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Un’altra pessima domenica: il recap di Dolphins@Patriots
Cadono ancora i Miami Dolphins, contro dei non fenomenali New England Patriots, mettendo a rischio partecipazione ai playoff e giocandosi la pazienza dei supporters.
Come spesso ha fatto in altri momenti della stagione, Tyreek Hill ha descritto ottimamente l’attuale momento dei Miami Dolphins, dicendo al giornalista che lo intervistava dopo l’ennesima sconfitta, la quinta consecutiva, contro i New England Patriots:
“Siamo in una pozzanghera di fango.”
Al termine di una sfida francamente bruttina, infatti, Miami ha perso ancora, raggiungendo il record di 8-8, piuttosto impensabile un mese fa, al termine di novembre, quando la franchigia viaggiava sull’8-3 e navigava a gonfie vele verso quei playoff che ora sono a serio rischio. In week 18, quella che chiuderà la regular season, non solo i Fins dovranno vincere contro i New York Jets, bensì anche sperare che i Pats non facciano il colpaccio, sconfiggendo i Buffalo Bills. I pinnati dipendono dunque da qualcun altro per poter disputare la postseason. Questo, di solito, è un pessimo antefatto.
Una sfida sorprendente, però in senso negativo
La partita tra Dolphins e Patriots andata in scena al Gillette Stadium in week 17 è stata tutt’altro che avvincente.
Nonostante si siano affrontate due franchigie che si giocano l’accesso ai playoff, perché in AFC il settimo seed è ancora disponibile, il livello della gara è rimasto sempre abbastanza basso, con le difese che si sono messe in mostra, principalmente a causa dell’opacità dei due attacchi. Certo, il match è stato viziato da tante assenze, su entrambi i fronti: agli ospiti manca infatti il QB titolare, Tua Tagovailoa, e tutti gli starter in secondaria. Anche ai padroni di casa mancano molti defensive backs titolari, così come diversi nomi offensivi. Come sempre specifico però, in uno sport come questo gli infortuni sono all’ordine del giorno e non devono essere una scusa. La NFL starebbe valutando di aumentare il numero di giocatori a roster per ogni franchigia, in modo da limitare un po’ questo problema verso la fine della stagione, specialmente in vista dell’aumento a 18 delle partite che ogni team dovrà sostenere annualmente, durante la regular season. Per il momento, però, si hanno 53 giocatori e quando qualcuno si fa male è necessario trovare soluzioni alternative. Anche questo segna la differenza tra franchigie mediocri e teste di serie. Nell’ultimo mese abbondante di partite, Miami sta dimostrando di appartenere molto più al primo insieme che al secondo.
La partita inizia con gli ospiti che attaccano. Teddy Bridgewater, titolare di giornata a causa del trauma cranico subito da Tua contro i Green Bay Packers, parte trovando Tyreek Hill per 15 yards. È però l’unica azione saliente del possesso perché, in seguito a un fallito lancione verso lo stesso numero 10 che correva lungo la sideline, è necessario chiamare Thomas Morstead e chiedergli di andare al punt.
La risposta dei padroni di casa, di contro, è ben più incoraggiante. Il drive si apre con una sciocca penalità di Keion Crossen, un’interferenza che causa primo down automatico, poi Mac Jones connette con Tyquan Thornton e, subito dopo, con Jakobi Myers. In conclusione del possesso, lo stesso rookie Thornton trova il TD che apre le marcature a favore dei Pats.
Il pareggio ospite arriva al termine di un attacco non per deboli di cuore. Miami converte un quarto tentativo corto ma il play viene annullatto a causa di una falsa partenza di Robert Hunt. Nella circostanza, però, la difesa commette una penalità di running into the kicker che restituisce le 5 yards ai Dolphins, i quali possono andare nuovamente alla mano da quarto e uno. Con una discreta dose di fatica, Jeff Wilson riesce finalmente a guadagnare il primo down. Hill e Mike Gesicki, protagonisti di due buone ricezioni, muovono la catena e alla fine è proprio il ghepardo, in tutta la sua agilità, a guadagnare il TD che i Dolphins stavano attendendo per pareggiare i conti. La segnatura arriva dopo un efficace schema di lateral pass condotto da Bridgewater e Hill in end zone.
