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Una grande performance per Miami: Eagles sconfitti

Una splendida partita incorona i Miami Dolphins, che hanno la meglio sui Philadelphia Eagles e regalano un sorriso ai tifosi, in una stagione già segnata

Ryan Fitzpatrick ha guidato i Dolphins al trionfo

Fin dalla vigilia ci si attendeva una domenica difficile ed impegnativa per i Miami Dolphins, visto il tenore dell’avversario, quei Philadelphia Eagles che non più di due inverni fa si sono aggiudicati la partita delle partite, il Super Bowl, ma i pronostici sono stati disattesi. Analizziamo, nelle righe seguenti, che cosa è accaduto domenica all’Hard Rock Stadium, soffermandoci brevemente su quelli che sono stati gli highlights, le azioni più salienti di una sfida trionfale per Miami.

Partenza in salita

La sfida delle divise la vincono i padroni di casa, schierati con la sempre bella uniforme verde acqua con il vecchio logo del delfino con il casco, una divisa che ci porta indietro a tempi decisamente migliori; sul campo, però, la storia è ben diversa, poiché partono subito in attacco i Fins, con Ryan Fitzpatrick che vuole cercare DeVante Parker, nel corso del play, però, il ricevitore viene contrastato e sulla sua traccia si fa trovare pronto Ronald Darby per l’intercetto sul primo gioco della partita. Non esattamente l’inizio che Fitzpatrick, e i Dolphins, speravano. Carson Wentz e i suoi Eagles partono dalle 18 offensive e trovano subito un TD grazie ad una ricezione di 15 yards da parte del RB Miles Sanders. Sono passati 30 secondi e i Dolphins sono già sotto di 7 punti.

La risposta di Miami è un orrendo 3 e fuori con Fitz che subisce pure una sack da parte di Josh Webb. Philadelphia ha un campo meno corto del precedente, ma riparte comunque dalla metacampo offensiva. La difesa resiste al meglio che può e concede solo 3 punti: Jake Elliott, unico kicker della lega che, almeno fino a questo punto, non ha mai fallito, realizza anche questo; gli ospiti si portano sul 10 a 0.

Un primo down viene guadagnato da Miami solo grazie ad un fallo personale sul QB, dopodiché è ancora un pianto, altra sack, firmata questa volta da Derrick Barnett, e i padroni di casa ancora immobili. Philadelphia invece si muove eccome, grazie all’ex Jay Ajayi e a Dallas Goedert, il TE meno noto in rosa; il drive però viene minato da alcune penalità e occorre andare al punt. I Dolphins ingranano e regalano al pubblico una bella giocata da wildcat formation, nella quale Albert Wilson guadagna un primo down lungo, è l’ouverture a una giocata sensazionale: quarto tentativo e 4 con Fitz che vede Parker lungo la sideline sinistra, gli lancia la palla e il numero 11 la aggancia in maniera spettacolare, marcato stretto, e si mantiene in campo per portarla per 43 yards fino in meta: TD Dolphins e partita sul 7 – 10. Segue un possesso degli ospiti dove si vedono in azione i due WR Nelson Agholor e Alshon Jeffery, ambedue contribuiscono a muovere la palla in un possesso dove Wentz ha molto tempo per gestire l’ovale, grazie anche all’operato di Lane Johnson, diventato da pochi giorni il lineman più pagato della NFL per un motivo; a concluderlo è ancora Elliott, il quale centra i pali dalle 43 yards per il FG che allunga il vantaggio dei suoi.

Miami attacca con Patrick Laird come RB titolare, il quale guadagna un buon primo; poi è ancora il turno di Parker di splendere e guadagnare un altro primo in red zone; con il campo corto i Fins se la prendono comoda ma poi segnano grazie ad un efficace trick play: da quarto tentativo Matt Haack non calcia, bensì si inventa uno shovel pass dall’alto coefficiente di difficoltà – per un punter – con il quale trova Jason Sanders libero in meta per un originale TD. Dopo il punto addizionale, Miami si trova in vantaggio per 14 a 13. Questo punteggio resiste però poco dal momento che, al termine di un efficace 2 minutes drill, sporcato da qualche errore di troppo, gli Eagles trovano il TD su un passaggio corto di Wentz alla matricola J.J. Ortega – Whiteside, il quale realizza il primo touchdown della sua carriera. Philadelphia trova anche i 2 punti addizionali grazie ad una ricezione di Agholor e si va all’intervallo sul 14 a 21, con la squadra migliore in vantaggio ma una partita ancora aperta.

