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Colts @ Saints: Brees, Brees e ancora Brees
Va bene che Indianapolis non ha opposto resistenza, ma giocare così, e avere statistiche migliori di altri colleghi è incredibile
Il lunedì mattina, quando un uomo mortale comune si alza, ha il suo momento da leone. Poi arriva la sera, e a momenti si dimentica di cenare. C’è invece chi, a 10 anni di distanza da quel Super Bowl XLIV, si alza, invita gli amici in un normale lunedì mattina, va a fare le solite cose in ufficio, o in allenamento, e poi la sera va al Super Dome e polverizza record.
Non si poteva immaginare di certo, a meno di avere statistiche alla mano, che Drew Brees potesse superare tutti i record di Peyton Manning. Ma proprio tutti (o quasi).
Drew Brees ha un posto riservato nella Hall of Fame del Football professionistico, e su questo quasi nessuno può negare un eventuale contrario, o iniziare un discorso contraddittorio. Anche perché i Colts, scesi già a New Orleans, è probabile che abbiano visto che aria tirava e abbiano detto “Stasera tutti tranquilli ragazzi, non abbiamo più nulla da vincere”. Ma andiamo con ordine.
Miglior percentuale di completo di una singola partita + 541
96.7 %! Nella statistica inferenziale, lasciare a casa 3.3% significa essere un outlier, una persona che è fuori dalle normali statistiche. 29 passaggi completati su 30. E quell’unico passaggio mancato a Latavius Murray, uno screen pass sulla sideline di destra, è stata (a detta del sig. Brees) colpa del QB: ha perso un po’ l’equilibrio, ha perso un po’ il momentum. Insomma, anche gli esseri ultraterreni hanno la loro imperfezione.
Brees Love 😍 pic.twitter.com/89q7q7mtqW
— New Orleans Saints (@Saints) December 17, 2019
541 passaggi da Touchdown: era a 539, a – 1 da Manning, poi arriva il 540simo, e infine il 541simo. È dai tempi di San Diego che quel ragazzo a cui nessuno credeva, che lancia rose nella end zone. È c’è una lista lunghissima di persone che da 1 solo passaggio, ne ha raccolti anche un centinaio. Tutto questo, tuttavia, fatto stanotte contro una squadra che non ha opposto alcuna resistenza.
Brees’ @NFL record-breaking throws in the Dome have all been TDs in the north endzone
Dec. 26, 2011
Most passing yds in a single seasonOct. 7, 2012
Most consecutive games with a TD passOct. 8, 2018
Most career passing ydsDec. 16, 2019
Most career TD passes pic.twitter.com/IobeOW4EOD— New Orleans Saints (@Saints) December 17, 2019
Ennesima stagione da playoff.
Dopo i Super Bowl XLIV, ci sono state stagioni un po’ così, un po’ sottotono per i Saints. Tante stagioni da 9-7 nel record vittorie-sconfitte. Ma questa stagione è la terza consecutiva in cui New Orleans riesce a mettere a referto 11 vittorie. La speranza è che dopo aver prenotato un posto nei playoff (di cui salvo rare e improbabili sorprese passera per un turno di Wild Card), si possa arrivare all’ennesimo Super Bowl. Ma la NFC South è stata condizionata da dei Buccaneers che hanno avuto un Winston un po’ in chiaroscuro (secondo miglior record stagionale nella lega per TD passati, ma primo negli intercetti), i Panthers che hanno avuto un suicidio tecnico, prima ancora che prestazione, e i Falcons, che hanno fatto i Falcons, vincendo proprio contri i Saints, e contro San Francisco (con polemiche finali, ma gli arbitraggi ormai non valgono quasi più nulla).
Congrats drew!! Couldn’t be more deserving. Passing Peyton in anything is an incredible achievement and your records will be tough to beat! But it’s worth trying 😉
— Tom Brady (@TomBrady) December 17, 2019
Arriverà il momento in cui…
Drew Brees appenderà il casco, le protezioni e le scarpe al chiodo. Magari li prenderanno, e li metteranno in una teca, alla Pro Football Hall of Fame, a Canton in Ohio. Quando arriverà quel momento, è altresì probabile che anche Sean Payton dirà “Sono a posto così”, e New Orleans dovrà necessariamente ricostruire una cultura vincente: incominciando, magari, da Joe Brady (quello che sta facendo venire i mal di testa a tutti gli avversari di LSU).
Quando arriverà quel momento, è difficile che Drew Brees possa mettersi ad allenare. Ci ha provato Platini, che dall’alto dei suoi 3 palloni d’oro, si è visto arrivare dei calciatori che gli hanno detto “non ho capito cosa vuole lei da me”. Ci ha provato Michael Jordan, che a 50 anni ha umiliato un suo giocatore dei Charlotte Bobcats, di 20 anni.
Autore: Ruben Novello
Data di pubblicazione:
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