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Sogni e speranze per i nuovi Dolphins

Al termine del draft che apre la stagione 2019, esaminiamo rapidamente le novità nel roster dei Miami Dolphins.

NFL Draft 2019 Dolphins Christian Wilkins Commissioner Roger Goodell

Un evento sempre più americano

Si è chiuso il primo atto della stagione 2019 della NFL, il draft di selezione dei migliori talenti provenienti dai college. Da giovedì 25 a sabato 27 aprile, a Nashville, è andata in scena una kermesse assolutamente medatica, la quale ha visto la partecipazione di tantissimi musicisti, dopotutto ci si trovava nella città della musica, e di numerosi appartenenti allo star system a stelle e strisce, tanto che a chi guardava in tv o via internet il primo round è a tratti parso più di assistere ad un concerto di Taylor Swift che ad un appuntamento ospitato dalla principale lega di football americano a livello mondiale. Naturalmente, la cosa non deve stupirci, poiché è ormai chiaro a tutti quale sia la strada intrapresa dal commissioner Roger Goodell: sempre più spettacolo e sempre più entrate, pazienza se poi lo sport debba risultarne sacrificato; dopotutto la NFL è innanzitutto un grande business, e questi eventi non fanno altro che ricordarcelo.

Le scelte di Miami

Tralasciamo però ora tutta la cornice della serata e andiamo a concentrarci su quello che è stato il quadro, naturalmente per quanto riguarda i Miami Dolphins, la squadra che seguiamo in questa finestra, andando ad esaminare e ad analizzare, per quanto sia possibile farlo a neanche 12 ore dal termine del draft, al momento in cui sto scrivendo. In un articolo di qualche giorno fa, assolutamente profano e con il solo scopo di creare un pò di hype in vista del draft a tutti gli amici tifosi di Miami che trovano sempre il tempo di leggermi (potete trovare a questo indirizzo il pezzo) avevo provato a delineare un pò quello che sarebbe stato il piano di Chris Grier e Brian Flores in Tennessee, ed ero riuscito ad azzeccare qualcosa, segno che la squadra sta seguendo abbastanza fedelmente la strategia che, ad inizio anno, prima ancora di presentare il nuovo head coach, era stata delineata dal presidente Stephen Ross, stanco quanto noi di seguire una squadra che continua a mancare il bersaglio grosso dei playoff con una sistematicità allarmante. Questa strategia ruota attorno ad un nucleo di giovani giocatori promettenti, che a Miami ci sono soprattutto in difesa, nella secondary, coadiuvati ed istruiti al gioco da giocatori ed  allenatori che hanno esperienza, dentro e fuori dal campo da football. E’ una tattica semplice al punto da apparire basilare, ma è l’essenza del football, sport in cui per vincere occorre pianificare sul lungo periodo, motivo per il quale si è scelto di cacciare degli esperti, tra cui monumenti della franchigia come chi portava il numero 91 lo scorso anno e puntare forte su talenti che hanno prospettiva. Andiamo dunque a vedere quali giovani promesse sono state aggiunte al roster nel corso di questi tre giorni di draft.

I Dolphins hanno chiamato al primo giro, con la tredicesima selezione assoluta, il DT campione NCAA con i Clemson Tigers, Christian Wilkins; al terzo giro, con la settantottesima selezione, è stato chiamato il lineman offensivo Michael Deiter, dall’università del Wisconsin, compagno di squadra della successiva selezione di Miami, il linebacker esterno Andrew Van Ginkel, centocinquantunesimo assoluto chiamato al quinto giro. Al sesto round è stato selezionato il tackle offensivo Isaiah Prince, da Ohio State (duecentoduesimo assoluto); al settimo round, con due back to back picks, sono stati chiamati due running back: Chandler Cox da Auburn, fullback (numero 233 assoluto) e Myles Gaskin, tailback da Washington (numero 234).

Come possiamo considerare questo draft? Tutto sommato positivamente, ma con alcune riserve. Andiamo con ordine: il nome di Wilkins possiamo già segnarcelo, non solo perchè è un ragazzo dall’energia pazzesca – come ha dimostrato nel momento in cui è stato chiamato, festeggiando con una grinta eccezionale, chiedere a Goodell che si è preso una spallata che si ricorderà per qualche giorno mentre  gli consegnava la maglia verde acqua con il numero 1, giovedì – ma anche perchè è un ottimo giocatore, tenace, versatile e in grado di giocare dovunque occorra all’interno della linea difensiva; probabilmente possiamo finalmente smettere di rimpiangere l’addio di Ndamukong Suh, perché questo ragazzo può diventare devastante come lui. Deiter è stato preso per rinforzare una linea offensiva che, ahinoi, resta tra le peggiori della lega, ed è, a questo punto, il principale bisogno della squadra, data anche l’acquisizione del nuovo QB, di cui non mi sono certo scordato, ne parleremo però tra qualche riga, in quanto non è un giocatore che esce dal draft. L’altro Badger, Van Ginkel, è un giocatore che sta ancora crescendo, ma che si trova un pò nella stessa condizione in cui era Gesicki al draft 2018, bisogna vederlo in campo un paio di stagioni per poterlo giudicare; ovviamente il suo potenziale non si discute, ma bisogna vedere se sarà in grado di farlo fruttare al meglio. Il reparto dei LB di Miami ha comunque personalità come Kiko Alonso e Raekwon McMillan che possono dare una bella mano al ragazzo. Prince è un  altro rinforzo necessario per la linea d’attacco, giocherà probabilmente da tackle a destra nella prossima stagione, con un minutaggio mi auguro importante, poiché deve crescere e sviluppare quella consistency, come dicono gli esperti americani, che è fondamentale per una linea. 

