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Quello che accade a Las Vegas – PREVIEW Saints @ Raiders

Un cambio di città e un rinnovamento completo per i Raiders dovrebbe mettere in difficoltà i Saints, che arrivano con i favori del pronostico


Se l’Allegiant Stadium -nuova perla nera del deserto da quasi 2 miliardi di $- può diventare finalmente la casa dei Raiders, dipende anche da come stasera, nella notte del Martedì italiano, i Saints arriveranno a Las Vegas.

Las Vegas e New Orleans, un gemellaggio del divertimento

In un mondo senza Covid19, i tifosi di New Orleans sarebbero partiti con qualsiasi mezzo, avrebbero invaso la Strip, trasformandola in una temporanea Bourbon Street: alcol per le strade, centro pedonalizzato, divertimento, e si sarebbero trovati a casa, con i casinò che si affacciano su Las Vegas Boulevard (New Orleans ha un solo casinò, ma che gli affezionati del gioco d’azzardo conoscono molto bene). Ma stiamo convivendo con il Sars-CoV-2, quindi per questa stagione, la Marea Nera non sarà presente sugli spalti del nuovo stadio, che funzionerà anche come nuova casa dei Rebels della University of Nevada Las Vegas (squadra della Mountain West). Insomma, se i Raiders pensavano di impensierire una squadra che gioca in una città di divertimento, dove il consumo d’alcol per la strada è tollerato, dove il gioco d’azzardo e la buona cucina sono anche una parte del pacchetto turistico, siamo forse lontani.

Raiders, una partita da non sbagliare

Jon Gruden è uscito tutto sudato, quasi sfinito, dalla sfida contro i Carolina Panthers nella partita della Week 1. Il confronto a distanza con Matt Rhule è finito in favore dei Raiders per 34 a 30, ma le immagini della fine della partita parlavano chiaro: Gruden era sudatissimo, sfinito, quasi contento che la prima partita sia stata una vittoria, ma se avesse corso un tappone dolomitico in sella ad una Graziella forse si sarebbe stancato di meno.

Se i Carolina Panthers non sono comunque un ostacolo così ostico da superare, Gruden mette le mani avanti, dichiarando che il pericolo numero 1 dei Saints è IL giocatore di Football (con la F maiuscola) Taysom Hill.

Effettivamente, avere un Luke Skywalker improvvisato nella Morte Nera (un ennesimo soprannome del nuovo stadio di Las Vegas), non farà piacere a Gruden, che di football ancora ci capisce, e che sa che, a parte Michael Thomas che non è stato precauzionalmente convocato per una distorsione alla caviglia, l’attacco dei Saints è qualcosa che metterà a dura prova la difesa un po’ ballerina dei Raiders. Purtroppo il Re dei ricevitori della lega starà fuori dalle 2 alle 4 settimane, con la possibilità di già contro i Packers già nella week 3 (con un Aaron Rodgers con gli occhi della tigre, dopo che il draft 2020 è stato abbastanza indigesto per il futuro Hall of Famer). Se non dovesse farcela, dovrebbe tornare disponibile nello scontro casalingo contro i Chargers per metà ottobre.

Per quanto riguarda la lista infortunati, è proprio il dubbio che circonda Henry Ruggs III che dovrebbe tenere sulle spine i tifosi di casa: il ricevitore proveniente dall’Università dell’Alabama ha fatto vedere numeri importanti alla sua prima partita, e un infortunio al ginocchio lo ha messo in dubbio per la partita di stanotte.

New Orleans: Go Big or Go Home

I Saints hanno un calendario, fino alla bye week, davvero complicato: la prossima giocheranno in casa, contro i Packers, come abbiamo già detto. Poi ci saranno squadre che, se vogliono ancora sperare in un posto ai playoff, devono tirare fuori grinta e attributi (in ordine Lions, Chargers e Panthers), fino ad arrivare alla sfida contro i Chicago Bears, in completo spolvero, dopo aver vinto le prime due partite della stagione.

Hanno vinto la prima partita, in casa, contro dei Buccaneers che non sembravano affatto coesi, ma è un po’ l’effetto della mancanza delle amichevoli pre-stagionali, e anche l’arrivo di un nuovo QB ha fatto il resto. I Saints invece sono in piena corsa per un posto nei playoff, ma che devono ottenere con la mentalità di andare al Super Bowl, senza pensare a classifiche, piazzamenti vari, o addirittura ad un futuro salary cap mal gestito dal GM Mickey Loomis e dalla proprietà, che elargiscono assegni esagerati. La mentalità del “Go Big or Go Home” è forse quella che caratterizzerà i Saints per questa stagione: o si vince, e si vince il Super Bowl, oppure toccheranno anni di completa rifondazione, finché non troveranno la quadra sia nel salary cap, sia nella mentalità. Eppure, un Kamara rinvigorito dal rinnovo contrattuale, un Drew Brees che si sarà allenato come al solito in maniera maniacale, magari addirittura con Marquez Callaway, o Tre’quan Smith, può far sperare che il Monday Night di stanotte, sia a loro favore.

Saints favoriti, ma…

I Saints sono favoriti al circa 60% per la vittoria di stasera, nelle varie previsioni dei vari analisti della NFL, e anche se l’ultimo scontro è datato 2016 (vittoria dei Raiders per 35 a 34), le gerarchie sono un po’ cambiate. La difesa dei Saints ha retto l’urto contro i Buccaneers, e i Raiders sono risultati vulnerabili. Tuttavia questa stagione, come ci siamo detti più volte, è diversa dalle altre, e non potrebbe essere diversamente: dal 2017 in poi i Saints sono andati sempre ai Playoff, mentre i Raiders sono andati alla post season esattamente nel 2016, perdendo il turno di Wild Card contro i Texans, quando avevano ancora Khalil Mack che venne coronato Defensive Player of the Year. Ma è un football diverso, la partita di stanotte farà storia a se. Ricordandosi anche che “quello succederà stasera a Las Vegas, rimarrà a Las Vegas”.

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