Un combattuto secondo tempo

L’attacco degli ospiti parte benissimo, Wentz percorre il campo e chiude un TD grazie ad Alshon Jeffery, marcato molto male va detto, e gli Eagles possono iniziare la ripresa da una posizione di relativa tranquillità, con 2 possessi di vantaggio. I Dolphins però non mollano e rientrano in campo cucendo assieme un grande drive, che comincia con Mike Gesicki pronto a ricevere due pass consecutivi, poi lo stesso fa Wilson prima di una corsa efficace di Myles Gaskin. La conclusione porta nuovamente la firma di Parker, però, che si fa trovare porto, in endzonee mette a segno il suo secondo TD della gara. Sfortunatamente però Sanders non centra i pali per il PAT, e Miami si deve accontentare di 6 puntf.

Wentz martella sul possesso successivo, soprattutto grazie ai suoi TE Zach Ertz e Goedert, ma poi un grande sack di Sam Eguavoen, coriaceo LB di Miami, arresta l’attacco, che si chiude con un nulla di fatto perché lo stantuffo Elliott fallisce il tentativo di field goal. Riparte allora Miami, con convinzione, come quella espressa da Allen Hurns, sempre pronto a ricevere e accorciare il campo, fino a renderlo a portata di braccia per Gesicki, che vince agevolmente la sfida con Jalen Mills, CB abbastanza più piccolo di lui fisicamente, e realizza il TD per i padroni di casa. Fitzpatrick evoca la conversione da 2 come un ossesso ma poi, quando la gioca, viene subito steso; Miami resta sul 26 a 28 e deve sperare che i due punti addizionali falliti non tornino a perseguitarla, al termine di questa sfida.

La partita arriva al quarto periodo con una situazione di punteggio apertissima. I Dolphins riescono a costringere gli avversari al punt e poi salgono in cattedra, nuovamente con un possesso concreto, efficace, farcito di una buona dose di giocate spettacolari. Data la scarsa resa del gioco sulle corse, Chad O’Shea e Brian Flores decidono di mettere tutto nelle mani di Fitzpatrick, e lui sembra apprezzare tale decisione: connette con Hurns, con Gesicki, con Parker che si rende protagonista di un’altra fantastica ricezione nel corso di quella che sarà celebrata, da tutti i media vicini ai Dolphins, come la sua migliore prestazione con la franchigia, poi con Laird che si crea in tal modo, da solo, il setup per la sua successiva segnatura, la quale arriva su una corsa di una manciata di yards.

La partita è bellissima a questo punto e Philadelphia è chiamata a rispondere per salvare le sue ambizioni di playoff, oltre che la faccia data la misura dell’avversario ma l’Hard Rock è, comprensibilmente, una bolgia, poiché nessun tifoso, da queste parti, ha mai pensato di mancar di rispetto alla squadra disertando in massa le partite o inscenando pagliacciate come quelle che qualche supporter poco degno di questo nome sta portando avanti a Cincinnati; per cui Wentz ha vistose difficoltà e gioca in maniera più scomposta rispetto a come faceva nei quarti precedenti. Il drive si chiude con un punt e Fitz può macinare un pò di cronometro. Pur con qualche rischio francamente eccessivo, i Dolphins muovono la catena e riescono a segnare un calcio, valido 3 punti, grazie a Sanders.

Gli Eagles non ci stanno e Wentz tira due frecciate che lo portano già in zona rossa, anche loro però devono accontentarsi del calcio, che Elliott realizza. Il principale nemico di Philadelphia ora però è il tempo, e occorre tentare un onside kick. Il calcio sembra buono ma Miami riesce a ricoprirlo con il cronometro che dice 1.51. Wentz si affida al disperato hail Mary pass con 2 secodni da giocare ma non c’è nulla da fare, vincono i Dolphins.

Dopo un pessimo inizio, i Dolphins aggiustano il tiro mostrando grinta, carattere e affiatamento tra attacco e difesa; gli ospiti sono una squadra che sulla carta è di un’altra categoria rispetto a Miami, però il football è strano e non sempre le partite vanno come la carta vorrebbe. Miami vince e convince, è il caso di dirlo questa volta, e chissà che il prossimo futuro non possa riservare qualche altra bella sorpresa.

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