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Miami Dolphins 2020 Draft Preview

I Dolphins si apprestano ad uno storico draft, la squadra in mano a Flores infatti potrà contare su un gran numero di scelte per rinforzarsi.

tailgate dolphins draft 2019

Ci siamo quasi, ormai mancano davvero pochi giorni ad uno storico draft. La lotteria per assegnare i giocatori più talentuosi usciti dai college americani quest’anno segnerà la storia. A causa del nuovo coronavirus, infatti, il draft si svolgerà in maniera completamente virtuale. Niente pubblico festante, niente sale meeting stracolme di giocatori, familiari e giornalisti, niente stanze dei bottoni al piano di sopra. Solo computer, telefono e la speranza che non ci siano problemi tecnici ad ostacolare le scelte. E un grande debito nei confronti della città di Las Vegas, naturalmente. La favolosa aveva deciso di entrare nella NFL in maniera memorabile: acquisizione della storica franchigia dei Raiders, costruzione di un nuovo, bellissimo, stadio e festa del draft. Quest’ultima, naturalmente, è stata annullata causa COVID. Roger Goodell, comunque, ha già promesso che nella città del Nevada si terrà presto un grande evento NFL, forse il prossimo draft o forse addirittura un Super Bowl.

Tutte le squadre stanno studiando il da farsi. Siamo nella fase caldissima pre-draft, nella quale si prendono decisioni che possono andare ad alterare in maniera sensibile il futuro prossimo e remoto delle 32 franchigie. Con ben 14 picks, 3 delle quali soltanto nel primo round, è più che probabile che i Miami Dolphins finiscano per essere i protagonisti assoluti di questo draft.

Un appuntamento con la storia

Di questo si tratta per la franchigia del Sud della Florida. Mai nei loro 54 anni di storia i Fins hanno avuto 14 scelte ad un draft, ovvero il doppio di quelle normalmente concesse ad un team, una per ognuno dei sette round. Mai nei loro 54 anni di storia i Fins hanno avuto il lusso di poter disporre di ben 3 selezioni soltanto nel primo giro. Parliamo di un Eldorado, di un tesoro del Faraone, di un capitale pazzesco in grado di regalare alla squadra, e agli affamati tifosi, non una ma tre potenziali superstar del futuro.

14 scelte sono un’enormità, forse persino troppe date che una squadra NFL conta 53 giocatori. E’ dunque una definita possibilità quella che alcune di queste scelte siano scambiate, per salire in graduatoria di selezione e andare a scegliere prima, bruciando magari la concorrenza della franchigia che sembra interessata allo stesso prospetto. I Dolphins sono la squadra che può offrire di più come moneta di scambio, data la quantità di selezioni, eppure, Chris Grier, GM di Miami e regista del draft, ha già fatto sapere che non ha alcuna intenzione di dar via il suo regno per un cavallo, dunque scambiare tre prime scelte (tra il draft 2020 e quello 2021) per strappare a Cincinnati la prima scelta assoluta. Il ragionamento è più che giusto. Miami ha numerose esigenze, difficilmente risolverà i suoi problemi andandosi a prendere Joe Burrow, QB di Louisiana State, favoritissimo per andare primo assoluto. Ammesso che Burrow possa essere il migliore tra i QB disponibili quest’anno (cosa sulla quale qualche dubbio lo nutro), è più saggio rinunciare a lui e prendere tre grandi giocatori. Naturalmente, il buon GM è quello che nasconde meglio le sue carte, nella settimana prima del draft. Dunque l’affermazione di Grier potrebbe essere uno smokescreen. Mai dire mai. Il draft non è una scienza esatta.