New England si muove grazie a una ricezione di Hunter Henry, un po’ troppo solo, in un play nel quale si fa male Jevon Holland. La safety riuscirà per fortuna a rientrare in gara poco dopo. Christian Wilkins, uno dei migliori tra i Fins nel corso di questa stagione, trova un sack ai danni di Jones, poi Rhamondre Stevenson guadagna 18 yards sulle proprie gambe e, infine, un sack di Elandon Roberts interrompe il drive. Sull’attacco successivo di Miami, ahinoi, si verifica l’episodio che si dimostrerà decisivo per le sorti della sfida. Raheem Mostert e la sua ricezione da 26 yards mettono in moto Miami e altri piccoli guadagni migliorano la posizione sul campo. Manca però un primo down e allora viene chiamato Jason Sanders per andare al FG. Il suo tentativo è indirizzato bene ma prende un effetto strano proprio all’ultimo e termina leggermente largo. Questi tre punti mancati si riveleranno di importanza fondamentale al termine dello scontro, deciso per due lunghezze.
Punt e contro-punt
A questo punto, la partita raggiunge il massimo della noia. Ai Pats va tutto male e il loro possesso è un 3 e fuori. Miami fa meglio, chiudendo alcuni giochi con Durham Smythe e Jeff Wilson. Quando poi però Carl Davis trascina Bridgewater a terra, il recupero di qualche yard di Jaylen Waddle non serve a nulla e bisogna andare al punt. Calcio libero anche per i padroni di casa e fine primo tempo.
Partenza del terzo quarto, con New England in attacco e… punt. Risposta di Miami in 3 and out. Altro calcio libero per i Patriots.
Finalmente, un buon ritorno di Cedrick Wilson mette i Fins in grande posizione e la squadra riesce a fare punti. Waddle riceve per 24 yards, Wilson guadagna il primo e goal e alla fine Mostert riceve un lancio improvvisato da Teddy in meta, per il TD che vale il vantaggio ospite. Miami è sopra di 7 ma la partita è ancora lunga, tanto che gli avversari avranno tutto il tempo di ribaltarla.
Sono Henry e Thornton a muovere la catena per New England, fino a una posizione dalla quale Nick Folk, grazie a un FG lungo 49 yards, trova i 3 punti che accorciano le distanze. Il cambio di passo per i padroni di casa avviene sul possesso successivo: il CB Kyle Dugger intercetta un passaggio non irresistibile di Bridgewater e lo riporta per oltre 25 yards, fino alla end zone. La pick-6 dà vantaggio e momentum ai Pats, i quali sapranno farsene forza. Folk sbaglia il PAT e il vantaggio rimarrà di soli due punti, ove la parola soli è un eufemismo perché sarà proprio questo vantaggio a dare la vittoria a New England.
Nel frangente, oltre al danno, è celata anche una beffa per Miami: l’infortunio di Teddy. Il QB tenterà infatti a rimediare al suo errore contrastando il CB che lo ha intercettato. Nel farlo, però, resterà colpito alla mano e non riuscirà più a lanciare. Di fatto, la botta lo terrà fuori l’intera gara, dando modo al QB3, Skylar Thompson, di prendersi la scena.
Dopo uno scambio di punt, i Pats allungano. Il drive vede Kendrick Bourne guadagnare 16 yards, Crossen commettere una nuova PI, ben più sanguinosa della prima, e portare gli avversari sulla linea delle 3, nonché Jones trovare Myers in meta per un TD di NE. Gioco, partita, incontro o quasi.
