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Una vittoria costata troppo cara: recap di Miami Dolphins@New York Jets

Miami vince in scioltezza contro dei Jets da rottamare ma il successo le costa caro: la stagione di Jaelan Phillips è infatti già finita.

Miami Dolphins - New York Jets

La prima sfida nella giornata del Black Friday della storia della NFL ha visto i Miami Dolphins sfidare i New York Jets al MetLife Stadium.

La partita è arrivata in un momento particolarmente negativo per i padroni di casa, ai quali in questa stagione è andato tutto male sul fronte offensivo. A cominciare dall’infortunio di Aaron Rodgers durante il primo drive della sua partita di debutto, passando per l’involuzione di Zach Wilson e terminando con l’esperimento, per ora abbondantemente fallito, di Tim Boyle timoniere, la gang green non ha mai trovato una soluzione, nel 2023, su quel fronte di gioco. Per tal motivo, la vittoria degli ospiti, che pure non hanno particolarmente brillato, era piuttosto scontata. In queste partite, però, le insidie sono dietro l’angolo e spesso si traducono nella parola infortunio. Sfortunatamente, è esattamente ciò che è accaduto a Miami. Jaelan Phillips, uno dei difensori più in forma della squadra, se non proprio quello più in forma in questo momento, ha accusato la rottura del tendine d’Achille e la sua stagione è già finita. I Dolphins dovranno dunque affrontare la porzione più calda di stagione senza una delle loro superstar.

Il riassunto della sfida

La partita comincia con i Jets, guidati da Boyle, sul fronte offensivo. La squadra guadagna un primo down grazie a una bandiera gialla per falsa partenza ma poi il reparto mostra fin da subito di essere stagnante e Thomas Morstead, l’anno scorso ai Dolphins, è subito chiamato al punt. Tyreek Hill inizia bene, guadagnando due primi down, poi Mike McDaniel sceglie di mantenersi aggressivo e si gioca un quarto tentativo in profonda red zone, Sauce Gardner, però, copre bene il numero 10 e si giunge al turnover on downs.

Al primo di una lunga serie di 3 e fuori per i padroni di casa seguono i primi punti della sfida, trovati da Jason Sanders grazie a un FG lungo 38 yards. Prima del tentativo al piede, Durham Smythe e Jeff Wilson avevano conquistato due primi down. Boyle si fa vedere per 3 tentativi e poi torna ad accomodarsi sulla sideline. I Fins attivano Jaylen Waddle, che si prende due primi, chiamano Jeff Wilson alla ricezione per un’altra conversione e, infine, mandano in meta Hill, che festeggia il suo TD regalando la palla alla moglie, diventata tale un paio di settimane fa. In seguito, un sack di Christian Wilkins addormenta l’attacco di casa, che continua a non riuscire a entrare in partita.

Anche Miami va al calcio libero, a causa di un sack di Solomon Thomas. Dopo il nuovo punt di NY, Tua Tagovailoa rientra in campo e commette l’ormai immancabile errore gratuito che ci regala in ogni sua partita: il gentile intercetto omaggio per la difesa avversaria. Questa volta l’esito è particolarmente nefasto perché Brandon Echols trova una pick six e accorcia le distanze. Sfortunatamente per i padroni di casa, però, Greg Zuerlein fallisce il PAT. I Dolphins vogliono comunque segnare prima dell’intervallo lungo e Waddle si fa trovare pronto per due ricezioni consecutive da primo down. Alla fine un bell’intervento difensivo di DJ Reed, in marcatura su Hill, comporta il secondo INT di giornata ai danni di Tagovailoa. Quando il secondo quarto è sui titoli di coda, con 0 secondi sul cronometro, Boyle si rende protagonista della topica più incredibile di un primo tempo in cui la brillantezza difensiva è stata evidente. Il QB prova un Hail Mary pass per tentare di mettere punti a tabellone ma sbaglia il lancio; Jevon Holland lo intercetta e riesce a ritornarlo per ben 99 yards dentro la end zone avversaria. TD Miami e tutti a tirare il fiato negli spogliatoi.

Il terzo quarto vede gli ospiti attaccare per primi, subire un preciso sack da parte di Bryce Huff e infine segnare un FG lungo 54 yards, dopo una bella ricezione valida per il primo di Waddle. Sul fronte opposto, Wilkins trova ancora un sack e restituisce palla alla offense. Il reparto intavola il miglior drive della partita, lungo 92 yards totali e capace di consumare l’intero cronometro del terzo quarto. Miami gioca in maniera molto conservativa, correndo spesso, ma poi affonda per guadagnare i primi down con due conversioni di Hill, un facemask sanguinoso ai danni di New York e due belle corse di Raheem Mostert, la seconda delle quali vale il TD.