Il draft di Miami nel dettaglio

Come prima cosa, andiamo a vedere quali saranno le scelte dei Dolphins, spalmate sui tre giorni di draft. A seguito dell’ufficializzazione delle compensatory picks, ovvero le scelte assegnate ad una franchigia a seguito delle partenze di giocatori importanti, come qualità o quantità. Come spesso accade, la formula utilizzata dalla NFL non è molto semplice, basti comunque sapere che la lega distribuisce trentadue ulteriori selezioni ogni anno alle squadre che maggiormente si indeboliscono, tutte concentrate nei round finali; nessuna franchigia può riceverne più di quattro e tutte vanno ufficializzate entro la fine di marzo. Miami ne ha ricevute due per il prossimo draft.

Durante il primo giro, i Dolphins disporranno della quinta scelta assoluta, derivante dal loro record negativo di 5 vittorie e 11 sconfitte durante la stagione 2019; della diciottesima, scambiata con Pittsburgh nella trade per Minkah Fitzpatrick; della ventiseiesima, giunta da Houston a seguito del blockbuster trade che ha spedito in Texas Laremy Tunsil e Kenny Stills.

Durante il secondo giro, Miami sceglierà come trentanovesima assoluta (own pick) e come cinquantaseiesima, a seguito della trade che ha mandato a New Orleans Kiko Alonso. Per quanto riguarda il terzo giro, la scelta di Miami sarà la numero settanta, una own pick. Anche durante il quarto round la scelta sarà soltanto una, la numero centoquarantuno, la prima delle compensatory di cui abbiamo scritto poco prima.

Per quanto riguarda il terzo e ultimo giorno di draft, dunque gli ultimi tre round, le selezioni dei Dolphins saranno le seguenti. Durante il quinto giro ben tre scelte, tutte derivate da trade: la numero centocinquantatre a seguito della partenza di Kenyan Drake; la numero centocinquantaquattro a causa dello scambio Fitzpatrick e la centosettantatre dovuta alla partenza di Aqib Talib, CB che non è mai sceso in campo come membro dei Miami Dolphins, fatto arrivare solo per esser nuovamente girato in trade. Durante il sesto giro i Fins disporranno della propria pick, la numero centottantacinque e infine, durante il round conclusivo, altre tre scelte: numero duecentoventisette dovuta alla trade di Evan Boehm; numero duecentoquarantasei frutto dello scambio Jordan Lucas e la duecentocinquantunesima, anch’essa una compensatory. 

Disponiamo di una grande potenza di fuoco, non ci resta che metterla a frutto al meglio. Indubbiamente Chris Grier e il capoallenatore Brian Flores stanno mettendo a punto in queste ore la propria strategia di attacco. Proviamo ad esaminare ora, quali siano le principali necessità di squadra e quali potrebbero essere, con un condizionale d’obbligo, le mosse di Miami durante il draft.

Possibili mosse e strategie

Naturalmente non ci è dato sapere, in anticipo, quali saranno le mosse dei Dolphins al draft. Se sapessi già mentre scrivo dove andrà Miami vorrebbe dire o che sono un indovino o che il front office dei Dolphins è una barzelletta. Nessuna di queste due affermazioni è vera, dunque non so chi saranno i giocatori chiamati il 23, 24 e 25 aprile. Possiamo però scrivere di quali saranno le possibili strategie della franchigia, per dar seguito alla ricostruzione cominciata con l’assunzione di Brian Flores come capo allenatore.

