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Touchdown Magazine Awards 2019
In attesa degli NFL Honors, Touchdown Magazine regala ai propri lettori l’elenco dei premi per la centesima stagione dell’NFL.
Mentre l’NFL si appresta ad annunciare gli awards della regular season nell’oramai tradizionale appuntamento degli “NFL Honors” alla vigilia del Super Bowl, giunto quest’anno alla sua nona edizione, Touchdown Magazine gioca d’anticipo e regala ai propri lettori l’elenco dei premi per la centesima stagione dell’NFL, su cui sta per calare il sipario.
MVP: Lamar Jackson, QB, Baltimore Ravens
Quasi un plebiscito nella redazione di Touchdown Magazine per il giovane QB dei Ravens, capace di rendere la propria squadra una macchina da guerra pressoché inarrestabile in regular season. Anche se i playoff non hanno sorriso a Jackson, questi awards sono dedicati alla stagione regolare e non c’è dubbio alcuno su chi sia stato il giocatore più decisivo della lega nell’autunno del 2019, senza nulla togliere agli altri grandi protagonisti di questa straordinaria annata, da Russell Wilson a Michael Thomas a Christian McCaffrey a Derrick Henry, per citare i principali. Le statistiche definitive di Lamar Jackson parlano chiaro: 265/401, 3127 passing yards, 36 passing TDs, 6 intercetti, 113.3 QB rating, 176 portate, 1206 rushing yards, 7 rushing TDs.
Offensive Player of the Year: Christian McCaffrey, RB, Carolina Panthers
Di misura invece l’affermazione di Christian McCaffrey, autore di una stagione semplicemente mostruosa anche se avara di soddisfazioni per i suoi Panthers. Per quanto un ricevitore del calibro di Michael Thomas, secondo più votato dalla nostra redazione, fosse un candidato validissimo, è stato impossibile ignorare i numeri spaventosi del giocatore più versatile della lega: McCaffrey ha chiuso la stagione 2019 con 287 portate per 1387 yards corse, 15 rushing TDs, 116 ricezioni per 1005 yards e 4 TDs. Non meno impressionante il fatto di avere subito un solo fumble in 403 azioni in cui la palla è passata per le sue mani. Un premio meritatissimo per il figlio dell’indimenticato Ed McCaffrey, membro dei 49ers nell’anno del loro ultimo Super Bowl e ripetutosi per due volte con i Denver Broncos di Mike Shanahan sulle sidelines e John Elway a QB, poco più di due decenni fa.
Defensive Player of the Year: T.J. Watt, OLB, Pittsburgh Steelers
Grande discordanza di pareri in redazione, con il fratello più giovane di J.J. Watt premiato ai danni di Stephon Gilmore (New England Patriots) e di Chandler Jones (Arizona Cardinals) in ragione della sua capacità di incidere sia come pass rusher che come linebacker utilizzabile efficacemente in copertura. Di altissima qualità i suoi numeri in ogni ambito della produttività difensiva: 55 placcaggi totali, 14.5 sacks, 8 fumbles forzati e 2 intercetti. Sicuramente un pezzo da 90 (come il suo numero di maglia) da cui gli Steelers potranno ripartire nel 2020.
Offensive Rookie of the Year: Kyler Murray, QB, Arizona Cardinals
Fra il serio ed il faceto (non vi riveleremo mai chi ha espresso un voto per David Blough, QB dei Lions titolare nelle ultime 5 partite stagionali…), il premio di miglior debuttante fra gli attaccanti va alla prima scelta assoluta del Draft 2019. Kyler Murray ha preferito il football al baseball e ci piace pensare che abbia fatto bene, come mostrato dalle incoraggianti cifre della prima stagione sul gridiron dei pro: 349/542, 3722 passing yards, 20 passing TD, 12 intercetti, 87.4 QB rating; 93 corse per 544 yards e 4 TD. A lui e a Kliff Kingsbury il compito di trovare le chiavi perché le sue qualità atletiche ma anche di braccio, siano sviluppate ulteriormente nel secondo anno, seguendo l’esempio del nostro MVP Lamar Jackson.
Defensive Rookie of the Year: Nick Bosa, DE, San Francisco 49ers
A parte un voto per il pur promettente Devin Bush, una vittoria per acclamazione per il fratello minore di Joey Bosa (mica male i geni di famiglia sia in casa Watt che Bosa). 47 placcaggi, 9 sacks, 1 intercetto ed 1 fumble forzato più tutta una serie di giochi che non necessariamente vanno sul listino delle statistiche per un edge rusher che promette di essere fra i difensori più entusiasmanti da vedere all’opera nella NFL per parecchi anni a venire. In più, dettaglio non da poco specialmente se paragonato agli altri giocatori sin qui premiati, a prescindere da come andrà domani sera, la presenza al Super Bowl è il fiore all’occhiello della prima stagione da pro di Bosa.
Coach of the Year: Kyle Shanahan San Francisco 49ers
A dispetto di qualche dibattito interno che ci ha visto esprimere elogi anche per allenatori che hanno creato assolute sorprese rispetto alle previsioni della vigilia o fatto mezzi miracoli nonostante condizioni di lavoro non ottimali (Mike Vrabel, Pete Carroll e Mike Tomlin i nomi circolati), il premio di migliore allenatore dell’anno non poteva che andare a Kyle Shanahan, il quale tra l’altro, a differenza invece dell’MVP, l’opera della regular season l’ha continuata nei playoff portando i suoi solidissimi e talentuosi 49ers fino alla finalissima di Miami. Superfluo dire che, per un ragazzo dal DNA speciale, l’obiettivo di emulare il padre Mike (vincitore da head coach di due titoli con i Denver Broncos di John Elway e Terrell Davis, tra gli altri) e portare un altro anello nel forziere di famiglia rappresenterebbe il coronamento di una carriera ancora in fase iniziale, data la giovane età. Vedremo se Andy Reid e Patrick Mahomes avranno da ridire o meno.
Offensive Assistant of the Year: Greg Roman, Offensive Coordinator, Baltimore Ravens
Lungi da noi attribuire a Roman le ragioni del successo travolgente del nostro MVP Lamar Jackson, ma ha fatto un po’ effetto vedergli passare davanti assistenti molto meno esperti o di successo nella selezione di nuovi head coach per le franchigie che hanno cambiato allenatore. Vero è che non sempre un bravissimo coordinatore si conferma bravissimo head coach (Pat Shurmur docet, per fare l’esempio più recente di coordinator che come capo allenatore proprio non gliela fa…ma la lista sarebbe lunghissima anche andato indietro nel tempo con nomi più di grido) ma Roman ha dimostrato sia con Kaepernick ad inizio decenno, sotto Jim Harbaugh a San Francisco, che ora con Lamar, di sapere disegnare un attacco esplosivo intorno alle qualità di QB atletici e mobili. Del resto, il biglietto da visita per l’attacco dei Ravens parla da sé: primo attacco per punti segnati, secondo per yards totali e primo per yards corse. Chissà che per lui il futuro non riservi qualche opportunità meno rischiosa dei Cleveland Browns.
Defensive Assistant of the Year: Robert Saleh, Defensive Coordinator, San Francisco 49ers
Totale compattezza di vedute in redazione per il Defensive Coordinator di Kyle Shanahan, che permette ai 49ers di portare a casa due premi su tre di quelli riservati agli allenatori. Anche per Saleh, non nascondiamo un po’ di stupore per la scarsa considerazione da parte dei club che erano alla ricerca di un nuovo allenatore capo, che tra l’altro nel caso del 41enne nativo del Michigan rappresenterebbe la prima volta di un head coach arabo-americano nella NFL. Certamente la partecipazione al Super Bowl di domani sera sarà un graditissimo premio di consolazione per Saleh, i cui giocatori saranno felicissimi di riaverlo alla loro guida nel 2020, dopo una stagione che ha visto la difesa dei 49ers dominare in lungo ed in largo, come dimostrato dalle statistiche: ottava per punti concessi, seconda per yards totali concesse e migliore difesa della lega contro i passaggi.
Executive of the Year (Ex Aequo): John Schneider, GM, Seattle Seahawks; John Lynch, GM, San Francisco 49ers
Non vi diremo mai, di nuovo, chi ha polemicamente votato per Jerry Jones, ma questo voto della redazione cela un concetto che in realtà è chiaro a tanti tifosi e commentatori che seguono la NFL con passione e competenza: la NFC West è la miglior divisione della lega ed il riconoscimento assegnato ai GM di 49ers e Seahawks è un attestato concreto di questa superiorità.
Per Schneider, sospinto anche dal tifo di alcuni membri della redazione, parla chiaro il fatto di avere messo Pete Carroll in condizione di lavorare serenamente ad un progetto il cui fulcro è, ovviamente, Russell Wilson. Nondimeno, le mosse della scorsa offseason hanno in buona parte pagato sul campo. Pur avendo lasciato partire Frank Clark con destinazione Kansas City in cambio di una serie di scelte ai draft 2019 e 2020, tra cui quella al primo round del Draft 2019 usata male per selezionare il sin qui deludente (eufemismo) LJ Collier, Schneider ha vinto la scommessa di sfruttare il terzo rounder arrivato dai Chiefs come parte di un pacchetto di picks scambiate per rientrare nel secondo giro e chiamare, al numero 64,il ricevitore di Ole Miss DK Metcalf, autore di una promettentissima stagione da rookie. Degna di nota anche la mossa di mercato che ha portato Jadeveon Clowney a Seattle alla vigilia dell’inizio della stagione.
Per quanto riguarda John Lynch, beh servono veramente poche parole. L’ex-safety dei Tampa Bay Buccaneers e Denver Broncos e finalista per l’elezione alla Hall of Fame nel 2020 (i cui prescelti della categoria “Modern Era” verranno annunciati anch’essi durante gli NFL Honors di questa sera) era stato accolto con enorme scetticismo quando Jed York lo scelse, nel gennaio del 2017, come nuovo GM dei 49ers che all’epoca stavano attraversando una crisi che sembrava frutto di una sorta di “maledizione” per il malo modo in cui era stata gestita la separazione da Jim Harbaugh. Malgrado la sola esperienza come commentatore televisivo dopo il ritiro dal football giocato nel 2008, Lynch si è dimostrato sin dal primo giorno un eccellente dirigente e i 49ers oggi si godono la grande intesa dell’accoppiata da lui formata con Kyle Shanahan.
Comeback Player of the Year: Ryan Tannehill, QB, Tennessee Titans
L’unico voto per Jimmy Garoppolo, al rientro dopo un 2018 molto sfortunato per la rottura del legamento crociato del ginocchio sinistro durante la terza partita di regular season, è stato letteralmente spazzato via da un altrettanto giusto e doveroso riconoscimento per Ryan Tannehill. E dobbiamo dire che, tenendo conto che il nostro voto risale al 2 gennaio, l’incredibile corsa nei playoff dei Titans valida questo premio. Certo, sappiamo già che ci direte che i Titans sono stati trascinati da difesa e Derrick Henry ma negare l’impatto che le prestazioni di Tannehill hanno avuto sulla squadra con sede a Nashville sarebbe qualcosa che forse solo i più amareggiati tifosi dei Dolphins arriverebbero a fare. La realtà, infatti, è che Tannehill ha dato ai Titans quella sicurezza che non avevano con Marcus Mariota e le sue statistiche giustificano pienamente questo premio: in dodici partite di regular season, di cui dieci da titolare, per lui 201/286, 2742 yards lanciate, 22 TD e 6 intercetti, 117.5 QB rating e 43 portate per 185 yards e 4 TD corsi.
(Photo Credit: Dale Zanin / USA Today Sports)
Autore: Redazione
Data di pubblicazione:
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