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Lunedì notte da titani: recap di Titans@Dolphins

I Miami Dolphins inciampano in casa, contro il non tagliente scoglio dei Tennessee Titans. Quanto costerà questo passo falso?


Quello delle vittorie a sorpresa, in chiusura di partita, è un tema ricorrente nella NFL di quest’anno, che ci ha già mostrato diverse sfide concluse in questo modo. Durante il doubleheader di Monday Night Football che ha chiuso la settimana 14 è successo in entrambe le partite. Ne hanno fatto le spese anche i Miami Dolphins, sul proprio campo, contro dei Tennessee Titans che non hanno mai mollato, strappando un upset abbastanza incredibile dato quanto stava maturando nel quarto quarto. Le probabilità di vittoria per Tennessee erano pari allo 0,4% nei minuti finali dell’ultimo periodo di gioco, secondo le statistiche di nuova generazione fornite da Amazon, eppure siamo qui a raccontare un 28-27 per i Titans tanto spettacolare per gli ospiti quanto dannoso per i padroni di casa, date le sue implicazioni.

Il racconto del match

In attacco inizia Tennessee, poco ispirata, ma attenta in difesa, come testimonia il fumble provocato e ricoperto quando la offense di casa aveva già cominciato ad attaccare con ritmo coinvolgendo Jaylen Waddle, Tyreek Hill e Raheem Mostert, tutti protagonisti di big plays per primi down lunghi. Tua Tagovailoa viene però attaccato e, nel frangente, perde la palla, che la difesa gli strappa di mano. Poco male perché anche Miami gioca bene con la sua difesa, tanto che Zach Sieler intercetta il QB matricola Will Levis e firma un bel pick-six: i Dolphins vanno in vantaggio.

Nel secondo quarto la situazione cambia. Miami sbaglia molto e appare spesso inconcludente in attacco, probabilmente anche a causa dell’infortunio subito da Hill che dimostra una volta in più, qualora ve ne fosse ancora bisogno, di essere il vero motore di questo reparto. Con il numero 10 sulla sideline, Tua sbaglia alcune decisioni e la difesa capisce bene il momento, approfittandone. A ciò si aggiunge anche l’ottima giocata dello special team Titans che blocca un tentativo di FG calciato da Jason Sanders. Nel frattempo, l’attacco ospite trova due importanti marcature: un TD realizzato in corsa da Derrick Henry, su snap diretto, e un calcio lungo 28 yards, messo tra i pali da Nick Folk.

Il terzo quarto è un periodo piatto, francamente anche noioso. Gli unici due play che muovono il tabellone sono FG: quello segnato da Sanders per 20 yards mentre il suo dirimpettaio Folk centra i pali scaraventando in avanti l’ovale per 23. Mentre i Titans possono mettere in vetrina un DeAndre Hopkins che ricorda quello dei tempi migliori di Houston, Miami ritrova Hill sul finire di un quarto in cui la ricezione migliore è quella di Cedrick Wilson, lunga 22 yards.

Nel quarto quarto Miami fa la frittata, come si suol dire. Nonostante apra bene le ostilità, segnando 17 punti (calcio di Sanders lungo 31 yards e due TD su corse brevi di Mostert), sul finire del match si distrae, spegne l’attenzione e trova anche qualche chiamata dubbia da parte dello staff tecnico, a partire da Mike McDaniel che non si dimostra certo perfetto nella gestione del cronometro. Mike Vrabel invece, sulla sideline opposta, vede benissimo che l’avversario è in difficoltà e, nonostante abbia poco più dell’orgoglio per cui giocare, è ben lieto di conquistarsi la vittoria su un campo complicato. Pur essendo alle prime armi in questa lega, Levis dimostra di avere grinta e rabbia agonistica e si rivolge ai suoi migliori playmaker. Hopkins e Henry rispondono presente segnando un TD a testa e lasciando la questione in mano alla difesa. Negli ultimi 2 minuti Tagovailoa avrebbe ancora il tempo di raddrizzare la situazione ma anche questa volta, come già gli è capitato in passato, non si dimostra capace di imbastire un attacco vincente in poco tempo e accusa la pressione. Il drive dei padroni di casa si chiude con un mesto turnover on downs e la festa dei Titans può iniziare. Intanto, il treno che porta al seed numero 1 della AFC accelera e si allontana, guidato da dei Baltimore Ravens che in questo momento appaiono enormemente più capaci di questi piccoli Dolphins, che erano in vantaggio di 14 punti e sono riusciti a perdere la partita negli ultimi 5 minuti.

Una sconfitta che potrebbe dimostrarsi molto cara

In una lega così difficile e competitiva, le sconfitte possono capitare contro chiunque. Quando c’è in gioco l’orgoglio, anche chi è meno attrezzato può trovare le motivazioni che servono a gettare il cuore oltre l’ostacolo. Fuori casa e contro un roster superiore, seppure vittima di numerosi infortuni, i Titans sono stati in grado di fare proprio questo: onore a loro.

Per quanto riguarda Miami, però, queste cose non possono succedere a metà dicembre. Ti giochi un posto come primo seed – che ricordiamo, significa giocare tutti i playoff in casa e poter godere di un bye durante la wildcard weekend, dunque poter approfittare di due vantaggi considerevoli – in quella che è probabilmente la sfida più semplice di quelle che ti rimangono – perché il calendario dei Fins si fa quantomeno complicato ora, con sfide contro New York Jets, Dallas Cowboys, Baltimore Ravens e Buffalo Bills – e la chiudi in questa maniera?

Esperienze come queste sono quelle che possono fare maturare una franchigia e agevolarne la crescita, dunque non è detto che tutto il male venga per nuocere. Ora occorre vedere la reazione.

Se la squadra rimbalzerà e ingranerà la marcia corretta, già dalla week 15, poco male, Miami potrà ancora fare la voce grossa e inseguire un ottimo piazzamento. D’altra parte però, se questi sono i Dolphins, apriti cielo! Non possiamo neanche dirci sicuri di vincere la AFC East. A cosa mi riferisco? Al fatto che ogni settimana abbiamo infortuni gravi (quello a Connor Williams lunedì notte potrebbe essere quello che ci è costato la sfida) per sfortuna, ma inevitabilmente anche a causa di una condizione atletica probabilmente non ottimale; all’incomprensibile trade per Chase Claypool, che ci è costato una pick ma il campo non lo vede mai, neppure quando è palese che ci sia bisogno di aiuto perché Hill viene colpito duro spesso e ogni settimana passa del tempo sulla sideline; alla clamorosa débâcle di Xavien Howard e Jalen Ramsey, che dovrebbero essere una coppia di CB quasi insuperabile e invece hanno concesso a Hopkins di fare quel che voleva; all’incredibile timore di McDaniel, che proviene dal coaching tree degli Shanahan, di chiamare più run plays quando ci sono secondi da masticare… Questa franchigia è apparsa disorganizzata sotto troppi aspetti, durante il MNF, finanche allo sbaraglio relativamente al time management, e occorre apportare subito delle correzioni.

Crediti fotografici: Sky Sports.

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