Durante la free agency, di cui abbiamo parlato qualche tempo fa, i Fins si sono concentrati principalmente sulla difesa. Appare dunque lecito pensare che al draft si concentrino di più sull’attacco. La prima selezione della squadra è la numero cinque, un’ottima scelta, con la quale probabilmente andranno a prendere un QB. Sicuramente il frontrunner Joe Burrow, il ragazzo di Louisiana State che ha messo a segno 60 TD l’anno scorso disputando quella che probabilmente, fino ad oggi, è la migliore stagione di sempre per un QB al college, non sarà più disponibile a quel punto. Chiunque capisca qualcosa di football lo da come la prima scelta assoluta, per i Cincinnati Bengals cui serve molto una boccata d’aria fresca, in quella posizione. Alle sue spalle, staccati di poco come valutazione degli scout, troviamo Justin Herbert (Oregon) e Tua Tagovailoa (Alabama), il quale viene associato a Miami da mesi ma le cui quotazioni sono in discesa, a seguito della sua storia di infortuni. Se i Dolphins sono convinti che uno di questi due sia il loro uomo, potrebbero proporre una trade ai Lions, che dispongono della terza assoluta, per bruciare sul tempo i Los Angeles Chargers, che hanno dato l’addio a Philip Rivers e sono alla ricerca di un QB giovane. I Bolts, che non sono degli sprovveduti, hanno ben chiara questa possibilità e potrebbero giocare d’anticipo, cercando loro stessi una trade up. Miami dispone di cartucce più potenti, però, in quanto può offrire di più data l’alta disponibilità di scelte. Ci sono poi due QB di seconda fascia, se così vogliam dire, ovvero Jordan Love (Utah State) e Jalen Hurts (Oklahoma). Gli analisti li vedono attardati rispetto agli altri tre. Personalmente, però, non vedrei nulla di male nell’andarsi a prendere Jordan Love alla diciottesima, utilizzando la quinta per una linea o un forte difensore.

A proposito di linee. I Fins hanno molte posizioni da migliorare. Le principali, però, sono, oltre a quella di QB, quelle di tackle offensivo e running backSe dovessero prendere un QB con la loro prima scelta, dunque, non potranno che andare ad associargli un tackle perché lo protegga, idealmente per almeno un decennio. Dunque con la diciottesima scelta ha molto senso pensare ad un OT. A quel punto i due primi della classe, Jedrick Wills (Alabama) e Tristan Wirfs (Iowa) staranno già festeggiando il loro ingaggio presso altre due squadre, ciò non toglie però che rimarranno ancora dei buoni tackle. Penso a Andrew Thomas (Georgia), anch’egli dato però tra i top 15, dunque probabilmente non disponibile alla scelta numero diciotto, oppure a Mekhi Becton (Louisville), Joshua Jones (Houston) e Austin Jackson (USC). Tra questi, Jackson e Jones sono quelli più spesso associati a Miami. Altri tackle papabili sono Ezra Cleveland (Boise State) e Isaiah Wilson (Georgia), i quali però sono visti come pick da fine primo round, dunque è difficile vengano scelti alla diciottesima. Consideriamo comunque che il tackle è uno di quei giocatori che va altissimo al draft, dunque potremmo vederne 5 o 6 scelti nelle prime 20 chiamate.

Per la terza scelta del primo giro, la numero ventisei, è invece più difficile sbilanciarsi. Molto dipenderà infatti dalle mosse delle altre franchigie. Qualora vi fosse un giocatore stimato tra i primi 15 ma, per un motivo o per l’altro, scivolato in basso, conoscendo come drafta Grier, non si esiterebbe a chiamarlo. Indipendentemente dalla draft board di squadra. Altrimenti potrebbe essere questo lo slot giusto per selezionare un RB, segnaliamo i più intriganti: Jonathan Taylor (Wisconsin), atleta velocissimo capace di scappare via da moltissime situazioni, il gioco dei paragoni lo equipara a Le’Veon Bell, ma il ragazzo preoccupa un pò perché appare fisicamente prono ad infortuni. Ciò non gli ha impedito di giocare ogni match con la sua squadra universitaria, comunque. Cam Akers (Florida State) ha giocato dietro una linea che faceva acqua da tutte le parti in una compagine come quella dei Seminoles che ha conosciuto tempi migliori. Ciononostante i suoi cambi di direzione e la sua velocità laterale ha fatto impallidire più di un difensore. A numerosi analisti ricorda Kenyan Drake, il che è tutto dire visto che il numero 32 si è espresso benino nelle sue stagioni ai Dolphins. Il preferito a Miami, ad ogni modo, sembrerebbe essere J.K. Dobbins (Ohio State). Come ben sappiamo, Grier è molto affascinato dai Buckeyes, forse persino troppo, va riconosciuto però che il ragazzo ha fatto sfracelli durante la scorsa stagione, mettendo a verbale un totale di yards corse che lo rendono secondo assoluto nella storia del team universitario. Grande velocità laterale e ottimo equilibrio sono i suoi assi nella manica. Impossibile non segnalare gli altri due standout nella posizione: D’Andre Swift (Georgia) e Clyde Edwards-Helaire (LSU), dati come due dei top 3 RB a questo draft, secondo classifiche che, al solito, sono più che opinabili. Segnalazione a parte per Deejay Dallas: il ragazzo dell’università di Miami, oltre ad avere un nome che è tutto un programma, ha fatto bene agli Hurricanes ed è proiettato come late rounder. Potrebbe essere una soluzione low cost high reward, ma occorre avere il coraggio di scommetterci.

