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NFL 2023: le 10 storyline da seguire

NFL 2023 al via: quali sono i principali temi da seguire in questo avvio di stagione e nel suo prosieguo? Ne abbiamo raccolti 10.


Ormai ci siamo. Tra meno di una settimana, a Kansas City, si aprirà la stagione NFL 2023. Dopo i lunghi mesi di offseason – così definita perlomeno, in realtà in questa lega non c’è mai un vero e proprio periodo off – e le scaramucce di preseason, i roster sono stati definiti e le franchigie sono pronte a scendere in campo in sfide nelle quali vincere o perdere conta.

Per entrare nel giusto clima, nel caso in cui qualcuno ne abbia bisogno e non sia già più che pronto per l’apertura delle ostilità sportive, ecco elencati di seguito i 10 temi più interessanti da seguire fino a metà febbraio. Naturalmente, trattandosi di una selezione di soltanto 10 elementi, si è tralasciato qualcosa. Chiunque voglia aggiungere focus o desideri portare altri stimoli, può utilizzare i social di Touchdown Magazine che servono proprio a quello!

A-Rod nella Grande Mela

Inizio scontato ma inevitabile. Diversamente da quanto solitamente accade, quest’anno c’è molto interesse attorno alla gang green. Ciò si deve al suo nuovo QB, il veterano Aaron Rodgers. La squadra è giovane e ambiziosa, e ha già inserito tasselli importanti prima della stagione conclusa in inverno, ma durante l’ultima offseason si è superata, chiamando uno dei migliori timonieri di lega, nonchè della storia di questo sport.

Guardando quanto ha fatto in tempi recenti Joe Douglas, general manager per New York, sponda Jets, ci sarebbe già da togliersi il cappello – nel caso lo portassimo – ma, naturalmente, molto, se non tutto, dipenderà dalle statistiche dell’ex numero 12 di Green Bay, che ora veste una tonalità più scura di verde e ha sulle spalle il numero 8. Rodgers sarà decisivo da subito o avrà bisogno di tempo per registrare i meccanismi del suo nuovo attacco? Lui e Garrett Wilson – che è inequivocabilmente il WR1 dei Jets, nonostante il QB si sia portato alcuni fedeli vassalli – sapranno intendersi? La linea proteggerà al meglio un giocatore non più nel fiore della sua carriera da agonista? I tifosi sperano in risposte positive, ma nulla è da dare per scontato in questo sport. Se le fondamenta non sono stabili, non c’è rebuilding che tenga e il QB ha la stessa valenza delle fondamenta di un grattacielo, nelle dinamiche di una franchigia iscritta alla NFL.

Il ritorno di Sean Payton

Altra storyline piuttosto banale. Prendi una franchigia come i Denver Broncos, ben costruita sebbene fatichi a trovare il QB giusto; aggiungi un ottimo timoniere, anche se in fase calante, come Russell Wilson e un capo allenatore intrigante come Nathaniel Hackett. Che cosa ottieni? Un disastro.

Difficile descrivere in altri termini il 2022 dei Broncos, che è stato un fiasco su tutta la linea. Ha pagato l’head coach, com’era prevedibile, perché il QB merita probabilmente una seconda chance, dopo essere costato tutte quelle selezioni al draft. Come evitare però un secondo buco nell’acqua, che porterebbe a valle l’intera diga facendo saltare argini e posti di lavoro? Affidandosi alle sapienti mani di un esperto allenatore come Sean Payton.

Il demiurgo dei successi recenti di New Orleans era andato in pensione, pur continuando a intrattenere colloqui con alcune franchigie NFL, anche in maniera illecita secondo il regolamento di lega, ma dopo un anno sabbatico ha scelto di reindossare cuffie e cappellino, questa volta di colore arancione. Il talento di Payton è indiscusso e indiscutibile, gli stimoli andranno però verificati.

Life after Tom Brady

I Tampa Bay Buccaneers, e la NFL tutta, dovranno fare i conti con l’assenza, causa ritiro non più procrastinabile, del giocatore più vincente degli anni 2000. Tom Brady ha detto basta. Se gli appassionati di football americano se ne faranno velocemente una ragione, affezionandosi ad altre superstar, i tifosi e lo staff dei Bucs hanno invece una bella gatta da pelare: a chi consegniamo le chiavi della franchigia ora che il nostro miglior giocatore se n’è andato?

Dopo i tagli al roster, i QB cui si affideranno in Florida sono due: Baker Mayfield e Kyle Trask. L’ex timoniere di Cleveland e Carolina è il più alto sulla depth chart e sarà titolare in week 1 ma la sua discontinuità è ormai cosa nota. Qualora non dovesse convincere, il prodotto dell’Università della Florida, che ha mostrato più luci che ombre durante il camp, è pronto a sostituirlo. A oggi, però, nessuno dei due è paragonabile a TB12. Ma neanche lontanamente.

Tom Brady fa oggi l’imprenditore e fornisce consulenze agli altri QB di lega.

