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L’importanza di chiamarsi Tyreek: recap di Ravens – Dolphins

Epica sfida a Baltimore: i Dolphins rimontano nell’ultimo quarto e sconfiggono degli ottimi Ravens grazie al braccio di Tua e le gambe di Hill e Waddle.


Che bel victory monday.

Domenica abbiamo assistito a una remuntada storica dei Miami Dolphins in casa dei Baltimore Ravens. Gli ospiti partivano in svantaggio di 21 punti all’inizio del quarto quarto e hanno compiuto un’impresa mostrando gli attributi, come direbbe Tyreek Hill. Il ricevitore superstar aveva già dichiarato ai media che coach Mike McDaniel si portasse appresso una carriola dove riporli, al termine della week 1. Dopo la vittoria in week 2, il numero 10 ha parlato di cojones.

È difficile dargli torto, dal momento che per uscire in tal maniera da quel crepaccio ove ci ritrovavamo, è servito davvero portarli in piazza.

Un pessimo inizio

I primi tre quarti della sfida hanno raccontato una storia molto diversa da quella che poi ci siamo potuti godere nel finale.

Pronti via e kickoff ospite che viene riportato per 103 yards in TD da Devin Duvernay. La risposta di Miami è un INT in red zone che soffoca il drive.

Non avviene null’altro che sposti il risultato nel primo quarto, ma appare chiaro che l’attacco Fins sia un pò imballato e che la difesa abbia le sue belle gatte da pelare nel contenere un Lamar Jackson tonico, atletico come e più del solito, e che sta giocando per un contratto importante – il più importante di tutti, nella sua idea – dopo aver rifiutato la proposta di rinnovo di Baltimore.

Nel secondo periodo gli ospiti si fanno subito sotto, con Tua Tagovailoa che chiude un bel possesso in TD, grazie alla ricezione di 6 yards di Jaylen Waddle. Jason Sanders mette tra i pali il PAT e porta le squadre sul 7 a 7.

Poco male. I Ravens replicano immediatamente con un big play: pass lungo 75 yards di Jackson per Rashod Bateman che realizza il TD con l’infallibile Justin Tucker che segna l’addizionale, poi Miami in punt, poi altra segnatura Baltimore, grazie questa volta a Marc Andrews, assoluto protagonista del drive in ricezione, il quale da 1 sola yard di distanza trova i 6 punti.

Tua si fa intercettare di nuovo, per la seconda volta da Marcus Williams, e i padroni di casa scappano, grazie a un TD di 12 yards messo a tabellino da Demarcus Robinson. Il secondo quarto si conclude sul 28 a 7 per Baltimore.

Preludio

Nel terzo quarto le squadre si scambiano TD, uno per parte. Dapprima sono i Fins a segnare, grazie a Mike Gesicki e alla sua bella ricezione in meta da 14 yards, a conclusione di un possesso che ha percorso il campo per ben 85 yards. Jackson appare però incontenibile e con uno scramble lungo 79 yards – il più lungo della sua carriera – ribadisce in TD.

Grazie a questo play e ad altri meno significativi ma comunque degni di nota, il numero 8 supera Michael Vick diventando il QB con il maggior numero di partite nelle quali ha percorso almeno 100 yards in corsa.

Miami è a questo punto sotto di 3 TD e pochissimi si attendono una rimonta. Eppure la offense gioca decisamente bene, Tua e i suoi non hanno mollato e, anzi, spingono senza guardare lo score. Manca il gioco di corse, Tallone d’Achille ormai ben noto di questa squadra, nonostante la expertise di McDaniel, grande profeta del rushing game, eppure i passaggi sembrano funzionare eccome. Approfittando anche di una secondaria con tante assenze com’è quella di casa in questo match, lo staff di Miami continua a chiamare il pass, anche durante i lunghi minuti nei quali Hill rientra negli spogliatoi a causa di crampi prolungati.

In apertura di quarto periodo, è River Cracraft, WR convocato di fresco dalla practice squad, a chiudere al meglio il possesso ospite, con un TD da 2 yards al termine di un canonico drive lungo 75 che dura poco più di 3 minuti. C’è però Jackson in attacco.

L’epica conclusione

Marc Andrews Baltimore Ravens defeat

Marc Andrews incredulo, con un’espressione probabilmente comune a molti tifosi Ravens durante le fasi finali del match. Foto: Baltimore Beatdown.

Forse il momentum shift, ovvero il passaggio dell’inerzia della gara da un team all’altro avviene su un importante stop difensivo di Miami. A inizio quarto quarto, vediamo John Harbaugh tenere l’attacco in campo, per provare a convertire un quarto e corto, probabilmente grazie alle gambe di Lamar. Su quel play, Elandon Roberts e Trey Flowers spingono il blocco, mettono le mani sul numero 8 e lo atterrano. Turnover on downs. In quel momento pare poco, in realtà l’azione mette in moto un domino fantastico, per i colori dei Dolphins.

Hill riceve un passaggio per il primo down, poi Waddle non trattiene un lancio e corre il serio rischio di riconsegnare l’ovale al solito Williams, che lo marca nella circostanza, Tua però ci mette una bella pazza. McDaniel – playcaller in attacco – chiama quello che è già stato ribattezzato fuck it play dallo stesso capo allenatore: un lancio di 48 yards per Hill in corsa verso la end zone, che viene ricevuto e portato in meta. Sono 14 unanswered points per Miami, che ha molto tempo sul cronometro e si fa forza.

