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Infiocinati in California: recap di Miami Dolphins@San Francisco 49ers

Termina malamente la striscia di vittorie dei Miami Dolphins, interrotta da dei superiori San Francisco 49ers che dominano in casa loro.


Erano 5 settimane (6, se contiamo la bye week) che i Miami Dolphins conoscevano soltanto vittorie. Domenica scorsa però, in week 13, sono stati sonoramente ridimensionati a Santa Clara, dai San Francisco 49ers. Kyle Shanahan, mentore di Mike McDaniel, ha dimostrato di sapere il fatto suo anche con il QB3 in campo – a causa del doppio infortunio al titolare Trey Lance (week 2) e alla sua riserva Jimmy Garoppolo (botta al piede in questa sfida che gli costerà, molto probabilmente, l’intera stagione) – e di avere una difesa di livello, che non a caso è la migliore di lega, statisticamente parlando.

Gran parte del merito di questa vittoria è di DeMeco Ryans, coordinatore difensivo di San Fran che sarà presto head coach ma c’è anche tanto demerito dall’altra parte.

Com’è andata la partita

I Dolphins partono in attacco e lo fanno con i fuochi d’artificio: palla di Tua Tagovailoa per Trent Sherfield e corsa in TD lunga 75 yards del ricevitore. Sul primissimo play, gli ospiti vanno già sopra di 7 punti facendo prevedere scintille. La previsione sarà però vana.

I padroni di casa ripartono coinvolgendo Christian McCaffrey, X Factor della serata in attacco, il quale accorcia il campo concedendo al suo kicker, Robbie Gould, di segnare un FG che accorcia le distanze. Sul possesso di Miami si nota l’assenza di ben 3 titolari nella linea offensiva, orfana di Austin Jackson, Liam Eichenberg e soprattutto Terron Armstead. Difficile dire se la presenza di questi giocatori avrebbe potuto aiutare la offense ospite, quel che è sicuro è che, in loro assenza, Tagovailoa fa 3 e fuori e restituisce palla ai californiani.

In campo c’è Brock Purdy perché Garoppolo si è fatto male al piede in un precedente contrasto portatogli da Jerome Baker e Jaelan Phillips: il peso di quest’ultimo resta sulla gamba del QB e il numero 10 si fa male, salutando la stagione 2022-2023 a venti giorni da Natale. I 9ers capiscono che possono osare perché Miami non sa come rallentare l’impeto di McCaffrey e il suo vice, Jordan Mason. Abbiamo visto altre volte come questa defense non sappia contenere le corse e quando hai di fronte un maestro del running game come Shanahan paghi pegno, vedere per credere il secondo drive dei padroni di casa con che scioltezza si chiude in end zone, dove il TD se lo aggiudica Kyle Juszczyk ricevendo dalla terza linea.

Altro 3 e fuori per Miami a cui segue una grande giocata difensiva firmata Christian Wilkins. Il numero 94 rompe i blocchi e placca il suo omonimo che di cognome fa McCaffrey, costringendo al punt Mitch Wishnowsky. Tua si muove dalle 10 e trova Tyreek Hill per due bei primi down e poi le gambe di uno degli ex di turno, Raheem Mostert. Alla fine, però, Nick Bosa trova il primo dei suoi sack di serata e per muovere il tabellone serve il piedone di Jason Sanders, siamo 10 a 10. Dopo uno scambio di punt, Miami trova il big play grazie a uno dei suoi giocatori più rappresentativi, Xavien Howard, che conquista finalmente il suo primo INT stagionale ai danni del giovane QB avversario. Sarebbe bello avere un attacco capace di segnare punti ma i Fins hanno un problema chiamato Nick Bosa: altro sack che soffoca un drive partito sì con una buona ricezione di River Cracraft ma proseguito con tanti lanci sbagliati dal QB con il numero 1 sulla schiena.

McCaffrey, George Kittle e il WR Jauan Jennings si muovono bene e guadagnano primi down, diversamente da quanto facciano i loro avversari che paiono impantanati, e il rookie QB (settima scelta da Iowa State) connette con il suo superstar RB, già perfettamente acclimatato in California, per un altro TD. Sul 17 a 10 termina il primo tempo.

Fantasmi in California

Tua Tagovailoa è stato sotto pressione per l'intera sfida e ha messo a verbale la sua peggiore performance stagionale. Foto: The Phinsider.

Tua Tagovailoa è stato sotto pressione per l’intera sfida e ha messo a verbale la sua peggiore performance stagionale. Foto: The Phinsider.

Il terzo quarto inizia con i padroni di casa all’attacco e un nulla di fatto: Melvin Ingram trova il sack e costringe i 49ers al punt. I Fins sono determinati a recuperare, o almeno lo è Hill che muove la catena ma poi i suoi compagni si fanno chiamare un paio di penalità e, soprattutto, Tua si fa intercettare. La colpa dell’errore non è soltanto del QB: il suo ricevitore inteso, il RB Jeff Wilson, si muove in maniera goffa, lenta e non segue bene l’ovale; il CB Jimmie Ward ha facile lettura della traccia e del lancio. Sul ribaltamento di fronte, il FG di Gould vale il +10 San Francisco. Il drive successivo è speculare. INT di Deommodore Lenoir, con Tua che questa volta vede davvero i fantasmi e canna completamente un passaggio non difficile per Hill – forse i Dolphins devono smettere di giocare in bianco e cominciare a indossare dei colori più scuri per evitare questi episodi da Paperissima Sprint! – dando modo ai 9ers e al loro infallibile kicker Gould di piazzarla nuovamente tra i pali.