Equilibri di forza in NFC North

Abbandonando Green Bay, Rodgers si lascia dietro un vuoto di potere considerevole. L’intera division appare cambiata da questo trasferimento. Packers e Vikings apparivano decisamente le migliori franchigie di questo raggruppamento un anno fa, per via del loro star power: al numero 12 in Wisconsin poteva rispondere il numero 18 in Minnesota, Justin Jefferson, uno dei migliori ricevitori di lega, se non proprio il migliore. Un anno dopo, molto è cambiato.

A Green Bay la palla sarà distribuita da Jordan Love, QB promettente ma non certo affidabile come chi l’ha preceduto, riscrivendo ogni record di franchigia possibile e immaginabile, almeno per il momento. A Minneapolis resterà invece Jefferson ma in un attacco indebolito dall’addio del RB Dalvin Cook (che giocherà con Rodgers a New York) e con l’incognita del futuro di QB Kirk Cousins, probabilmente ai titoli di coda con i Vikes.

Di questa situazione possono approfittare Lions e Bears, che nonostante i nomi che portino apparivano ben poco minacciosi, un anno fa. Di nuovo, però, molto sembra essere cambiato. A Chicago è esploso Justin Fields, QB elettrico e divertentissimo da veder giocare il quale, se dimostrerà di sapersi caricare l’attacco sulle spalle, potrà regalare grandi soddisfazioni ai suoi tifosi. A Detroit, invece, il rebuilding targato Dan Campbell (capo allenatore) e Brad Holmes (gm) comincia ad assumere una forma davvero interessante. D’accordo, Jared Goff non piace a tutti – chi scrive, ad esempio, non è certo un suo fan – ma è protetto da una delle migliori linee della NFL e assistito da un tandem di RB davvero minaccioso, composto dall’ex Bears David Montgomery e dalla dodicesima scelta assoluta dell’ultimo draft, Jahmyr Gibbs. Niente male.

Detroit aprirà la stagione sfidando i Kansas City Chiefs nella notte di giovedì 7 settembre. Sarà una bella occasione per vedere se i Lions sapranno ruggire.

L’anno dei Bengals?

A Cincinnati hanno una squadra forte: il tandem Joe BurrowJa’Marr Chase (oltre a una serie di altri tasselli offensivi che fanno meno rumore) ha completamente ribaltato la prospettiva per la franchigia della Queen City. L’infortunio del QB nel suo anno da rookie spaventò un pò tutti, e i Bengals fecero subito la loro contromossa: sviluppare in più anni la linea offensiva per proteggere al meglio l’asset principale della loro squadra. Per tal motivo si è aggiunto Orlando Brown in free agency e si è fatto quadrato per non far partire Jonah Williams – almeno per il momento – che dopo essere stato spostato nel ruolo di right tackle ha prontamente chiesto una trade, giusto per far capire subito quanto apprezzi il ruolo. Probabilmente la linea di Cinci deve ancora mangiare tanta pastasciutta, che peraltro in Ohio non è così facile da trovare, ma sta migliorando di anno in anno.

Non si può dire lo stesso della difesa, che ha perso sia Jessie Bates sia Vonn Bell e ora ha due buchi che paiono due voragini nel settore delle safety. Lou Anarumo, il coordinatore della difesa dei Bengals avrà il suo bel daffare per costruire un reparto che posssa bilanciare adeguatamente il talento offensivo. Se ci riuscirà avremo una seria candidata alla vittoria finale.

O forse quello dei Ravens?

Baltimora è uno scalino dietro rispetto ai suoi rivali divisionali appena descritti, ma lo scalino non è così alto. I Ravens si sono presi il loro tempo ma poi hanno rinnovato a suon di milioni Lamar Jackson (come ampiamente previsto) e lo hanno circondato con il miglior gruppo di ricevitori che abbia mai avuto: Odell Beckham, Nelson Agholor e l’interessante matricola Zay Flowers, che potrebbe rivelarsi il migliore del trio a fine stagione, sembrano armi ben appuntite per il numero 8 di Pompano Beach, che non a caso ha lodato i nuovi schemi offensivi di Todd Monken per l’intero camp.

C’è molta attesa intorno ai viola, che da qualche stagione sono una grande incompiuta. Chissà che quest’anno, in una AFC ricchissima di talento, non sappiano dire la loro.

L’attacco dei Cowboys

Dallas è una squadra ricca di nomi interessanti in attacco, accanto al talentuoso QB Dak Prescott, che non è nell’elite dei migliori in quel ruolo ma resta un nome di primo piano, c’è il veloce RB Tony Pollard, che ha reso superfluo Zeke Elliott, giunto in Texas come una superstar e ora finito ai New England Patriots, dopo essersi ritrovato senza squadra, e un buon trio di WR composto da CeeDee Lamb, Brandin Cooks e Michael Gallup.

A dirigere questi solisti penserà lo stesso head coach, Mike McCarthy, che ha tolto il playbook dalle mani del suo coordinatore offensivo, Brian Schottenheimer, per chiamare gli schemi al suo posto.

