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Una sfida elettrizzante: recap di Dolphins@Bears

Miami vince la terza consecutiva, con un attacco fluido ed efficace. La difesa invece concede troppa libertà a Fields e rischia di complicare la trasferta.


L’aggettivo elettrizzante usato nel titolo mi è venuto in mente pensandp al QB dei Chicago Bears, Justin Fields. Il ragazzo ha dato davvero spettacolo domenica, nella sfida casalinga contro i Miami Dolphins. Non tanto con il suo passing game, che definirei accettabile, all’altezza della NFL, ma nulla di più, bensì con le sue corse.

La difesa ospite non ha mai avuto risposte al dinamismo del numero 1, tanto che Mike McDaniel, capo allenatore dei Dolphins, è stato pizzicato dalle telecamere mentre urlava “Ehi, ehi! Fermati!” In direzione del signal caller avversario. Era il secondo quarto e Fields non lo ha naturalmente ascoltato, terminando la sfida con 178 yards corse. Si tratta di un record per un QB nella stagione regolare da quando si disputano i Super Bowl, ovvero 56 anni.

Due attacchi esplosivi

Justin Fields on the run

Justin Fields è stato incontenibile in questa partita: la difesa non è mai riuscito a tenerlo sotto controllo. Foto: NBC4

La partita è divertentissima fin dalle prime battute. In attacco parte Chicago, con un primo down firmato Dante Pettis a cui fa seguito una penalità favorevole al nuovo arrivato Chase Claypool, che viene disturbato da Keion Crossen: interferenza difensiva e posizione agevole per il FG di Cairo Santos lungo 32 yards. L’attacco di Miami risponde in maniera chirurgica. 17 yards per Jaylen Waddle, 18 per Trent Sherfield, una interferenza che questa volta premia gli ospiti – con Kindle Vildor che la commette in meta – e Raheem Mostert bravo a superare la difesa per il TD da 1 yard di distanza.

Palla di nuovo ai Bears e movimento di Cole Kmet, TE jolly che riceve lo snap diretto per il primo down, Claypool rompe un tackle e guadagna un nuovo set di down, Fields si toglie i proverbiali guanti e corre via, è il caso di dirlo, superando in slalom un pugno di difensori. David Montgomery guadagna un primo in corsa e Darnell Mooney in ricezione. Termina il primo quarto di gioco e inizia il secondo con un bel TD, lungo 18 yards, firmato Cole Kmet e realizzato grazie al grande blocco di Equanemous St. Brown. La offense di Miami appare però in stato di grazia ed è proprio un bel vedere: alla ricezione lunga 25 yards di Hill, fa eco quella di Waddle per 26. Poi arriva alla festa anche Cedrick Wilson, ricevitore che è purtroppo chiuso dagli altri due pur essendo validissimo, tanto che probabilmente cercherà di cambiare aria al termine della stagione, guadagnandosi un primo down personale. Miami è già dentro le 15 ma una penalità per roughing the passer la porta sulle 7. Questa volta è Hill, incredibilmente solo, a ricevere per 6 punti.

Justin Fields, ormai caldo, guadagna in velocità un altro primo down ma non va oltre. Chicago chiama il suo punter ma lo special team ospite trova il big play: Jaelan Phillips blocca il calcio libero e Andrew Van Ginkel lo riporta in end zone per il TD Fins. Il QB dei Bears a questo punto sale davvero in cattedra: dopo un drive in cui gioca praticamente da solo tra read option e qb sneak, si appoggia su Montgomery e poi lancia Mooney in meta: il WR non si cura della copertura del 3 volte pro bowler Xavien Howard – che continua a essere l’ombra di sé stesso in questa stagione, forse a causa della non perfetta condizione fisica dovuta a un problema all’inguine – e realizza un bel TD.

Non prendiamo davvero fiato nel corso di questa gara. Il ribaltamento di fronte è immediato, Mostert in corsa, Hill in ricezione (39 yards) e difesa che mostra le unghie: viene chiamato Jason Sanders per un FG tutt’altro che impossibile, lungo 29 yards. Incredibilmente, però, il kicker, solitamente affidabile, sbaglia. Si tratta dell’errore dalla più breve distanza nella sua carriera.