Resto tiepido di fronte a questo draft soprattutto per le chiamate ai due RB nel corso del settimo round. I ragazzi presi sono due scommesse, e non appartengono ad un’area nella quale servivano due rinforzi. Cox è fondamentalmente un bloccatore, uno portato a far legna, ad aprir la strada a Kenyan Drake o Kalen Ballage, i due corridori che, visto il roster ad oggi, dovrebbero spartirsi la maggior parte delle portate in stagione. Chandler è quel tipo di giocatore che fa sempre comodo ad una squadra – soprattutto se Flores vorrà utilizzare un FB, cosa che Gase non faceva – ma non era una priorità. Ancor meno di lui, a mio avviso, era necessario Gaskin. Myles è un talento puro, concedetemi di dire cristallino, e non da tifoso. Riporto un paio di numeri per gli scettici: primo freshman (matricola universitaria) del Washington College a correre per più di 1.000 yards in stagione, nel 2015, anno in cui ha debuttato nella NCAA, stagione conclusa con 1.302 yards percorse in 227 portate. Da quell’anno in poi ha sempre corso per almeno 1.200 yards. Nello stesso 2015, non volendosi far mancare nulla, ha anche stabilito un freshman record segnando 14 touchdown. Gas, com’è soprannominato, non eccelle in nessuna area in maniera spiccata, ma non sarà buon cliente per nessun difensore che dovrà rincorrerlo. In definitiva, Cox e Gaskin sono due buoni giocatori, con quelle due scelte però, forse si potevano rimpolpare ulteriormente le linee, o prendere un ricevitore ed un cornerback, due reparti che hanno necessità di maggior rotazione.

Come si anticipava comunque, e come tutti ben sappiamo, i Dolphins hanno acquisito anche un altro giocatore, durante il draft, tramite trade con gli Arizona Cardinals: in cambio della seconda pick di Miami nel draft appena concluso e di una quinta al prossimo, i Cards hanno spedito in Florida Josh Rosen, QB che non avrebbe trovato spazio visto l’approdo a Glendale della prima scelta assoluta a Nashville, Kyler Murray. Occorre dunque tener conto anche di questa operazione nell’analizzare il draft dei Fins, perché, con ogni probabilità, sarà proprio Rosen il QB 1 durante la prossima stagione, con buona pace di Ryan Fitzpatrick, arrivato da poche settimane a Miami, con un contratto da starter, il quale contempla però una particolare clausola per la quale il suo ingaggio si riduce in caso di poche presenze da titolare.

Diversamente dagli altri giocatori segnalati, Rosen lo abbiamo già visto in azione, e la sua stagione da matricola non è stata troppo entusiasmante. Il suo anno in Arizona si è concluso con un rating di 66.7, bassino, 2.276 yards in passaggio, 11 TD e 14 intercetti in 14 partite. Il giocatore però ha mostrato in più occasioni, nei suoi anni all’Università di Los Angeles, di avere un cannone al posto del braccio destro e una visione di gioco rara per un ragazzo della sua età (Rosen è un classe ’97, ha da poco compiuto 22 anni), dunque ha ancora buon margine di miglioramento.

Il tempo saprà dirci se la trade ha favorito Zona o Miami; ma i termini economici sono favorevoli ai Fins, perché il contratto da rookie di Rosen, piuttosto impegnativo visto che era stato selezionato come decimo assoluto al draft dell’anno scorso e che gioca nella posizione più importante del gioco, è stato già pagato al 65% dai Cardinals, dunque i Dolphins dovranno pagargli una somma tutt’altro che proibitiva per un QB giovane e talentuoso, il che avrà ottime ripercussioni sul salary cap dei prossimi due anni, quelli in cui Rosen sarà ancora vincolato al suo contratto da rookie; ciò significa che la squadra avrà margine per mettergli attorno dei campioni, o semplicemente per dare il giusto compenso economico ai playmaker già in squadra, come Xavien Howard e Reshad Jones, due che battono continuamente cassa ma poi dimostrano di meritarseli quei milioni, a suon di intercetti e passaggi deflessi.  D’altra parte, le statistiche sono favorevoli ai Cardinals, Rosen è infatti stato il peggiore dei 4 QB selezionati l’anno scorso, in un’annata caratterizzata da un’ottima classe di quarterback. I suoi colleghi Baker Mayfield, Josh Allen e Sam Darnold, infatti, hanno avute stagioni comunque avare di successi, ma ben più concrete della sua.

Personalmente ritengo che sia giusto dare a questo ragazzo una possibilità, anche perché penso che Grier sia stato interessato a lui già dall’anno scorso: se ricordate, infatti, i Cards scambiarono picks per arrivare alla selezione numero 10, durante il draft di Dallas 2018, e chiamarono Rosen subito prima di Miami, che selezionava undicesima. Lo staff di Arizona temeva che il giocatore potesse finire nella Florida del Sud e, dato l’accaduto, forse non aveva tutti i torti.

Ciò posto, finchè non vedremo la squadra cominciare ad allenarsi insieme, sarà difficile dare un giudizio attendibile, tanto sul team quanto sulle individualità, dunque per ora non possiamo che prendere atto dei nuovi giocatori ed augurare tutto il meglio, a loro ed ai loro compagni, per la stagione 2019, che sta cominciando a muovere i primi passi. Forza Dolphins.

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