Dal momento che parliamo della quarta offense per punti segnati nel 2022, si fatica un pò a capire perché il capo allenatore abbia preso questa decisione. Fonti vicine ai Boys dicono che Schottenheimer volesse puntare tutto su un rapido air raid mentre McCarthy preferisce correre e desidera un attacco run-first. Vedremo se la decisione pagherà e se servirà a limitare i rivali di Philadelphia, soprattutto nei playoff.

Il mercato dei RB

Tema trasversale alla lega e non collegato a un’unica franchigia, o division, è quello del mercato dei RB. Secondo l’attendibile sito Pro Football Focus si tratta della storyline più importante connessa alla NFL in questo momento. In effetti fa specie vedere come superstar assolute di questo sport, che giocano in questo ruolo, non riescano a farsi pagare tanto quanto facciano altri colleghi che giocano altrove – si badi bene, non parliamo dei QB, che fanno un campionato a parte giocando nel ruolo più importante, bensì di linee o CB che vengono sempre più spesso glorificati, diversamente dai tailbacks – e debbano spesso andare al muro contro muro con le loro franchigie, fino al punto di decidere di innalzare le barricate come ha fatto Josh Jacobs, che ha saltato l’intero training camp dei Las Vegas Raiders per scioperare contro il fatto che non siano stati esauditi i suoi desideri finanziari.

Pressoché tutti i veterani più titolati, in scadenza di contratto, hanno incontrato dei problemi in fase di rinnovo, poiché le franchigie non li hanno accontentati nelle loro – spesso altissime – richieste salariali. Che cosa succederà nelle prossime settimane e nei prossimi mesi? Si troverà un compromesso tra i front office che non vogliono strapagare giocatori facilmente sostituibili con gambe più giovani e fresche, oppure gli atleti dovranno prendere posizioni ancor più rigide?

Josh Jacobs in divisa, durante la scorsa stagione.

La decisione di fare hold out rovinerà questa lega?

Non è solo il RB Jacobs a sfidare apertamente la sua franchigia rifiutandosi di partecipare alle iniziative di squadra finché non gli sarà dato un nuovo contratto, tenendo un comportamento incredibilmente egoista e privo di ogni etica professionale definito in inglese hold out. Vi sono infatti altre star che hanno preso la stessa decisione. Nick Bosa (49ers), Chris Jones (Chiefs) e Zack Martin (Cowboys) hanno tutti saltato il camp perché attendono un rinnovo, alle loro condizioni. Forse qualcuno sarà accontentato prima dell’inizio della stagione o nei giorni successivi. O forse no e, in quest’ultimo caso, si potrebbe ripresentare una situazione simile a quella dell’ultimo anno di Le’Veon Bell a Pittsburgh.

In tale occasione, il giocatore ebbe la peggio perché si autoesiliò per l’intero torneo 2018, poi passò ai Jets, ai Ravens e infine ai Buccaneers, che lo svincolarono nel gennaio 2022. Non fu mai più significativo come quando si trovava in Pennsylvania. Di fatto, lo sciopero gli costò la carriera.

Era opinione comune che quello di Bell fosse il precedente capace di dissuadere ogni atleta dal percorrere quella strada, ma non è andata così. Fare hold out danneggia non solo la franchigia per cui si gioca, ma anche la NFL tutta, che perde una superstar. Non sono infatti certo i giocatori mediocri a scegliere di andare a viso duro contro il front office, bensì quelli che hanno il coltello dalla parte del manico perché sono importanti per la franchigia. Ci auguriamo che tutti questi sportivi vengano accontentati e tornino in campo al più presto ma, naturalmente, ci delude molto vedere milionari che insistono in questa maniera per guadagnare ancor più di quanto già non abbiano.

La difesa dei Dolphins

La decima storia non è stata aggiunta perché sono tifoso. O forse un pò sì. Resta comunque il fatto che si tratta di uno stimolo rilevante, perché ci troviamo di fronte a una franchigia che spinge molto in attacco ma l’anno scorso ha chiuso ventiquattresima come scoring defense e ventisettesima contro i passaggi. Malino. Per rimediare, il capo allenatore Mike McDaniel ha salutato il suo vecchio coordinatore difensivo, Josh Boyer, sostituendolo con un vero e proprio guru della difesa, Vic Fangio, ricercato da molti e convinto dai Fins a suon di milioni. Il nuovo coordinator ha chiamato due veterani affidabili alla sua corte: il LB David Long e, soprattutto, il CB Jalen Ramsey, che si è però infortunato e salterà buona parte della stagione (ma non tutta, stando alle ultime informazioni disponibili), e ha insegnato al reparto a giocare con la sua affidabile zona.

I difensori di Miami hanno blitzato per anni, dall’avvento di Brian Flores, e si trovano ora a giocare per un maestro della difesa conservativa. Molti di questi giocatori sono stati draftati per la loro aggresssività, come se ne servirà Fangio? Se la difesa riuscirà a imbrigliare i forti attacchi contro cui i Dolphins se la dovranno vedere, la franchigia potrà fare quel salto di qualità necessario per giocarsi bene le carte ai playoff, diversamente da quanto avvenne l’anno scorso, in una stagione conclusasi con un brutto one and done in Wildcard Weekend.

Crediti fotografici: The Athletic/ Fox News 

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