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NFL 2019 Power Rankings – Week #2

Power Rankings NFL dopo la prima giornata: I Patriots si confermano in tutto e per tutto la squadra da battere, bene Chiefs e Eagles.

Patriots Steelers week1 2019

I Patriots si confermano in tutto e per tutto la squadra da battere, nell’attesa di aggiungere Antonio Brown (a meno di altre sorprese…) alle armi a disposizione di Tom Brady. Buona la prima anche per i Chiefs, con Mahomes che riprende da dove aveva interrotto e per gli Eagles, che però soffrono non poco contro i Redskins. Fantastica prova di Prescott e i Cowboys volano sui Giants. Male o anche malissimo Bears e Steelers.

#1 (=): New England Patriots (1-0-0) – Se facessimo copia e incolla dei giudizi degli anni scorsi, ci ripeteremmo ma non ci sbaglieremmo. Cambiano giocatori, patiscono il ritiro di una star come Gronkowski ma finché BB e TB12 sono lì, non c’è verso, resteranno sempre la squadra da battere. Devastano gli Steelers nel modo più convincente possibile e ora la domanda che si pone è se Antonio Brown sarà la ciliegina sulla torta o una possibile distrazione sulla strada di un’altra stagione da protagonisti.

#2 (=): Kansas City Chiefs (1-0-0) – Chiaramente, noi siamo come San Tommaso e chiediamo a Mahomes di confermare quanto di fenomenale e messianico ci ha fatto vedere nel 2018, per accertarci che non si stia trattando di una “one-year wonder”. Stando a quanto mostrato a Jacksonville, non ci sarà bisogno di chiedergli il permesso di mettere la nostra mano nel suo costato per un’intera stagione. Ribadiamo che, ad oggi, la minaccia più seria per i Pats arriva dalla AFC stessa.

#3 (+2): Dallas Cowboys (1-0-0) Chi scrive non si vergogna a ripetere che Dak Prescott, del quale comunque ha sempre avuto stima pur non ritenendolo la seconda venuta di Troy Aikman, probabilmente non vale tutto quello che (secondo i rumors) sta chiedendo a Jerry Jones per rinnovare il suo contratto, però non ha nemmeno problemi a scrivere molto onestamente che quello visto contro i Giants è un Prescott formato franchise QB. Attendiamo conferme contro avversari più pericolosi.

#4 (-1): Philadelphia Eagles (1-0-0) Niente allarmi a Philly, però la sofferenza patita contro i Redskins non era stata preventivata. Possono lasciare il passo ai Cowboys per il momento ma, alla luce di quanto anche mostrato da altri rivali, manteniamo inalterata l’opinione che per ora il meglio della NFC potrebbe uscire dalla NFC East.

#5 (-1): New Orleans Saints (1-0-0) Potevamo immaginarci una sfida più pazza che quella contro i Texans come primo Monday Night stagionale, dei due giocatisi alla prima giornata? No e per quanto i Texans si siano un po’ suicidati (dopo avere peraltro approfittato di un semi-suicidio dei Saints stessi) non si può non riconoscere a Brees & co di avere cuore e testa per provare fino in fondo a rimediare alla delusione del 2018.

#6 (+1): Los Angeles Rams (1-0-0) – Avevano uno degli esordi più difficili della NFL, sul campo dei Panthers e hanno subito risposto presente. Interessante avere visto un uso moderato di Todd Gurley, di cui occorre preservare il ginocchio per una stagione intera piuttosto che vederlo bolso durante i playoffs, nel contesto di un gioco di corsa efficientissimo e che toglie pressione da un Goff apparso ancora in rodaggio.

#7 (+3): San Diego Chargers of Los Angeles (1-0-0) – Non siamo certi che valgano la settima piazza ma si confermano squadra da top 10 con una prestazione di grande carattere contro i nuovi Colts dell’era dopo Luck. Una grande prova per Austin Ekeler (12 carries, 58 yds, 1 rush TD, 6 rec, 96 rec yds, 2 rec TDs), mentre Melvin Gordon dovrebbe cominciare a contare i $ che sta perdendo, piuttosto che pretenderne una quantità al di sopra del suo reale valore di mercato.

#8 (+4): Minnesota Vikings (1-0-0) – Ci consentirete una battutaccia, tanto più che chi scrive è un grande estimatore di Kirk Cousins (dell’uomo prima ancora del giocatore)? I Vikings hanno trovato il modo di valorizzare al meglio l’apporto del proprio QB. Come? Semplicemente non facendogli lanciare quasi mai la palla (8/10, 98 yds, 1 TD, 140.8 QB rating).

