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Un grande inizio: i Miami Dolphins passano a Foxborough
Un buon inizio per i Miami Dolphins che, pur soffrendo forse troppo, si impongono sui New England Patriots e volano primi in divisione.
Non è stata una partita memorabile ma, da premesse, una sfida molto equilibrata tra due franchigie che, sulla carta, si equivalgono. Alla fine l’ha spuntata chi ha intrapreso un rebuilding da più tempo, ovvero i Miami Dolphins, imponendosi con il minimo scarto, per 17 a 16 su dei New England Patriots che nel finale sono stati sul punto di vincerla.
Il racconto della gara
Per la quinta volta in tre anni Brian Flores sfida il suo maestro, Bill Belichick. Nell’occasione lo sfida a casa sua, presso il Gillette Stadium di Foxborough. La narrativa di maestro e alunno comincia a essere poco calzante, dal momento che è Flores a guidare la serie tra i due, con uno score di 3 vittorie e 2 sconfitte nei 3 anni che ha allenato a Miami.
In attacco iniziano i padroni di casa, affidandosi molto alle corse e accontentandosi di un punt. Nel drive di risposta, Miami non si limita a studiare l’avversario ma colpisce grazie a un attacco corale davvero efficace. Tua Tagovailoa inizia a scambiare con il suo compagno di college ad Alabama, la matricola Jaylen Waddle, e sono subito 17 yards. Poi si vedono anche Myles Gaskin, Durham Smythe e Salvon Ahmed. Miami muove la catena, Tagovailoa non commette errori e si libera molto rapidamente dell’ovale, arrivati sul tappetino di casa dei Pats, gli ospiti mettono in scena una RPO – run play option, azione nella quale il QB decide che fare della palla, se tenerla e correre o lasciarla al suo RB – perfetta, con il numero 1 che legge bene la posizione del mike – il LB centrale, quello che sceglie se attaccare il RB o il QB – e sceglie di correre con l’ovale, dritto in meta: 7 punti per Miami dopo il FG di Jason Sanders.
Sfortunatamente, la offense di Miami non sarà cosi fluida per l’intero match. Si accende invece New England con il QB Mac Jones, autore di una buona performance alla sua prima assoluta tra i professionisti, che comincia a sfruttare anche i passaggi dopo un primo drive basato esclusivamente sul gioco di corsa. Gioca bene con il ricevitore Jakobi Myers e con il RB, in gran partita, Damien Harris, il quale supererà le 100 yards corse al termine. Poi però uno sfortunato fumble sarà ricoperto da Eric Rowe, S di Miami, in un play che significherà 23esima partita consecutiva nella quale i Fins mettono a segno almeno un takeaway. Naturalmente, la striscia è la più lunga nella storia della NFL attraversando un periodo di 3 anni.
La parte centrale della partita, ovvero quella che arriva fino alla metà del terzo quarto, è un periodo in cui le difese giocano meglio dei reparti offensivi, bloccandoli spesso anche soltanto dopo 3 tentativi. In questa frazione di match, i padroni di casa forti della supremazia territoriale sembreranno più in palla degli avversari ma non andranno mai in testa. All’intervallo lungo arriveremo sul risultato di 10 pari, grazie a due field goal perfetti da parte dei due kicker, Sanders e Nick Folk, e al TD di Nelson Agholor, WR giunto quest’anno alla corte di Belichick che nel drive della segnatura registrerà anche una grande ricezione di 26 yards. Sulla sponda opposta, segnaliamo un tackle altamente spettacolare portato dal rookie Jevon Holland, chiamato in causa in pochi snap ma capace di far sentire molto bene la sua presenza in difesa.
Due quarti di sofferenza
La rimonta di New England appare nell’aria durante il secondo tempo, dall’altro lato, però, la difesa di Miami dimostra di essere ancora quella che si fece applaudire durante la scorsa stagione. I momenti chiave degli ultimi 30 minuti effettivi sono due ed entrambi vedono in regia gli ospiti. Il primo vede ancora protagonista Waddle, che segna un TD con ricezione da 3 yards a culmine di un altro grande attacco dei suoi, con Tagovailoa che comunica ottimamente con DeVante Parker, il quale riceve per 30 yards, Gaskin che si rende protagonista in ricezione e su corsa e il marchio di fabbrica dell’attacco Dolphins: la wildcat formation. Prima Ahmed e poi Malcolm Brown, ambedue su snap diretto, aprono la strada alla segnatura del rookie. Waddle si era reso colpevole, nel primo tempo, di un bruttissimo drop su bel lancio del QB, il quale lo aveva trovato liberissimo; nel complesso, però, il suo debutto è stato più che buono e il ragazzo ha mostrato di intendersi bene con Tua, così come di saper fare il gregario a Parker quando occorre liberare corridoi al compagno.