I Fins, in modalità disperata, trovano un TD con Mike Gesicki per portarsi sul 23 a 21. Sul tentativo di onside kick, però, Bill Belichick non si fa sorprendere e ricopre l’ovale. I suoi si inginocchiano due volte e vincono, Miami stecca ancora e, a questo punto, non resta che il gran finale di domenica per conoscere le sorti di questa stagione da montagne russe.
Ben poco da commentare
Bring on the Jets, I'm ready to get hurt again. #FinsUp pic.twitter.com/jHAk07nOzF
— Brandon J (@MMA_Brief) January 2, 2023
Siamo molto vicini a uno dei più grandi collassi mai visti nella storia della NFL. Una franchigia come questi Dolphins, lanciatissima a fine novembre, corre il rischio di chiudere la stagione 8-9 (in caso di sconfitta contro i New York Jets all’ultima stagionale) o 9-8 ma saltando i playoff (in caso di vittoria simultanea al trionfo dei New England Patriots contro Buffalo). Una qualsiasi di queste due situazioni potrebbe causare una offseason distruttiva, certificando il fallimento del rebuilding iniziato nel 2019 per lanciarne uno nuovo, guidato da un general manager diverso da Chris Grier e un nuovo capo allenatore, dal momento che McDaniel non si sta dimostrando che l’ombra di quel che ci aspettavamo: ci avevano parlato di un genio offensivo mentre ci ritroviamo un coach che non sa neppure chiamare corse efficaci.
Naturalmente, la colpa non è solo sua, esattamente come 7 giorni fa scrivevo che non era solo di Tua. Naturalmente però, questi due ricoprono ruoli così importanti che rimane difficile prescindere dalle loro colpe. Non voglio portare avanti alcuna caccia alle streghe, dal momento che ci sono persone pagate dai Dolphins per fare esattamente questo – come l’intero front office – e sicuramente avranno le scrivanie belle piene nella prossima offseason ma da qualche parte bisogna pur partire. Se con Brian Flores eravamo una delle squadre più disciplinate e quest’anno siamo tra le più fallose, commettendo stupidaggini come il secondo PI chiamato a Keion Crossen, la colpa di chi è? Se su quarto e 17 chiediamo al nostro QB3 di lanciare un checkdown corto o di passarla al FB per un guadagno di 6-7 yards, la colpa di chi è? Se su 17 partite giocate quelle in cui abbiamo un RB capace di superare le 100 yards sono soltanto 3, la colpa di chi è? Se un TE di livello come Gesicki viene chiamato in causa soltanto un paio di volte a match la colpa di chi è? Se il nostro QB1 lancia tre intercetti consecutivi regalando la vittoria agli avversari la colpa di chi è? Non sono certo un inquisitore spagnolo ma non è difficile trovare un pattern di responsabilità connesso a QB e HC. Bisognerà tenerne conto.
Tutte le franchigie devono vedersela con gli infortuni. Il kicker che sbaglia un FG decisivo, com’è avvenuto nella sfida descritta, fa parte del gioco e spesso resta senza lavoro. Gli errori mentali dei giocatori in marcatura possono venire corretti, così come le incomprensioni tra QB e ricevitore. Se però hai capo allenatore e timoniere non in grado di competere in NFL, devi sostiutuirli. Le valutazioni le faremo tra 7 giorni ma, già oggi, è possibile argomentare a lungo su cosa vada cambiato nell’immediato futuro. L’attacco è la vera forza di questa squadra, prima di puntare il dito contro la difesa e lo special team, occorre ripulire questa fase, guidata direttamente da McDaniel e concretizzata da Tagovailoa, quando disponibile. Non ha senso strapagare Hill – che merita ogni spicciolo che guadagna, naturalmente – quando non riesci a metterlo in condizione di offendere. Contro i Pats ha totalizzato 54 yards in ricezione, mentre Waddle 52.
Qualche settimana fa, questi numeri sarebbero stati triplicati.
Crediti fotografici: Big Country 96.9
Autore: Mattia Mezzetti
Data di pubblicazione:
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