#9 (+10) Baltimore Ravens (1-0-0) – Primo grande balzo in avanti stagionale ma, per favore, cerchiamo di capirci. Hanno distrutto i Dolphins, non esattamente i Bears 1985 e nondimeno hanno approfittato della prima disastrosa uscita stagionale di Browns e Steelers, da tutti giudicati come i più accreditati pretendenti alla corona della AFC North. Detto questo, complimenti a Lamar Jackson per la straordinaria prestazione di Miami (17/20, 324 yds, 5 TDs), in attesa di test che lo metteranno alla prova in modo certamente più serio.

#10 (+4) Green Bay Packers (1-0-0) – Lungi da noi avere un atteggiamento da “volpe e uva” ma non è che i Packers a Chicago abbiano fatto un figurone. Buona la difesa, contro un attacco però altamente inefficiente e attacco non esattamente esplosivo, contro una difesa però come sempre dominante. Chiaro che alla fine qualche giocata Rodgers la fa e crea un vantaggio importante rispetto a chi dall’altra parte non riesce a muovere le chains ma aspettiamo ad annoverare nuovamente i Packers nell’élite della NFC.

#11 (=): Seattle Seahawks (1-0-0) – Concedono tanto, ma veramente tanto, ai Bengals che nessuno pensava avrebbero infastidito così tanto al Century Link Field. Ciò che conta, alla fin dei conti, è la W ma a Pittsburgh, contro gli Steelers reduci dalla batosta di Foxboro, servirà una marcia in più.

#12 (+8): Tennessee Titans (1-0-0) – Avevamo paventato che, fra il ritiro di Luck e le lune dei Texans e dei Jaguars, i Titans potessero approfittarne e avviarsi a luci spente a contendersi la AFC South. Non ingannatevi: la compagine di Vrabel è una buona squadra, completa e tosta e che non ha una chance solo in virtù dei limiti altrui. La gara assolutamente dominante giocata a Cleveland contro la squadra forse più “pompata” di tutta la preseason ha lanciato un messaggio forte e chiaro.

#13 (-5): Chicago Bears (0-1-0) – Prima giornata, non facciamo precipitare le cose, d’accordo. La difesa, pur orfana di Vic Fangio, ha mostrato il solito piglio dominante anche sotto la guida, perfino più aggressiva se possibile, di Chuck Pagano. Mettiamo pure la sconfitta in conto a Matt Nagy, cui consiglieremmo meno spocchia e più fatti, così come gliela mettemmo in conto alla prima giornata del 2018 a Green Bay. Tuttavia, all’inizio della terza stagione da pro, inizia a diventare difficile confrontare le prestazioni di Trubisky con quelle di Mahomes e anche, non scordiamocelo, di Deshaun Watson, senza provare un po’ di imbarazzo. Un po’ tanto, anche. Si sveglino presto sia Nagy che Trub o i fasti dell’anno scorso si riveleranno molto passeggeri.

#14 (+7): San Francisco 49ers (1-0-0) – Al netto di qualche atteso disastro made in Garoppolo, ha fatto impressione il contributo della difesa nella vittoria di Tampa che mantiene i 49ers in linea di galleggiamento con Rams e Seahawks. Il tempo ci dirà se ne saranno degni rivali

#15 (-9): Pittsburgh Steelers (0-1-0) – Ripetiamo concetti già espressi a lungo in passato: anche senza AB e Bell, gli Steelers hanno troppa qualità per non apparire inaccettabile il penoso spettacolo di impreparazione ad ogni livello mostrato contro i Patriots. Se vogliono ancora nutrire speranze di infastidire New England (e Kansas City) devono velocemente cambiare marcia. Altrimenti non ci resta che continuare a chiederci e chiedere perché Mike Tomlin goda di più vite di un gatto senza che nessuno all’interno della franchigia lo metta in discussione.

#16 (=) Indianapolis Colts (0-1-0) – Perdono soltanto all’overtime una sfida giocata a lungo alla pari con i Chargers ma lanciano segnali molto positivi nei confronti di chi li riteneva spacciati in assenza di Luck. Bene Jacoby Brissett (21/27, 190 yds, 2 TDs, 120.7 QB rating), molto bene Marlon Mack (25 carries, 174 yds, 1 TD). La trasferta di Nasvhille con i Titans potrebbe già dire molto sull’indirizzo che potrebbe prendere la AFC South.

#17 (-4): Jacksonville Jaguars (0-1-0) – La sconfitta casalinga contro i Chiefs ci può anche stare, per quanto strida la differenza fra una squadra affondata dopo avere sfiorato il Super Bowl nel 2017 (i Jaguars) ed una che si dimostra all’altezza delle ambizioni di Super Bowl coltivate nel 2018 (i Chiefs). La vera, brutta notizia è però la clavicola rotta di Nick Foles, che rischia di pesare come un macigno sulla stagione dei Jags.

