Touchdown logo

Cala il sipario sulla stagione: recap di Dolphins@Chiefs

Termina al Super Wildcard Weekend la stagione dei Miami Dolphins. Per la franchigia, si apre ora una offseason di riflessione.


Una stagione divertente e colma di belle speranze si è chiusa nel Super Wild Card Weekend per i Miami Dolphins. La sfida in un gelido Arrowhead Stadium si chiude con la vittoria meritata dei Kansas City Chiefs, che trionfano per 26-7 dimostrando a tutti quale fosse la franchigia migliore. Miami, esattamente come l’anno scorso, esce al primo turno dei playoff, incapace com’è stata tutto l’anno di competere con le prime delle classe. Certo, le condizioni meteorologiche non erano da partita di football e i tanti infortuni hanno viziato molto questo torneo per la squadra del Sud della Florida. Si è però chiaramente visto come questo gruppo sia privo di qualsiasi cultura vincente, Mike McDaniel non è riuscito a far convertire un solo terzo down al suo attacco, Tua Tagovailoa ha avuto paura della competizione, trattenendo la palla in mano troppo a lungo e apparendo smarrito e confuso per l’intera sfida. Guardando questa squadra oggi, sembra di vederne un’altra rispetto a quella che ha cominciato la stagione.

Le azioni salienti del match

I Chiefs mettono in chiaro fin da subito come andranno le cose. Partono in attacco e trovano un primo down con Travis Kelce, uno con il loro pericoloso RB, Isiah Pacheco, su corsa lunga 23 yards e, infine, un bel TD sull’asse Patrick Mahomes – Rashee Rice. Seguono due 3 e fuori, uno per squadra, viziati dalle tremende condizioni meteo, e poi un flebile tentativo per i Dolphins, con Tua Tagovailoa che guadagna un primo down correndo, prima di farsi intercettare da Mike Edwards. Al termine di un drive che vede protagonisti Rice e Pacheco, Harrison Butker infila il primo dei suoi numerosi FG di serata. Sul 10-0 comincia a apparire chiaro a tutti che tipo di partita sarà. Eppure è il momento in cui i Fins segnano i loro unici punti nel match, grazie a una galoppata trionfale di Tyreek Hill.

Da questo istante in avanti, però, ci saranno solo i padroni di casa in campo. Kelce, Marquez Valdes-Scantling e uno scramble di Mahomes mettono l’ovale in red zone, e danno modo a Butker di allungare, segnando un secondo FG. Dopo un primo down di Raheem Mostert, gli ospiti restituiscono la palla a KC a causa di una fallita conversione da quarto tentativo. I Chiefs non trovano successo nel possesso seguente ma lo fanno quando tocca nuovamente a loro difendere, con un bel sack di George Karlaftis. Allo stop descritto ora, segue una bella ripartenza per KC: protagonista è ancora Rice, che riceve per 30 yards e mette Butker in buona posizione per mettere a segno un terzo FG. Prima del termine del primo tempo, Jaylen Waddle dimostra di essere in campo, ricevendo per un prio down.

Il terzo quarto inizia con un 3 e fuori di Miami a cui seguono un primo down di Noah Gray, uno di Kelce, un altro di Clyde Edwards-Helaire e un efficace scramble di Mahomes. Questo antefatto porta a un quarto FG realizzato da Butker. Kansas City non affonda mai ma segna sempre, mentre gli unici calci che mette a frutto Miami sono i punt. Ne serve un altro dopo un primo down di De’von Achane e un sack combinato tra Karlaftis e Chris Jones ai danni di un Tagovailoa in versione pupazzo di neve, tanto è immobile. Nel quarto quarto i Fins aspetteranno soltanto il fischio finale, guardando Mahomes realizzare un’altra marcatura, quella del 26 a 7 finale realizzata da Pacheco su snap diretto dopo una ricezione mostruosa, lunga 30 yards, di Rice. I Chiefs non impressionano, ma fanno quel che serve per vincere la partita e nei playoff serve soltanto fare questo. La prova di Miami, invece, è ampiamente insufficiente.

Numerose riflessioni da portare avanti in una lunga offseason

Comincia ufficialmente così la lunga offseason dei Miami Dolphins. Il primo punto all’ordine del giorno sarà come evitare una simile ecatombe di infortuni il prossimo anno. In uno sport come questo, tutte le franchigie devono vedersela con infortuni, anche gravi, ai propri titolari. Ma quando ne metti a verbale oltre 20 in un’unica regular season le questioni sono 2: o sei estremamente sfortunato o porti avanti una pessima preparazione atletica. Non di rado, la risposta corretta è la seconda.

Infortuni a parte, sarebbe bene anche risolvere la questione carattere, nel corso dei prossimi 7 mesi. È mai possibile che questa squadra mostri una versione di sé contro franchigie mediocri e cada in una così insopportabile incompetenza contro i più forti? Il problema riguarda soprattutto l’attacco. Guardiamo che è successo in questa partita. Una defense decimata ha fatto il suo, esattamente come contro Buffalo 6 giorni prima, tenendo duro e cercando di concedere il meno possibile alla offense avversaria che, nel caso qualcuno si fosse dimenticato, è attualmente campione del mondo ed è guidata dal miglior giocatore in attività. Certo, Vic Fangio non è attrezzato per i miracoli ma ha tenuto la squadra in partita per oltre due quarti. McDaniel e il suo attacco non hanno fatto nulla oltre al bel TD di Hill ma quel big play non è certo frutto dello schema di squadra, bensì dipende dalle capacità individuali di una superstar. Finché il capo allenatore non troverà modo di incidere di più nei big match e il QB non si dimostrerà meno molle nelle sfide che contano, gli Hill e i Jalen Ramsey del pianeta serviranno a ben poco.

Eccoci poi giungere alla questione più scottante di questo lungo periodo nel quale non si scenderà in campo: i rinnovi contrattuali. I nomi in scadenza sono numerosi, e molti sono piuttosto altisonanti: Tua Tagovailoa, Christian Wilkins, Emmanuel Ogbah, Jaylen Waddle, Xavien Howard… tutti vanno incontro alla fine del loro contratto o all’ultimo anno nel quale metteranno i loro servigi atletici al servizio del delfino verde acqua. Naturalmente, rinnovare tutti sarà impossibile per le restrizioni dovute al salary cap. Che succederà dunque? Chi resterà e chi no? Ritengo che, oggi come oggi, neppure Chris Grier sia in grado di rispondere a questa domanda. Una cosa però è certa, qualcuno andrà tagliato o scambiato. Ciò significa una cosa: difficilmente il roster dell’anno venturo sarà attrezzato come quello che abbiamo visto negli ultimi 5 mesi. Non vuol necessariamente dire che non sarà di livello, dal momento che ci attendono una lunga free-agency e il draft di aprile, ma prepariamoci a vedere alcuni dei nostri beniamini indossare altre casacche nel prossimo futuro. La rosa era stata costruita bene, durante la scorsa primavera, eppure non è riuscita a farci fare quel salto di qualità che ci auguravamo. Tagovailoa ha finalmente disputato una stagione intera ma, vista la sua performance nei playoff, sarebbe forse stato meglio rimettere in campo Skylar Thompson, il quale l’anno scorso, nel freddo di Buffalo, 31 punti li aveva messi a segno. Il numero 1 si è invece dimostrato qualcosa di molto lontano da quanto ha scritto sulla propria schiena.

Crediti fotografici: CNN.

Please follow and like us: