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Gli stadi NFL ai tempi del COVID-19

Mentre gli Stati Uniti faticano a controllare la diffusione del coronavirus, le franchigie NFL hanno reso pubblici i propri piani per gli accessi agli stadi.

Soldier Field Chicago

Mentre gli Stati Uniti ancora faticano a controllare la diffusione del nuovo coronavirus, con una situazione a macchia di leopardo fra i vari stati del paese, le franchigie NFL hanno reso pubblici i propri piani – flessibili, si intende – per gestire l’afflusso dei tifosi negli stadi in questa stagione “sui generis” cui ci apprestiamo a dare il benvenuto.

Il countdown per la nuova stagione NFL è oramai ufficialmente agli sgoccioli e uno dei temi più scottanti, in quest’ultima settimana di avvicinamento al kickoff, rimane la risposta della lega alla pandemia del COVID-19, che ancora non accenna a scemare a livello globale e ovviamente anche negli Stati Uniti. Malgrado la ragionevole soddisfazione dell’NFL per i protocolli di test del virus implementati da parte dei team durante i training camp estivi, la preoccupazione principale è ora legata all’incremento del rischio che sarà inevitabilmente associato con le trasferte che le squadre dovranno affrontare durante la regular season. Il contatto fra giocatori provenienti da stati differenti, con indici di trasmissione del contagio diversi tra loro, fa mantenere alto l’allerta ma per ora non spaventa, in ragione dell’obbligo di testare quotidianamente i membri (atleti, tecnici, magazzinieri, assistenti, etc.) delle squadre, tranne che nel giorno delle partite. Vedremo se le cose andranno altrettanto (ragionevolmente) bene anche nel football professionistico a stelle e strisce, come sono andate in NBA e NHL (un po’ meno in MLB) o in Europa o Sudamerica nel calcio.

La maggior parte delle franchigie ha annunciato che nel breve termine non sarà permessa la presenza di pubblico sugli spalti. Soltanto i Las Vegas Raiders ed il Washington Football Team hanno gettato la spugna e deciso preventivamente, preferendo l’eccesso di prudenza alla volatilità di piani soggetti all’imponderabile, di disputare le partite casalinghe dell’intera stagione a porte chiuse. Peraltro, é sorto un certo dibattito riguardo eventuali “vantaggi e svantaggi competitivi” fra chi, in un certo momento della stagione, potrà o meno usufruire della spinta del tifo di casa.

Se da una parte nientepopodimeno che il Commissioner in persona, Roger Goodell, non nuovo ad affermazioni da fare sollevare il sopracciglio, ha sostenuto con fermezza che non ci saranno differenze sostanziali fra l’avere o meno tifosi sugli spalti, dall’altro non tutti nell’ambiente hanno apprezzato le norme multiformi che i singoli club seguiranno, sulla scorta delle indicazioni degli organismi di sorveglianza sanitaria delle singole contee e dei singoli stati. In tal senso, per dare due esempi di reazioni difformi, Jerry Jones (i cui Dallas Cowboys intendono consentire l’accesso del pubblico al proprio stadio, seppur a ranghi ridotti e con modalità ancora non definite) si è ovviamente premurato di fare notare che non ci saranno vantaggi per chi avrà tifosi presenti rispetto alle altre squadre, mentre di parere diametralmente opposto si è dichiarato l’head coach dei Minnesota Vikings, Mike Zimmer. Al netto delle pressioni politiche intorno agli sport di squadra, le perplessità di alcuni addetti ai lavori hanno lasciato traspirare un certo sentimento strisciante, in virtù del quale sarebbe preferibile una decisione dall’alto, da 345 Park Avenue (sede dell’NFL a Manhattan), tesa ad imporre linee guida uniformi, il che però implicherebbe probabilmente una stagione interamente a porte chiuse, essendo ora come ora francamente impensabile autorizzare spettatori negli stadi di parecchie delle città che ospitano franchigie NFL.

Un altro elemento importante è rappresentato dalle istruzioni diramate dall’NFL il 3 di settembre riguardo l’utilizzo di “rumore artificiale”, ossia la riproduzione dei suoni tipici del pubblico negli stadi. Pena la possibilità di essere puniti dalla lega, i teams dovranno limitare il rumore artificiale a 70 decibel, con un massimo teorico di 75 (per intenderci, si pensi al rumore del pubblico sovrapposto a quello della musica, quando questa viene diffusa dagli altoparlanti). Si tratta in sostanza di un tono di rumore paragonabile a quello di un aspirapolvere, ben al di sotto dei 100 decibel che vengono registrati negli stadi più rumorosi del paese, come ad esempio quelli di Seattle o di Kansas City.

In sintesi, questo lo stato attuale delle politiche delle singole franchigie in merito all’accesso ai propri stadi:

– AMMISSIONE PARZIALE DEL PUBBLICO SIN DA WEEK 1: Miami Dolphins (13000 spettatori, circa 20% della capienza); Jacksonville Jaguars (25% della capienza); Cleveland Browns e Cincinnati Bengals (lo stato dell’Ohio ha permesso ad entrambe le squadre locali di ammettere al massimo 6000 spettatori per i primi due impegni in casa, con successiva rivalutazione della situazione); Kansas City Chiefs (22% della capienza, circa 17000 spettatori, per il Thursday Night contro i Texans, con cui si aprirà la stagione il 10 settembre 2020); Indanapolis Colts (massimo di 2500 spettatori ammessi).

– PORTE CHIUSE PER IL DEBUTTO CASALINGO: Denver Broncos, Carolina Panthers, New Orleans Saints (con possibilità, ancora da definirsi, di aprire in parte al pubblico alla seconda partita casalinga); San Francisco 49ers, Tennessee Titans.

– PORTE CHIUSE PER LE PRIME DUE GARE INTERNE/MESE DI SETTEMBRE (e successivo aggiornamento del protocollo): Buffalo Bills, New England Patriots, Pittsburgh Steelers, Houston Texans, Detroit Lions, Green Bay Packers (capienza stimata di 10-12000 spettatori se la riapertura di Lambeau Field sarà autorizzata in seguito); Minnesota Vikings, Tampa Bay Buccaneers, Atlanta Falcons, Arizona Cardinals.

– PORTE CHIUSE PER LE PRIME TRE GARE INTERNE: Seattle Seahawks.

– PORTE CHIUSE FINO AD ULTERIORE COMUNICATO: New York Jets, New York Giants, Baltimore Ravens, Los Angeles Chargers, Los Angeles Rams, Philadelphia Eagles, Chicago Bears.

– PORTE CHIUSE PER L’INTERA STAGIONE: Las Vegas Raiders, Washington Football Team.

– DA DEFINIRSI (con autorizzazione dello Stato del Texas a giocare a porte aperte con una capienza massima del 50% dei posti a sedere disponibili): Dallas Cowboys.

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