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Super Bowl LVII: l’ora della verità per Chiefs ed Eagles

Patrick Mahomes o Jalen Hurts? Andy Reid o Nick Sirianni? Travis o Jason Kelce? Il Super Bowl LVII propone tanti temi tra Chiefs ed Eagles.

Travis Kelce e Jason Kelce, fratelli contro al Super Bowl Photo credit: Ed Zurga, AP

Tutto pronto a Glendale, Arizona, per il Super Bowl LVII, o se preferite, il Kelce Bowl, come qualcuno la ha scherzosamente rinominato, in omaggio ai due fratelli Kelce, straordinari interpreti del ruolo di centro (il più anziano, Jason, pilastro della linea offensiva dei Philadelphia Eagles) e tight end (il più giovane, Travis, target primario del gioco aereo dei Kansas City Chiefs). I Chiefs si presentano alla finalissima per la quinta volta (2-2 il loro record storico), mentre gli Eagles si giocano il titolo per la quarta volta (1-2) nell’era Super Bowl iniziata nel 1967 con la vittoria dei Green Bay Packers su, guarda caso, i Kansas City Chiefs.

Aldilà delle analisi basate in alcuni casi sulla “pancia” ed in altri sulla “testa”, ovverosia sui numeri, in questa breve presentazione vogliamo portare ai nostri lettori alcuni temi di lettura e, perché no, anche alcune curiosità, che potranno tornare utili per capire meglio le mosse della partita a scacchi che Andy Reid e Nick Sirianni hanno preparato nelle due settimane trascorse dai Championship Games in cui i Kansas City Chiefs hanno sconfitto i Cincinnati Bengals e i Philadelphia Eagles hanno avuto la meglio sui San Francisco 49ers.

Le analisi delle statistiche della regular season e della postseason dicono, anzi a tratti addirittura “gridano”, che gli Eagles hanno tutto per neutralizzare la minaccia dell’attacco #1 della stagione, grazie alla seconda miglior difesa assoluta e prima contro i passaggi, in ambo i casi per yards concesse, nonché leader nei sacks messi a segno in stagione regolare (ben 70). Una difesa, quella delle aquile della Pennsylvania che – sulla carta – non deve lasciarsi intimorire da quel miracolo della natura che risponde al nome di Patrick Mahomes. Eppure, è inevitabile non fermarsi solo alla “testa” ma coinvolgere anche la “pancia” e pensare anche agli “intangibles”, le qualità non tangibili, che trascendono i numeri e che spesso sono tutto quello che ci resta per, se non spiegare razionalmente, almeno gustarci la magia dello sport. Quello che Mahomes ha fatto vedere nell’AFC Championship Game contro i Bengals ha avuto dell’incredibile, considerate le condizioni della caviglia malconcia sin dal precedente incontro di playoff contro i Jaguars. Di più, Mahomes ha saputo distribuire la palla con sapienza per tutta questa stagione che sta giungendo al crepuscolo (67.1% di passaggi completati per 5250 yards, 41 touchdown lanciati contro 12 intercetti, 105.2 QB rating le sue cifre in regular season), guadagnandosi i galloni di MVP della stagione 2022 con merito. Pur orfano di Tyreek Hill, oggetto di scambio finito a Miami, Mahomes non ha solo riaffermato la partnership immarcabile con Travis Kelce (per lui 1338 yards ricevute, condite da 12 TD), ma ha anche permesso di raggiungere numeri importanti a ricevitori che, in tutta franchezza, non rappresentano dei ricambi adeguati di Hill, da JuJu Smith-Schuster a Marquez Valdez-Scantling ad una serie di comparse più o meno note come Mecole Hardman, Justin Watson e Kadarius Toney, per esempio.

