di casa causato da un efficace sack di Zach Sieler, prima che Jason Sanders pareggi i conti, grazie a un FG per 55 yards giunto al termine di un possesso tenuto in vita dai primi down di Jonnu Smith e De’Von Achane.
Houston fa 3 e fuori ma rimane senza palla per poco tempo, perché poi Tua commette un fumble a seguito di un bel sack firmato da Will Anderson. Con campo corto, Stroud scambia con Tank Dell e poi trova il TD su passaggio al suo ricevitore preferito, Nico Collins. Washington e Achane tengono vivo l’attacco dei Fins ma serve ancora Sanders: FG lungo 36 yards e distanze accorciate. Ancora Houston con John Metchie, in ricezione, e poi pasticcio di Stroud con palla che diventa una saponetta finché Jordyn Brooks non la ricopre restituendola a Tua. Il QB però non lo ringrazia, anzi è magnanimo: si fa intercettare da Calen Bullock e dà modo a Fairbairn di segnare ancora, prima che le franchigie rientrino negli spogliatoi per l’intervallo.
Houston riparte con il TD di Collins, al termine di un buon possesso dove DeMeco Ryans e il suo coordinatore dello special team, Frank Ross, ingannano Miami con un fake punt. Finalmente si vede Tyreek Hill, nel drive del grande spavento per Grant DuBose, WR dei Dolphins che subisce un trauma cranico e resta a terra per qualche minuto, che apre la strada all’unico TD ospite di serata, quello messo a segno dal TE Smith. Sanders sbaglierà il PAT ma ciò cambierà ben poco perché, di fatto, la sfida si chiuderà qui. Nell’ultimo quarto e mezzo, le difese saliranno sugli scudi e assisteremo a dei bei sack (Chop Robinson per Miami, Danielle Hunter per Houston) e, soprattutto, a due intercetti fenomenali (specie il secondo) di Derek Stingley ai danni di Tua, sempre in marcatura su un Hill assolutamente deludente. In una sfida dall’importanza capitale in chiave playoff, e nella quale Jaylen Waddle ha subito un colpo che lo ha escluso dalla gara nel primo tempo, Tagovailoa e il suo WR1 hanno deluso e la squadra potrebbe essersi autoeliminata dalla postseason.
Che si fa ora?
Se qualcuno vuole tranquillizzarsi, specifico subito che i Dolphins non sono ancora matematicamente eliminati dai playoff. Le percentuali di qualificazione alla postseason, però, sono del 4%, al momento. Non esattamente incoraggianti. Per lunghe settimane abbiamo incolpato il mese di assenza di Tua, dando a quel trauma cranico la responsabilità delle troppe sconfitte. Tagovailoa ha però perso contro gli Arizona Cardinals, contro i Green Bay Packers e, ora, contro i Texans, in una partita dove ha causato 4 turnovers. Certo, su due di questi c’è più dello zampino dei suoi ricevitori, ma il QB è lui e deve fare meglio. Sono anni che rivanghiamo sul fatto che il numero 1 non sia in grado di vincere le partite che contano, ma questa volta gli abbiamo anche offerto un rinnovo di contratto da oltre 53 milioni di dollari a stagione per ritrovarci allo stesso identico punto di dove eravamo quando aveva un salary da rookie. I due anni scorsi era andata meglio, poiché ai playoff almeno ci si era arrivati. Questa squadra sembra aver perso brillantezza nel suo gioco offensivo, tanto spettacolare l’anno scorso quanto stantio in questa stagione, dove le uniche note liete sono Smith e Achane, con un plauso di merito per Washington in netto miglioramento. E Hill? E Waddle? E Raheem Mostert? Non pervenuti, o quasi.
Era lecito attendersi uno scatto d’orgoglio da parte di queste star o presunte tali, e invece siamo qui a pensare alla prossima stagione. Di nuovo. A gennaio saranno 25 anni che non vinciamo una partita ai playoff. Nessuna altra franchigia ha un simile record negativo nella postseason. Questo dovrebbe farci riflettere su come lavori il front office a Miami. Sono 5 anni che abbiamo Tagovailoa e ancora non sappiamo se sia il QB giusto. Prima abbiamo avuto Ryan Tannehill per 6 e non siamo riusciti a scoprire prima che non era il nome adatto. Questa storia dovrà durare ancora per molto? Abbiamo a disposizione uno dei migliori roster di lega, eppure non riusciamo a battere squadre con un record vincente. C’è dunque un problema anche nel coaching staff. Probabilmente, qualcosa dovrà cambiare in offseason.
Crediti fotografici: Pro Football Focus.