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Con l’amaro in bocca

I Dolphins lottano e giocano con più convinzione a Dallas, ma nel secondo tempo devono capitolare di fronte ai più forti Cowboys


Al termine della sfida con i Dallas Cowboys, i Miami Dolphins rientrano in Florida con una nuova dimostrazione di quanto pessima sarà questa stagione, ma qualche buona notizia sulla quale porre le basi per le prossime partite.

Equilibrio nella prima parte di gara

I Dolphins scendono in campo all’At&T Stadium di Arlington, nei pressi di Dallas, con una bellissima veste: il completo interamente verde acqua, aqua out come dicono a Miami, e questa divisa non sarà l’unico aspetto positivo nel primo tempo.

Il primo possesso è per gli ospiti, che schierano oggi Josh Rosen come QB e il ragazzo appare più in palla dell’opaco Ryan Fitzpatrick che abbiamo visto nelle prime due uscite stagionali. Un buon primo drive, nel quale il numero 3 lancia DeVante Parker per 40 yards su ricezione spettacolare, produce purtroppo 0 punti, dal momento che Jason Sanders fallisce un field goal da 47 yards, non certo impossibile per un kicker della NFL. Come già visto la settimana scorsa, però, la difesa dei Fins non ci sta a fare la bestia sacrificale, e si mostra arcigna, nonostante l’impatto con la gara sia pessimo, visto che Dak Prescott lancia sul primo play una frecciata da 37 yards verso Amari Cooper, il quale fa da subito capire che sarà presentissimo oggi. All’interno della redzone, comunque, i difensori ospiti sono attenti, composti, e concedono soltanto 3 punti a Dallas, grazie ad un calcio corto messo tra i pali da Brett Maher.

Rosen non ha paura di lanciare, e cerca sempre l’uomo sulla distanza medio – lunga, a partire dal drive che segue la realizzazione raccontata, che viene però chiuso immediatamente, al terzo tentativo, da una delle stelle della difesa di casa, Byron Jones. Durante il possesso, a causa di una dura botta non sanzionata, resta a terra, e poi fuori dalla gara a seguito del concussion protocol, il WR Allen Hurns, che l’anno scorso chiamava casa lo stadio sede del match. Miami deve andare al punt ma Matt Haack, giocatore il quale ci ha abituato a ottimi calci liberi, lo effettua corto, tanto che Dallas, senza ritornare, si ritrova a partire dalle proprie 46, a due passi dalla metacampo. La difesa si fa notare per un altro paio di buoni stop, con Eric Rowe, CB colpevole di alcune disattenzioni di troppo durante le prime due uscite, che appare attento; Prescott è però un grande QB e facendosi aiutare dal suo ottimo RB Ezekiel Elliott imbastisce un possesso efficace, suggellato da un passaggio di 33 yards per il TE Jason Witten. Tornato all’interno delle 20 offensive, il QB di casa cerca e trova Cooper, il quale riceve per il TD.

Sotto di 10 punti, il QB con il numero 3 tenta di evitare che la partita sfugga via, e si rende interprete di un drive bello e pregevole da vedere, ben pianificato dal coordinatore Chad O’Shea, il quale non ha ancora avuto modo di mostrarci granchè, durante questo torneo. Un passaggio per Jakeem Grant vale il primo down, poi il ricevitore che supera il segnale arancione è il TE Nick O’Leary, ben servito da un mobile Rosen costretto ad abbandonare la tasca per guadagnare un pò di tempo. La giocata da applausi arriva comunque subito dopo, con un flea flicker che coinvolge il QB ed il RB Kalen Ballage; in questa azione vediamo all’opera il braccione che è stato tanto efficace all’università di Los Angeles: bomba profonda per Preston Williams che entra nella zona rossa. Le tre corse successive per entrare in meta non sono facili da comprendere per noi spettatori, ma lo sono molto per la difesa di Dallas, la quale non cede e costringe Sanders a farsi perdonare il calcio sbagliato; lui lo fa volentieri e accorcia le distanze mettendo a tabellone 3 punti.