Trade alert

Naturalmente, data l’alta gamma di scelte appartenute ai Dolphins, non è da escludere che si scelga di scambiarne qualcuna. Obiettivamente, non è facile azzeccare 14 giocatori e, dunque scambiare qualcuna di queste picks per restare con un numero di scelte tra 10 e 12 potrebbe essere una buona strategia. Si riuscirebbe a iniettare ugualmente tanto talento in squadra come quantità, selezionando profili potenzialmente migliori come qualità. Si potrebbe infatti pensare di rinforzare ancora la secondaria, rendendola una fortezza, data l’alta disponibilità di buoni prospetti. Guardando le scelte di Miami notiamo come ci sia un considerevole gap al centro del draft, durante il terzo e quarto giro. In entrambi questi round, per i ‘Fins c’è una sola scelta, mentre ne hanno moltissime all’ultimo giorno in chiusura di lotteria, Per tal motivo, non mi stupirei davvero se a colpi di 2×1 si cercasse di assottigliare il numero di picks del sabato per averne di più venerdì.

In definitiva, Miami ha una posizione privilegiata in questo draft ed è libera di disporne come meglio crede. E’ davvero probabile che questo draft sarà ricordato nel prossimo futuro della NFL soprattutto per quel che faranno i Dolphins. Restare fedeli alle scelte ottenute ghigliottinando in maniera sanguinosa il roster e chiamare 14 nomi è una strategia. Scambiare scelte per salire e andare a prendere meno profili ma più sicuri di riuscire a lasciare il segno è un’altra. Scambiare verso il basso, rinunciando al QB per concentarsi sulle altre posizioni è un’altra ancora, dato che si può continuare il gioco dell’accumulare picks anche per il prossimo anno, qualora il QB più gradito si chiamasse Trevor Lawrence o Justin Fields e potesse essere selezionato al draft soltanto nel 2021. Tale possibilità appare la meno probabile.

Non ci è dato sapere come ci si muoverà, dal momento che non citroviamo all’interno della war room di Miami, la quale quest’anno sarà stabilita nel salotto di Grier, con ogni probabilità. Qualunque strada Miami decida di intraprendere, l’unica cosa importante e non sbagliare questo draft; con tutto quello che è stato investito in questa lotteria, non ci si può permettere un nuovo caso Dion Jordan.

Manca davvero poco ormai al draft, all’appuntamento che noi tifosi di Miami attendiamo, praticamente, dallo scorso settembre. Mercoledì si apriranno le danze, mercoledì si porranno le basi dei Dolphins del futuro, mercoledì si comincerà a piazzare la prima pietra angolare della torre del rebuilding; una torre in cima alla quale speriamo ci sia una lunga serie di partecipazioni ai playoff nei prossimi anni. Non dimentichiamo comunque che Roma non è stata costruita in un giorno; un rebuilding serio impegna almeno due o tre anni, siamo ancora all’inizio. Forza Dolphins.

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