Ed è proprio leggendo questi nomi, a parte Kelce, che si dovrebbe, a rigor di logica, dedurre che la difesa degli Eagles non debba sentirsi intimorita dai ricevitori della franchigia del Missouri, non solo per le prestazioni della propria secondaria, ma anche in ragione della pass rush assolutamente feroce che a Philadelphia è stata il marchio di fabbrica della stagione. Eppure, se ci fermiamo di nuovo un attimo a soppesare i dettagli, se da una parte gli Eagles hanno questi 70 sack di regular season più 8 in due gare di playoff come biglietto da visita, è doveroso sottolineare dall’altra che la linea offensiva dei Chiefs, pur non ritenuta da alcuni all’altezza della sfida, ha concesso solo 26 sacks in regular season (terza linea meno battuta dai pass rusher avversari) e 3 in postseason. Passando poi ad analizzare anche “l’altro lato del campo”, i Chiefs hanno avuto la seconda pass rush della lega con 55 sacks in regular season, il che può creare qualche grattacapo ad una linea degli Eagles che ne ha concessi 44. Certo, parlando di sack, entra in gioco la variabile rappresentata dal quarterback da proteggere e anche Jalen Hurts merita un capitolo a sé stante, per la stagione straordinaria di cui i suoi numerosi detrattori non lo avrebbero mai ritenuto capace, che ne ha fatto un candidato credibile a MVP, non fosse stato per l’incredibile Mahomes trovato sulla sua strada. Hurts ha la mobilità ed anche il corpo di ricevitori (con A.J. Brown e DeVonta Smith autori di una fantastica stagione, valsa ad entrambi più di 1000 yards ricevute) per mettere in crisi la difesa dei Chiefs, su questo non c’è dubbio. La grande domanda, che poniamo sul tavolo senza la benché minima intenzione di sminuire questo giocatore per il quale nutriamo grande ammirazione ed un’istintiva simpatia per la grande umiltà dimostrata sin dai tempi del college (ad Alabama prima e ad Oklahoma poi, dopo essere stato soppiantato da Tua Tagovailoa alla guida dell’attacco di Nick Saban) è quale sarà la sua condotta nel grande palco del Super Bowl e se le sue deficienze nel gioco di passaggio saranno opportunamente corrette e limitate, anche con l’aiuto di un adeguato piano tattico, compito di Nick Sirianni e del suo offensive coordinator Shane Steichen. Abbiamo menzionato en passant i trascorsi universitari di Hurts non per caso. Nella sua stagione da sophomore, nel 2017, la sua esperienza nella finalissima dei college playoffs si fermò al primo tempo, concluso con Alabama in svantaggio 13-0 contro i Georgia Bulldogs. Hurts fu sostituito da Tua ed il resto è storia, con la rimonta incredibile dei Crimson Tide, il titolo nazionale, la gloria per Tua e il ritorno di Hurts da backup nel 2018, prima di andare a cercare fortuna a Norman, dove un anno con gli Oklahoma Sooners gli rese la fiducia di potere essere uno starter di qualità.

Pass rush e risposta dei due quarterback prima ancora che delle line offensive, insomma, sono fra le principali chiavi di lettura tattiche che, nella nostra presentazione del Super Bowl, suggeriamo di tenere particolarmente d’occhio. Prima di concludere, qualche curiosità in ordine sparso, anche per non fare mancare quel pizzico di cabala che non fa mai male in queste occasioni:

  • Gli ultimi 9 MVP stagionali ad avere partecipato ad un Super Bowl lo hanno perso, risalendo fino a Kurt Warner nel 2001. Saprà Mahomes sovvertire il peso di questo “pronostico” ostile?
  • Nick Sirianni fu “licenziato” da Andy Reid quando questi assunse la guida dei Chiefs nel 2013. Usiamo le virgolette, perché in realtà Reid decise semplicemente di non trattenere Sirianni, che aveva ricoperto vari ruoli nello staff di Todd Haley e Romeo Crennel nei quattro anni precedenti l’arrivo di Reid in Missouri. Un “incrocio” importante quello fra Sirianni e Kansas City, sua prima franchigia da allenatore in NFL.
  • Parlando di Andy Reid, la mente non può andare ai 14 anni passati da capo allenatore sulle sidelines proprio degli Eagles. Uno degli incroci senza dubbio più “intensi” di questa sfida, anche a parecchi anni di distanza.
  • Del “derby” di casa Kelce abbiamo brevemente fatto menzione inizialmente e in gioco c’è la “supremazia” tra fratelli, dato che sia Jason che Travis hanno già un anello a loro appannaggio. Entrambi “bandiere”, se ci perdonate la metafora calcistica, dei rispettivi clubs, Jason è stato campione con gli Eagles nel Super Bowl LII vinto sui Patriots, mentre Travis ha trionfato con i Chiefs nel Super Bowl LIV contro i 49ers. In ogni caso, sarà la prima volta per un confronto tra fratelli al Super Bowl…

…e chiudiamo con la certezza che sarà, come al solito, un grande spettacolo da non perdere nella maniera più assoluta. Che lo seguiate in diretta o in differita, su DAZN o Game Pass, da soli o in compagnia, buon Super Bowl LVII da tutti noi di Touchdown Magazine!

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