Una mezz’ora più tranquilla

È Miami a iniziare in attacco e a continuare con le sue maniere: TD di Waddle e danza del pinguino. Di nuovo, però, Sanders sbaglia, questa volta il PAT, che è posto a una distanza di 25 yards dai pali gialli. A Chicago, come spesso accade, c’era molto vento e il numero 7 potrebbe aver sbagliato per questo motivo. Se però il trend continuasse nelle prossime settimane, anche in campi meno succubi alle intemperie, il front office sarebbe legittimato a guardarsi intorno: è grama la vita del kicker, se sbagli ti trovi senza lavoro. Fields in risposta è clamoroso, elettrizzante come si scriveva. Inizia a correre con l’ovale sotto braccio e mette assieme 61 yards fino a proiettarsi in end zone. TD da fenomeno vero. Sull’onda dell’entusiasmo, converte anche il tentativo da 2 punti, in passaggio. Chicago si rifà sotto, a meno tre. Siamo 28 – 25 per gli ospiti.

L’altalena emozionale a questo punto si esaurisce, vuoi perché gli interpreti cominciano ad accusare la stanchezza di una sfida dai ritmi frenetici, vuoi perché Miami, che ha sempre guidato la partita, tira un pò i remi in barca, concentrandosi sulla fase difensiva. Fields continuerà ad essere imprendibile ma sarà troppo poco. Prima del fischio finale, ci sarà un altro TD per parte. Quello ospite lo firmerà Jeff Wilson, RB appena arrivato da San Francisco ma già integratosi alla perfezione, e non deve stupire, dal momento che conosce a menadito gli schemi di McDaniel. Quello per i padroni di casa, invece, porterà la firma di Kmet, il migliore tra i suoi se escludiamo il QB.

Onore a Miami per aver conservato il vantaggio per l’intera gara ma complimenti ai Bears. Ogni pronostico li dava sfavoriti, compreso quello di Touchdown Magazine, e invece non avrebbero scandalizzato nessuno se fossero riusciti a imporsi. Una gara molto piacevole per lo spettatore si conclude sul 35 a 32 per i Dolphins.

Ottimo momento

Dal ritorno di Tua dopo la commozione cerebrale, contro Pittsburgh, Miami ha sempre vinto.

I risultati non sono mai stati troppo convincenti ma la squadra si, principalmente una delle sue formazioni: quella offensiva. Tua Tagovailoa, pur continuando a non essere perfetto – anche contro Chicago si è reso colpevole di una decisione sbagliata su un quarto tentativo e 1, dove poteva correre invece di lanciare corto per Waddle, come ha scelto di fare non completando il lancio – vince. Le statistiche ci dicono che quando il numero 1 gioca l’intera partita, i Dolphins trionfano.

A nessun QB si richiede la perfezione – che, peraltro, non è parte del DNA umano – ma il ruolo è simile a quello di un direttore d’orchestra, se non viene svolto bene sbaglieranno anche tutti gli altri. In questo momento, Tagovailoa riesce a far esprimere al meglio i suoi compagni. O forse è il contrario, se consideriamo il ridicolo bottino di Tyreek Hill, che dopo 9 partite giocate ha già accumulato 1104 yards in ricezione. Nessuno prima di lui ha mai raggiunto questa quota a metà stagione. Il secondo ricevitore per yards ricevute è Justin Jefferson dei Minnesota Vikings, a quota 867. Sono 237 yards in meno. Allucinante. Comunque sia, ci importa poco.

Quel che conta è la vittoria. Le statistiche sono vanità; esprimono una valutazione, certamente, però servono a poco se poi i playoff li guardi dal divano. Il focus di Miami deve essere questo.

Saremmo tutti felicissimi se il ghepardo eclissase le 2000 yards stagionali (soglia ampiamente alla sua portata, con queste proiezioni) ma preferiamo arrivare ai playoff. Per riuscirci, deve fare un passo in avanti anche la difesa, che al momento non è all’altezza dell’attacco. Il coordinatore difensivo, Josh Boyer, ci ha dimostrato l’anno scorso di essere capace di correggersi in corsa, deve ripetersi quest’anno. Magari già a partire da domenica contro i Cleveland Browns.

Photo credit: The Phinsider

 

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