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Che fine hanno fatto i Miami Dolphins? Recap della sfida con i Los Angeles Chargers

Si rivela disastrosa la trasferta californiana dei Miami Dolphins, sconfitti anche a Los Angeles, dai Chargers.


Il termine December Collapse è stato coniato dai giornalisti sportivi americani per descrivere quelle franchigie NFL che iniziano bene la loro campagna a inizio autunno e poi si smarriscono sotto le feste invernali, quando le partite assumono un’importanza fondamentale in chiave playoff. I Miami Dolphins sono l’esatta definizione di una squadra che abbia intrapreso questo triste percorso.

Dopo la sonora sconfitta di Santa Clara,al cospetto dei San Francisco 49ers, i Fins inciampano, seppure in maniera meno clamorosa, anche a Los Angeles, contro dei ben più battibili Chargers.

Il verdetto del campo

Justin Herbert throwing the ball

Justin Herbert si è reso protagonista di una performance memorabile, surclassando in tutto e per tutto il suo dirimpettaio, Tua Tagovailoa. Foto: Bolts From The Blue.

Già dal primo quarto si capisce che non sarà serata per Miami. L’attacco guidato da Tua Tagovailoa, tra i peggiori in questa partita, guadagna 0 yards e chiama immediatamente il punter Thomas Morstead, uno che – scherzosamente – qualche settimana fa si era lamentato di non aver mai dovuto andare al calcio libero durante la gara contro i Cleveland Browns. Forse avrebbe fatto bene a tenersi per lui tali considerazioni dal momento che, da quella partita in poi, la offense è diventata completamente inetta.

La risposta di Justin Herbert ottiene lo stesso esito – dopo un turnover on downs – ma la sesta scelta del draft 2020 (anno in cui Tagovailoa fu la quinta, motivo per il quale tra i due timonieri è nata una sorta di rivalità, forse più sentita dai cronisti che dai diretti interessati) mostra di essere ben più a suo agio dell’omologo ospite. Il drive dura infatti 8 minuti e 39 secondi e percorre 73 yards sul gridiron; Herbert connette con il suo TE, Gerald Everett, per 11 yards, Austin Ekeler corre per la stessa distanza e poi riceve, ancora per 11 e un primo. In seguito arriva il big play per Mike Williams, WR che ha avuto importanti problemi fisici in questa stagione ma che resta più che affidabile quando sta bene, come è stato ricordato alla difesa ospite nel corso di questa sfida. Da dentro le 10, il QB di casa trova il suo altro WR di cui fidarti, Keenan Allen, il quale riceve per 6 yards, che non sono sufficienti al primo e causano turnover. Nessun problema per i Bolts, dal momento che Tagovailoa esce per 8 giochi azzeccandone soltanto uno, il passaggio lungo 13 yards per Tyreek Hill che vale un primo down.

In un attimo, siamo al secondo quarto di gioco. Finalmente ci divertiamo un pò. Le marcature le apre LA con un FG piazzato bene da Cameron Dicker e lungo 33 yards. In precedenza Herbert aveva guadagnato terreno con Ekeler, Williams e Josh Palmer in un possesso nel quale dobbiamo segnalare anche il bel sack firmato Christian Wilkins. Il possesso successivo di Miami muove la catena, però nel verso sbagliato! L’attacco perde infatti 9 yards a causa di una straordinaria difesa che soffoca i tentativi in corsa di Jeff Wilson e di un sack dell’ex di turno, Kyle Van Noy, che – immagino – con piacere stende il suo ex QB. Ricorderete infatti che il LB fu cacciato in tronco dalla gestione di Brian Flores dopo un anno nel quale non si espresse bene, nonostante avesse firmato un contratto pluriennale con la franchigia del Sud della Florida.

I padroni di casa attaccano in maniera lucida e trovano un grande guadagno con il loro RB, Joshua Kelley, che mette 22 yards sotto le sue gambe e apre la strada al TD di Williams su passaggio di Herbert. I Chargers si portano in vantaggio di due possessi ma Miami accorcia le distanze in maniera fortunosa e grazie al suo miglior giocatore, quello che indossa il numero 10. Il TD arriva su fumble di Jeff Wilson che il ghepardo riesce a ricoprire e a portare in meta, dopo una lunga corsa di 57 yards. Non so davvero se questo attacco si meriti Tyreek Hill ma per fortuna lo può schierare e, se fosse adeguatamente supportato, potrebbe mettere insieme numeri ancor più clamorosi.