Finalmente l’attacco batte un colpo e Tagovailoa connette prima con Jaylen Waddle (che a 30 secondi dal termine della terza frazione riceve per la prima volta nel match!) e poi con Hill per un lungo TD da 45 yards. A un solo possesso di distanza e dopo un coriaceo frangente difensivo che stoppa immediatamente l’attacco di casa, Miami può riavvicinarsi ma la sliding door sbatte su un quarto tentativo che cade dalle mani di Mike Gesicki. In realtà, pochi giochi prima gli ospiti avevano chiuso un quarto tentativo disperato, sulle proprie 18, grazie a Hill; quando però serviva un big play per segnare, la difesa ha tenuto guadagnando un turnover on downs.

A questo punto si chiude il sipario e lo fa precipitando rovinosamente sulla testa degli attori con il logo del delfino sul casco. Gould trova un altro FG, Tua commette un fumble sanguinoso che Dre Greenlaw riporta in meta per un TD nella stessa azione in cui il QB si fa male all’anca e deve cedere il posto a Skylar Thompson, QB tanto osannato in preseason ma che in questa situazione lancia dritto dritto in braccio a Fred Warner, per l’INT che recita game over Dolphins. Negli ultimi minuti segnaliamo un bel sack di Bradley Chubb ai danni di Purdy ma avere una difesa aggressiva serve a poco, se hai un attacco di infimo livello come quello che Miami ha portato al Levi’s Stadium.

Amaro in bocca e preoccupazioni per l’immediato futuro

I Fins hanno perso questa sfida per 33 a 17. Per buona parte della sua durata la partita è rimasta aperta, ben più equilibrata di come potrebbe sembrare a chi legge soltanto lo score finale, eppure, nel finale Miami ha combinato un disastro.

Ok, lo ha fatto contro una franchigia in miglioramento verticale, allenata da un esperto di football che conosce gran parte dei trucchetti di McDaniel, e probabilmente gliene ha insegnati un paio, ma chi pensiamo di trovarci di fronte nel caso in cui arrivassimo ai playoff? Perché bisogna cominciare a rimettere un se davanti a questa eventualità dal momento che abbiamo assistito a una involuzione completa di questa franchigia in terra californiana.

A gennaio giocano solo i migliori team e il livello sarà sempre questo. I Fins sono stati in vantaggio soltanto per i primi minuti del primo quarto e poi hanno sempre subito contro una squadra completa in entrambe le fasi, come saranno tutte quelle che si giocheranno il Superbowl.

Non puoi prendere una simile imbarcata da Brock Purdy – non me ne voglia ma era davvero alla sua prima partita! – in una serata nella quale il suo miglior ricevitore, Deebo Samuel, sonnecchia. Non puoi soffrire CMC per oltre 40 minuti (i dati sul possesso indicano che i Fins hanno controllato l’ovale per meno di 20 minuti totali) e non avere risposte neppure per la sua riserva. Shanahan si è mostrato un allenatore nettamente superiore a McDaniel; Ryans un coordinatore difensivo nettamente superiore a Josh Boyer e San Fran una squadra nettamente superiore a Miami. Il gameplan dei Dolphins è parso completamente sbagliato e gli ospiti hanno segnato soltanto perché Sherfield ha approfittato di una difesa non ancora entrata in partita e perché Tyreek Hillè Tyreek Hill! Non può però certo vincere le partite da solo!

Era dalla scorsa stagione che non vedevamo un Tagovailoa così inetto e prono agli errori; dalla sfida di Chicago che non vedevamo una difesa incapace di rallentare le corse; dal backfield di Brian Flores che non avevamo due RB incapaci di raggiungere le 30 yards in coppia e da prima del bye che il nostro special team non lasciava sistematicamente campi medio-corti all’attacco. Ovviamente, queste situazioni hanno coefficienti di importanza differenti ma messe assieme spiegano una sconfitta di 16 punti che sarebbe stata ben più amara se il timoniere avversario si fosse chiamato Justin Herbert o Josh Allen, ovvero i prossimi due QB che affronteranno i Dolphins, ambedue nella loro tana.

McDaniel e Hill hanno minimizzato la sconfitta, etichettandola come un incidente di percorso che, naturalmente, può capitare nel corso di una stagione dura come quella NFL.

Siamo però sicuri che si tratti solo di questo? Non sarà invece che, arrivati a questo punto della season, quando le partite pesano come macigni e gli avversari non sono gli Houston Texans o i Cleveland Browns senza QB – con tutto il rispetto per entrambe le franchigie, sia chiaro – i Dolphins si dimostrano non essere all’altezza delle prime della classe? Vero è che abbiamo riportato vittorie importanti contro powerhouses come Baltimore Ravens o Buffalo Bills ma era settembre, un’era geologica fa rispetto a oggi, quando non tutti erano ancora in forma come a dicembre, quando ti giochi la postseason.

La risposta ci arriverà domenica, nella notte italiana perché la NFL ha spostato la sfida contro i Los Angeles Chargers al Sunday Night. Speriamo che abbia ragione coach McDaniel. Intanto in linea avremo dei rinforzi per proteggere Tua: l’ingaggio di Eric Fisher sarebbe infatti vicinissimo.

Crediti fotografici: Ottumwa Courier.

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