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I Panthers parlano milanese: intervista ad Alessandro Vergani

Seamen e Rhinos a Milano, dove in pratica sei di casa. Cosa ti ha spinto ad espatriare a Parma? “Dopo l’esperienza in Nazionale all’Europeo volevo salire di un altro gradino e migliorare me stesso. Per farlo l’unico posto possibile era Parma con i Panthers. Ai Daemons mi sono sempre trovato benissimo ma volevo mettermi in […]


Seamen e Rhinos a Milano, dove in pratica sei di casa. Cosa ti ha spinto ad espatriare a Parma?

“Dopo l’esperienza in Nazionale all’Europeo volevo salire di un altro gradino e migliorare me stesso. Per farlo l’unico posto possibile era Parma con i Panthers. Ai Daemons mi sono sempre trovato benissimo ma volevo mettermi in gioco, to improve myself (ricorda sorridendo ndr). Per raggiungere il mio obiettivo avevo la necessità di  confrontarmi ad ogni allenamento coi migliori. A Parma c’è lo staff tecnico migliore e la linea di difesa campione d’Italia, non si scherza”.

Quindi cosa ti aspetti da questa stagione?

“O mamma (ride ndr), non posso pronunciare quella parola altrimenti qualcuno dei miei compagni potrebbe farmela pagare. Diciamo che il mio obiettivo è fare il meglio possibile sia dal punto di vista della squadra che dal punto di vista personale. Voglio imparare tanto da coach Andrew Papoccia e da coach Borchini oltre che dai miei compagni di squadra. Già dai primi allenamenti ho visto che nulla è lasciato al caso, tutto è organizzato per ottimizzare al meglio per non avere tempi morti”.

Della squadra, a parte i “milanesi” conoscevi altri giocatori?

“I compagni di Nazionale ovviamente, ma a dir la verità il gruppo è così collaudato ed unito che è stato facile entrare a farne parte. Da parte mia mi sono sentito come uno scolaretto al primo giorno di scuola: sono entrato in punta di piedi, con umiltà e la consapevolezza di dover stare al mio posto ed imparare. In squadra mi trovo benissimo”.

Non giochi da tanto tempo a football, ma sei già nel giro della Nazionale maggiore. Come hai cominciato?

“Nel 2009 coi Daemons: mio zio era head coach, io mi dovevo mettere in forma e lui mi ha chiesto di andare a giocare. Da quel momento in poi il football per me è stata come una droga dalla quale non riesco a disintossicarmi”.

Che tipo di giocare sei?

“Sono certamente un giocatore di peso ma molto agile per la mia stazza e con mani veloci”.

 

Ti ispiri a qualche atleta famoso?

 “Non c’è in particolare un giocatore al quale mi ispiro, guardo tutto e tutti con molto interesse, cerco di capire come i giocatori della NFL leggono le difese, mettono le mani, come si muovono, come bloccano. Essendo nato come difensore uno dei primi giocatori che ho seguito con attenzione è stato Jared Allen dei Wikings”.

Torniamo ai Panthers. Quali sono i giocatori di Parma che ti hanno messo più in difficoltà?

“Come ho ricordato i Panthers sono i Campioni d’Italia, quindi sono tutti forti. Diciamo che Simone Bernardoni e Diego Gennaro sono i giocatori più tosti da affrontare”.

Che campionato ti aspetti?

“Un campionato per gli italiani. Chi avrà quelli più forti sarà molto avvantaggiato. Sarà una stagione lunga se contiamo anche le partite in Europa. A questo proposito non vedo l’ora di affrontare la competizione internazionale, sarà un bel banco di prova per tutti quelli che l’affrontano per la prima volta”.

Come nasce tuo soprannome: Tricheco?

“Era il tricheco delle Vigorsol, le cicche. Me l’hanno affibbiato perché all’inizio della mia carriera avevo una forma un pò tonda. Però col tempo ho lavorato per migliorare il mio fisico e adesso porto questo nome con orgoglio e ci sono affezionato”.

Rimaniamo sul personale. Studi ingegneria aerospaziale. Come mai questa scelta?

“Fin da piccolo ho sempre avuto la passione per tutti gli oggetti volanti. Alle superiori ho scelto un corso di studi orientato verso questo argomento e, quando è stato il momento di scegliere l’università, mi sono detto: perché no? Devo dire che conciliare questo tipo di studi con il football non è facile, ma sono le mie passioni e lavoro per non rinunciare a nessuna delle due”.

Altra domanda d’obbligo visto che arrivi dalle vicinanze di Milano: Inter o Milan?

“Inter, ma giuro che non è il motivo per cui il presidente Tira (di origine milanese e di fede interista ndr)  mi ha voluto in squadra”.

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