Perché le rimonte si materializzino, naturalmente, non basta una sola fase. Se l’attacco spinge la difesa deve sostenerlo e i ragazzi fanno esattamente questo. Al termine di un possesso senza spazi, Baltimore si trova con un quarto e 12 e va – chiaramente – in punt, essendo molto arretrata come posizione sul campo. I Fins non sono perfetti ma eccoli qui, quei famosi cojones di cui in apertura. Tagovailoa è protetto non eccellentemente ma comunque abbastanza bene, tanto che può alzare lo sguardo e vedere ancora il suo numero 10 che brucia difensori su difensori, a partire da quel rookie chiamato Kyle Hamilton che è arrivato con tante aspettative in viola e nero ma, durante questa partita, non ci ha capito molto. Sono 66 yards e un TD esplosivo per i Phins, che segnano il 35 a  35 con l’addizionale di Sanders, tornato una macchina da quanto stiamo vedendo in questo inizio di stagione. Uno stadio che sprizzava gioia da ogni poro è improvvisamente ammutolito.

I due attaccanti più in forma non chiamati Lamar Jackson per la formazione di casa sono Duvernay e Andrews e il drive successivo porta il loro nome, oltre alla sbavatura di Brandon Jones che commette un’interferenza difensiva, settando di fatto il campo per il miglior kicker che abbia mai indossato scarpini da football il quale non ha problemi ad andare in FG da 51 yards. Tucker la porta sul 38 a 35 ma non tranquillizza nessuno. Tua ha infatti ancora 2 minuti abbondanti.

Showtime Miami

Il brutale mondo dei 2-minutes drill non ammette errori.

Le partite spesso si vincono o si perdono dopo l’avviso dei 2 minuti del quarto quarto. Questi secondi sono il terreno di caccia dei grandissimi timonieri di questo sport, una ristretta elite nella quale Tagovailoa non aveva dimostrato di poter stare prima della partita a Baltimora. Una rondine non fa ancora primavera, per carità, però abbiamo visto Justin Herbert – infortunato – sciogliersi di fronte ai Kansas City Chiefs non più tardi di giovedì notte e perdere una sfida che poteva vincere in chiusura delle ostilità mentre il numero 1 dei Fins, quello che molti di noi (me compreso, non ha senso nasconderlo) dubitavano potesse dimostrarsi decisivo, vista la sua storia di notevoli errori decisionali, vincerla in grande stile.

I fatti ci narrano questo: Hill va in ricezione acrobatica, primo down. Chase Edmonds approfitta di un grande blocco di Greg Little e corre per delle ottime 28 yards, primo down in red zone. Infine arriva il coup de theatre: Tagovailoa vede il suo compagno dell’università Waddle liberarsi e lo serve 7 yards di lancio per il TD del 42 a 38 e tutti a esultare con il passo del pinguino coniato dal numero 17.

Restano 14 secondi ma la tirannia del tempo e lo shock della rimonta subita non bastano ai Ravens. Vince Miami in una maniera totalmente inattesa, sebbene dolcissima per chiunque tifi Dolphins.

Tyreek Hill Miami Dolphins Win

Tyreek Hill esulta dopo la ricezione che porterà al pareggio durante la sfida contro i Baltimore Ravens, di cui è stato grande protagonista. Foto: The Phinsider.

E adesso?

La gioia deve avere vita breve. Domenica c’è una partita chiave per la stagione, poiché a Miami scendono i Buffalo Bills, sulla carta sensibilmente più forti. Nel momento in cui scrivo, non so ancora se gli ospiti arriveranno con un record di 1-1 o di 2-0 alla week 3 ma al momento è irrilevante perché siamo all’inizio. L’importanza della sfida sta nel fatto che c’è in palio la virtuale supremazia nella AFC East, dunque un premio psicologicamente molto rilevante. Chiunque vincerà sarà il frontrunner divisionale andando verso ottobre, un mese nel quale le sfide si rivelano sovente decisive per il quadro playoff.

I nomi di Buffalo li conosciamo, non devo scrivere chi siano Josh Allen, Stefon Diggs, Von Miller, Matt Milano, Micah Hyde e una delle possibili rivelazioni di questo campionato, Gabriel Davis detto Gabe, un ricevitore fantastico.

D’altra parte, però, Miami ha questo Tyreek Hill. Sapevamo bene quanto fosse importante un asset come lui, e ci ha dimostrato nella sfida ora descritta che cosa significhi avere un’arma letale a roster, quanto meglio faccia giocare il QB e i suoi compagni. Non a caso le statistiche in week 2 sono allucinanti: Tua ha messo a verbale 36 passaggi su 50 tentati, con 469 yards lanciate e 6 TD a fronte di due intercetti. Mai ci saremmo sognati una simile statline con i little plays che venivano chiamati l’anno scorso. Waddle ha ricevuto per 171 yards su 11 passaggi dopo essere stato bersagliato 19 volte e ha segnato 2 TD. Hill ha fatto ancora meglio: le ricezioni sono 11 anche per lui ma i pass di Tua sono stati soltanto 13 nella sua direzione e lui li ha trasformati in 190 yards e due TD. Se non ci bastasse ancora, consideriamo che nella storia della NFL soltanto una franchigia può vantare un QB con oltre 400 yards in passaggio e più di 5 TD abbinati ad almeno due ricevitori firmatari di almeno 2 TD e 170 yards ricevute: i Dolphins da domenica sera.

Insomma, è chiaro a tutti che si può ambire a ben di più di quanto abbiamo racimolato in tempi recenti al termine questa stagione. Ciò non significa che siamo ai livelli dei Bills, una squadra già pronta per competere in un Super Bowl, siamo però in grado di giocarcela, a testa alta. Vedo ancora Buffalo favorita per domenica, mi aspetto però una sfida più equilibrata delle ultime a cui abbiamo assistito, contro di loro.

 

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