Il quarto quarto resta ormai una formalità ma sarà quello in cui avverrà il fattaccio: il serio infortunio di Phillips, che proprio non ci voleva. Il difensore scatta in avanti per mettere pressione al QB avversario e, come indica chiaramente il replay, affonda male il piede. A un occhio attento non sfugge l’innaturale rimbalzo della sua gamba ed è ben chiaro a quasi tutti, fin da subito, quel che sia successo. La conferma del season-ending injury arriva qualche minuto dopo, con il giocatore portato a farsi la doccia in anticipo su barella motorizzata. Sul fronte delle azioni salienti, l’ultimo periodo di gioco ci regala un altro TD di Mostert e uno dei Jets, in pieno garbage time, convertito da Garrett Wilson dalla linea delle 1 offensive. C’è anche un altro turnover a danno di Miami, dovuto all’incomprensione tra Tua e il suo RB4, Darrynton Evans. A contorno di questi big play offensivi ne abbiamo anche alcuni difensivi, per gli ospiti: un sack a testa per Emmanuel Ogbah e Raekwon Davis e uno anche per la riserva Da’Shawn Hand. Il risultato finale dice Miami 34 – New York 13 e i Fins volano sull’8-3. Il prezzo pagato da Phillips, però, è altissimo.

Una tutt’altro che bella vittoria

Incominciamo l’analisi dagli avversari, visto che tra 20 giorni visiteranno Miami per il loro ritorno contro i Dolphins. I Jets sono una squadra orribile, e non uso altri termini perché rispetto ogni franchigia capace di giocare in una lega difficile come la NFL. Ma questo roster vanta un ottimo repartola difesa, come evidenziato anche nel match descritto – uno accettabile, lo special team guidato da Morstead e Zuerlein e l’ultimo che è un flagello, poiché al momento gioca ai livelli di una media squadra di college: l’attacco. Wilson e Boyle sono terrificanti e la loro disastrosa guida sta limitando le carriere di Garrett Wilson e Dalvin Cook. Se parte di questo sfascio si deve all’infortunio di Rodgers, va aggiunto che il front office non si è mai attivato per cercare un’alternativa più credibile di due QB che, semplicemente, non sono all’altezza di questo torneo. È molto probabile che all’Hard Rock Stadium ci sarà un nuovo timoniere (Wilson riproposto? Trevor Siemian? Qualcun altro pescato tra i free agents?) ed è sicuro che al termine della stagione, nel lunedì nero dei licenziamenti in NFL, saranno numerosi i membri di staff dei Jets che prepareranno le valigie. Francamente, una rimonta a questo punto appare più che improbabile e difficilmente Rodgers affretterà il suo recupero, come aveva proposto di fare qualche settimana fa, per farsi massacrare dietro una linea sicuramente giovane, ma altrettanto inesperta.

Venendo ai Dolphins, ci troviamo di fronte a una W che va festeggiata, giungendo a fine novembre contro una rivale divisionale. Se però analizziamo la prestazione contiamo 3 turnovers. È un numero altissimo. Certo, la difesa avversaria era di livello. Inoltre, uno dei tre è avvenuto durante uno scambio con Evans, giocatore che vede il campo molto di rado. Il possesso però va difeso, perché se giochi contro un attacco disfunzionale puoi permetterti di gestire male l’ovale ma questa franchigia incontrerà Dallas, Baltimore e Buffalo nelle ultime tre di regular season e poi dovrà affrontare il cammino dei playoff. Organizzazioni di quel livello, non ti concedono la possibilità di commettere errori simili. I turnover ci sono già costati la partita in Germania, contro i Kansas City Chiefs. È altamente probabile che la situazione si ripeta contro avversari più competitivi di questi moribondi Jets.

Sulla questione Phillips, che dire? Miami ha dimostrato di saper gestire bene i – tanti, forse troppi – infortuni che hanno caratterizzato la sua stagione ma quando perdi uno dei tuoi giocatori più rappresentativi sai già che le prestazioni ne risentiranno, è inevitabile. Mancano ancora 6 partite, servirebbe uno step up di Ogbah o Jerome Baker per compensare la pesante assenza.

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