Brian Flores – o qualcuno dei suoi collaboratori – decide di tentare il trucchetto dell’onside kick per mantenere il possesso palla, e la trovata funzionerebbe anche egregiamente, se non fosse che un fuorigioco dello special team di Miami vanifica il tutto. Ad ogni modo i Boys non affondano e il loro attacco sterile termina con il punt. Dopo un poco interessante scambio di calci liberi e alcuni possessi vinti dalle difese, sono i Dolphins a segnare, di nuovo con Sanders e di nuovo da FG, +3 per gli ospiti e partita sul 10 a 6 assolutamente alla portata di entrambe le squadre.

In questo frangente gli ospiti giocano meglio dei padroni di casa, nonostante Rosen si prenda qualche rischio di troppo riesce comunque a guadagnare agevolmente la redzone, favorito anche da un big play difensivo come l’intercetto di Bobby McCain; ma qui accade un pasticcio: handoff per Kenyan Drake, corsa centrale del RB numero 32, fumble sanguinosa ricoperta da DeMarcus Lawrence. Il primo tempo terminerà così, con un grande rammarico per i Dolphins che potevano essere in vantaggio ma avendo commesso tre errori da matita rossa (FG sbagliato, penalità sull’onside ricoperto e fumble), sono costretti ad inseguire.

Una doccia gelata

Strigliati probabilmente a dovere dai loro allenatori durante la pausa, i Cowboys rientrano in campo rinvigoriti, e in un periodo come il terzo quarto, nel quale Prescott è stato statisticamente perfetto in questa giovane stagione, prendono il largo. In questi quindici minuti la difesa di Dallas comincerà a mordere e a ringhiare, arrivando spesso in faccia a Rosen per deflettere i suoi lanci, ma sarà l’attacco a cambiare marcia: nel suo primo possesso il QB di casa connette con Randall Cobb e Devin Smith, facendosi aiutare da Zeke per superare la linea delle 20 offensive; da qui fa partire un’altra telefonata per Cooper, 19 yards di passaggio e TD. Come un pugile che ha infranto la guardia dell’avversario, Prescott si ripete nel drive successivo, facendo tutto da solo al termine di una serie di giocate molto interessanti pensate da Kellen Moore – il giovane coordinatore offensivo che fino a qualche stagione fa era QB di riserva nei Cowboys – tra le quali spicca una run pass option eseguita alla perfezione, con uno scramble lungo 8 yards che dà a Dallas il TD del 24 a 6.

Rosen appare proprio come il pugile bastonato a cui metaforicamente ci si rivolgeva or ora, confuso ed impreciso viene anche steso da Robert Quinn, DE al debutto a Dallas che sicuramente ricorderete, poiché l’anno scorso giocava a Miami. L’ultimo periodo di gioco è fondamentalmente il terzo garbage time in tre settimane di football dei Dolphins, e non succede un granchè al di fuori dei due highlights da evidenziare: la sack Di Taco Charlton, fresco difensore appena arrivato nella Florida del Sud proprio da Dallas, il quale dunque mette a terra quel QB che fino a qualche giorno fa era suo compagno di squadra, e il TD, su corsa, di Tony Pollard, la riserva di Elliott, che fissa il risultato sul 31 a 6 finale. Entrambi i RB di casa terminano il match con oltre 100 yards corse, e Dallas si trova 3 – 0 per la prima volta dal 2008.

La situazione a Miami

I Dolphins deludono ancora una volta i loro supporters, i quali comunque sono stati presenti in massa, dimostrandosi vicini alla franchigia anche durante questa trasferta. Esattamente come contro i Patriots sette giorni fa, nel primo tempo la partita è stata aperta e godibile, a lungo andare è però uscita la differenza di qualità tra i due roster, ed ha vinto il migliore.

In definitiva, Rosen è apparso più tonico ed efficace di Fitzpatrick, e sembra essere destinato lui a continuare come titolare. Da questa decisione e dai risultati del numero 3 dipenderanno molte scelte in offseason, a cominciare da come muoversi al draft di aprile a Las Vegas. Rosen dimostrerà di essere il giocatore giusto per essere la faccia del franchise? Se così fosse, ecco che Miami si muoverebbe su skill players e – soprattutto – linee, da gennaio in poi, se invece non dovesse convincere ecco che allora si potrebbe scegliere un QB alla lotteria, magari con la prima assoluta che appare essere l’unico realistico obiettivo di questa squadra nel 2019; e qua i nomi più gettonati li conosciamo già.

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