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Jon Gruden, e quella immensa voglia di nostalgia strapagata

L’operazione nostalgia non ha quasi mai funzionato, e sembra, per ora, che non stia funzionando nemmeno con Jon Gruden ai Raiders.

Jon Gruden

Prendete un ex allenatore di football, che vince un Superbowl in quella che era una delle franchigie più disastrate della NFC South (lo erano un po’ tutte, prima che la NFC South diventasse un riferimento per tutti), passato nella cabina di commento per la ESPN. Mettetelo ad allenare una squadra che ha già allenato, ma con cui non ha avuto la stessa fortuna di una volta. Dategli 100 milioni di $ per 10 anni, e otterrete l’attuale fallimento più grosso della storia dell’NFL. Si, perché Jon Gruden, di anni 55, poteva scegliere: continuare a fare il commentatore per la ESPN, oppure passare per Oakland, California, e ottenere il contratto più oneroso per un allenatore che si sia mai visto nella storia del football americano. Ha scelto di prendere la franchigia più povera attualmente dell’intera lega, firmare un contratto pesante, che lo lega per 10 anni, e ottenere in questa stagione una sola vittoria (ai tempi supplementari, contro una stoica Cleveland che non aveva nessuna voglia di perdere, e non meritava nemmeno di perdere per giunta).

L’operazione nostalgia non ha quasi mai funzionato: se prendiamo un esempio nostrano abbiamo Marcello Lippi; avrà si vinto come allenatore un mondiale nel 2006, ma dopo l’esperienza di Donadoni, è tornato a fare il CT per la nazionale italiana, e nel mondiale di Sud Africa 2010 è tornato a casa dopo 3 partite, e un girone eliminatorio da incubo.

In questo momento, Gruden viene totalmente vilipeso su qualsiasi sito e canale specializzato del football: lo accusano di qualsiasi cosa, dall’aver ceduto componenti importanti del roster, fra cui Amari Cooper ai Cowboys (questo per motivi di salary cap, oltre al fatto che Gruden si sta prendendo, dal punto di vista della liquidità della franchigia, una somma ingente di denaro totalmente slegata dal salary cap), facendo anche rumoreggiare lo spogliatoio e mettendo in discussione la sua credibilità come allenatore, fino al fatto che la sua visione di gioco mal si adatta ai ritmi dell’attuale NFL.

E come si potrebbe biasimare? È fuori dal giro di allenamento da ben 10 anni. Ha tentato di rivitalizzare un QB come Derek Carr mettendolo ad allenare con Peyton Manning durante l’estate, ma i risultati non si vedono: si rumoreggia che i Raiders lo stiano per scaricare, ma lui non vuole andare “da nessuna parte” (si pensa ai Giants, che anche loro non stanno attraversando un periodo felice). Marshawn Lynch non si vede quasi più: Beast Mode è l’ombra di se stesso, oltre al fatto che misteriosamente, nei momenti chiave di una partita, a 1 yard dal TD, non gli danno la palla (dove l’abbiamo già vista questa scena?).

Insomma, una franchigia che si appresta a trasferirsi a Las Vegas, con uno stadio di proprietà degno di questo nome ma pronto dal 2020 – al momento giocano ancora nello stadio multifunzione, come affittuari degli Athletics -, ma con dei macigni che si trascina dietro non di poco conto. E la stagione 2018 è solo al giro di boa.

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