L’inerzia della gara – o il momentum, per chi preferisca il termine inglese – resta a favore dei padroni di casa. Herbert è sontuoso, anche meglio di come sia stato per ampi tratti della stagione e fa puntualmente impazzire la difesa, Josh Boyer non pare avere soluzioni per rallentare il QB dei californiani, esattamente come Mike McDaniel non sa che pesci pigliare in attacco.  Tutti i nomi più caldi nella offense vengono chiamati in causa: Ekeler, Palmer, Allen, Williams… Herbert continua a servirli e, dopo aver percorso 90 yards, appoggia l’ovale in grembo al suo RB: TD Ekeler lungo 1 yard. In meno di 4 minuti, LA mette a tabellone 7 punti.

Siamo nel secondo tempo e l’impietosa performance offensiva di Miami continua, di tre possessi nel terzo quarto, due sono punt. L’altro vale finalmente un TD, arrivato su un lancione per il solito Hill che almeno prova a far qualcosa; neanche lui, però, è in grado di vincerle da solo. I Bolts sono in completo risparmio energetico e se la ridono sulla sideline pensando che il QB con il numero 1 che è venuto a trovarli in questa settimana fosse candidato all’MVP fino a un paio di settimane fa; Tua ci tiene davvero a onorare la sua peggior performance stagionale – ben peggiore di quella contro i 9ers – e continua a far disperare i suoi tifosi. I padroni di casa accontentano di realizzare un FG nel terzo periodo e uno nel quarto dopo aver masticato un pò di cronometro. Il calcio di Jason Sanders nel quarto quarto, invece, servirà soltanto ad abbellire le sue statistiche e arrotondare il punteggio che, al termine, vedrà Los Angeles imporsi per 23 a 17 in una partita nella quale l’attacco ospite non si è praticamente mai visto.

Una spiacevole realtà

Il bottino della trasferta californiana dei Miami Dolphins recita due sconfitte su due e ora si va a Buffalo, per giocare contro i Bills nel loro campo gelato e complicato per chiunque, figurarsi per un attacco che si è completamente perso e non è abituato a giocare al freddo. Se tanto ci dà tanto, le possibilità che i Dolphins possano vincere in un simile contesto sono pari a quelle che ho io di centrare in settimana un 6 al Superenalotto.

Mai dire mai nello sport, naturalmente, consideriamo però la situazione delle due franchigie: Buffalo è lanciata verso una facile conquista dei playoff e un’agevole vittoria di division mentre Miami deve guardarsi alle spalle perché a New England stanno già annusando il sangue e sognano di farcela sotto il naso, staccando al posto nostro un biglietto per i playoff.

Con un record di 8-5, i Fins sono ancora in piena corsa per la postseason ma dal momento che il QB involve alla stessa velocità con cui Benjamin Button tornava bambino (a Los Angeles ha completato soltanto il 35% dei suoi passaggi) e uno showdown a casa di Josh Allen in vista, tanti auguri!

Terminato il lungo ciclo di trasferte si rientrerà a Miami per affrontare, nella domenica di Natale, dei Green Bay Packers in crisi d’identità da inizio stagione ma in buona ripresa. È possibile, a questo punto, che i Dolphins chiudano il mese di dicembre con 4 sconfitte consecutive. Fatico a trovare qualcosa di positivo dopo questa prova e rabbrividisco se guardo alla sfida di sabato notte (la gara di Buffalo ha subito un flexing e andrà in scena alle 2.15 italiane, nella notte tra sabato 17 e domenica 18 dicembre), mi viene più facile non considerare week 15 e pensare già alla settimana successiva, quella natalizia quando incontreremo Aaron Rodgers e i suoi. Se la offense di Miami è rimasta a South Beach, mi auguro di rivederla in quella data.

Crediti fotografici: USA Today.

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