Il secondo episodio chiave, di fatto, decide la partita. A incorniciare il TD ora raccontato sono due calci di Nick Folk che fissano il punteggio sul finale 17 a 16. New England però ha 8 minuti abbondanti per vincerla, in seguito a un errore di Tagovailoa. Il QB di Miami, nel complesso autore di una buona partita, mostra ancora alcune lacune. Nel match si è infatti reso protagonista di un paio di errori mentali da matita rossa. Il primo, nel secondo quarto, volge a suo favore perché la secondaria Pats non riesce a intercettarlo ma il secondo, nell’ultimo quarto, corre il rischio di essere sanguinoso. Sotto pressione e in chiara difficoltà su un terzo e lungo, il QB con il numero 1 non prende il sack né si libera della palla buttandola fuori dalle linee, bensì la sparacchia lunga, finendo brutalmente intercettato. Come spesso accadeva anche l’anno scorso, a tratti Tua tende a strafare, ricercando la giocata da fuoriclasse anche quando è palesemente troppo difficile. Questo aspetto del suo gioco va corretto al più presto o costerà delle partite alla franchigia di Miami.
Dall’intercetto i Patriots imbastiscono un attacco efficace, che lascia ben sperare. Harris, Agholor e il dinamico duo di TE di New England, che da quest’anno può contare su Hunter Henry e Jonnu Smith arrivati in offseason, porta l’ovale in red zone. Lì, però, succede il patatrac, come si suol dire. Dentro le 10, Harris perde la palla a causa di un perfetto pugno sull’ovale di Xavien Howard, fino a quel punto poco più che spettatore non pagante, il quale poi ricopre anche la palla, causando il turnover che congela la partita e il risultato. Occorreva una giocata per vincerla ed è arrivata grazie a Howard, giusto per ricordare a chi voleva cacciarlo quanto sia importante il numero 25.
Miami non convince ma vince, in una domenica dove l’intera AFC viene sconfitta, Buffalo compresa, e questo è più che sufficiente. C’è ovviamente da migliorare ma questo lo sanno tutti.
Se il buongiorno si vede dal mattino
Cominciare con una W è sempre fondamentale. Ricordiamoci che l’anno scorso questa franchigia è rimasta fuori dai playoff a causa di una singola sconfitta che la lasciò indietro rispetto alle altre contendenti della AFC alla settimana 17, la quale la scorsa stagione era l’ultima di regular season. Le prime due partite del 2020, forse non a caso contro New England e Buffalo, esattamente come avverrà quest’anno, furono due sconfitte. Poi si perse anche a Denver una partita assolutamente alla portata di quei Dolphins, nonché a Buffalo nell’ultimo impegno stagionale, con una temperatura polare per chi vive a Miami e al cospetto di una signora squadra. Questa stagione la partenza è stata fatta con il piede giusto.
Le matricole si sono comportate bene – Jaelan Phillips a parte, non per particolare demerito bensì perché l’OLB ha preso parte a troppi pochi snap per essere adeguatamente giudicato – e da domenica vedremo anche Will Fuller, velocissimo ricevitore, forse la più intrigante aggiunta di questa offseason. Fuller era squalificato fino a questa gara compresa a seguito di un provvedimento risalente alla scorsa stagione, quando giocava con gli Houston Texans. Buona anche la partita di Michael Deiter, novello C, il quale guida una linea offensiva non eccelsa ma che ha dimostrato di poter lavorare bene di fronte a Tagovailoa, aiutato anche da un playcalling che gli ha concesso di liberarsi rapidamente della palla. Nel complesso, il QB ha lavorato al meglio in no huddle o con snap rapidi e veloci, simili a quelli che hanno caratterizzato il suo gioco ad Alabama. Non ci resta che vedere se le note positive di questa sfida faranno bella mostra anche domenica prossima, quando a Miami arriveranno i temibili Buffalo Bills, scottati dall’upset rimediato in casa contro i Pittsburgh Steelers.
Autore: Mattia Mezzetti
Data di pubblicazione:
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