#18 (-9): Cleveland Browns (0-1-0) – Uno sfoggio di impreparazione di cui i Browns, che tanto hanno parlato e fatto parlare di sé nella offseason e preseason, dovrebbero vergognarsi per trarre le energie giuste per riscattarsi quanto prima e non buttare dalla finestra il talento accumulato da una dirigenza che appare finalmente competente. Se poi Odell Beckham si decidesse a comportarsi da giocatore di football anziché scendere in campo (ed annunciare che lo rifarà e chissenefrega delle eventuali multe della lega…) con un orologio da 350 mila dollari al polso, forse la squadra ne beneficerebbe.

#19 (-2) Carolina Panthers (0-1-0) – Hanno lottato tanto contro i Rams e messo in mostra un Christian McCaffrey in grande spolvero (19 carries, 128 rush yds, 2 rush TDs, 10 rec, 81 rec yds) ma se Cam Newton non si prende cura del pallone (1 INT e 1 fumble perso per lui) e se la difesa non riesce a limitare gli avversari, allora neanche un superman come il RB ex-Stanford può bastare.

#20 (-2) Houston Texans (0-1-0) – Erano riusciti, cavalcando un magico two-minute drill di Deshaun Watson (per lui 20/30, 268 pass yds, 3 pass TDs, 4 carries, 40 rush yds, 1 rush TD) a scavalcare miracolosamente i Saints, dopo avere condotto le danze per grande parte dell’incontro, eppure sono riusciti a suicidarsi e concedere agli avversari una chance di field goal poi realizzata. Sembrano, ancora, la grande incompiuta di sempre. La sfida casalinga contro i Jaguars offre un’opportunità di pronto riscatto.

#21 (+3): Buffalo Bills (0-1-0) – Non memorabile la vittoria di Meadowlands sui Jets ma comunque indice di una mentalità coriacea, culminata con il 14-0 dell’ultimo quarto e che lascia speranze di essere la meno inadeguata alternativa ai Patriots in una AFC East dove, tanto per cambiare, la mediocrità alle spalle dei leaders indiscussi sembra farla da padrona assoluta.

#22 (-7) Atlanta Falcons (0-1-0) – Li lasciamo qua sulla base del talento ma le cose non sembrano essere cambiate granché dall’anno scorso e la sconfitta di Minneapolis è stata bruttina per non dire peggio. O si svegliano presto (ma il Sunday Night contro gli Eagles, seppure in casa, non sarà certo un’occasione delle più agevoli) o sarà dura colmare il gap con i Saints.

#23 (+4): Oakland Raiders (1-0-0) – Non c’è che dire, una bella sorpresa i Raiders che vincono in modo convincente all’esordio contro i Broncos. Davvero un bel modo di chiudere una volta per tutte le polemiche della telenovela Antonio Brown. E forse, più che dalla cura Gruden, i ragazzi in silver and black sono stati galvanizzati proprio dalla vergogna di avere avuto come compagno di squadra un personaggio che tutto voleva meno che contribuire al successo del gruppo.

#24 (-2): Detroit Lions (0-0-1) – I giocatori in campo hanno fatto la propria parte nel tentativo di rovinare il debutto tra i pro di Kyler Murray ma purtroppo, ancora una volta, errori di strategia e gestione del cronometro da parte di Matt Patricia sono costati troppo caro. Legittimo iniziare a chiedersi se Patricia abbia realmente qualche qualità fuori dal comune, a parte essere un protégé di Bill Belichick.

#25 (+3): Washington Redskins (0-1-0) – Bruciano 17 punti di vantaggio a Philadelphia ma lottano ben al di sopra delle aspettative. Ancora poco chiaro il motivo per cui Adrian Peterson non sia stato attivato ma Jay Gruden farà bene a provvedere a schierarlo subito per cercare la prima W stagionale (difficile…) contro i Cowboys.

#26 (-3): Denver Broncos (0-1-0) – Ancora è presto per giudicare i nuovi Broncos ma il buongiorno non si è visto dal mattino e, al netto della buonissima prestazione dei Raiders nel misto erba-terra del Coliseum di Oakland (ci mancherà vedere questo retaggio di tempi antichi, con baseball e football a condividere il campo a fine estate / inizio autunno), dalla difesa di una squadra di Vic Fangio ci si aspettava sicuramente di più.

#27 (+2): Cincinnati Bengals (0-1-0) – Cominciamo con i progressi più legati alle mancanze altrui che ai meriti di chi ha avanza…però nel caso dei Bengals, francamente la partita di Seattle è stata molto combattura e una sconfitta di un solo punto è più che onorevole. Grandi numeri per Andy Dalton (35/51, 418 yds, 2 TDs, 106.5 QB rating, peccato per i due fumbles persi) e chissà che non ci siano gli ingredienti per una stagione molto meno triste di quanto dicano le previsioni.

#28 (-3): Tampa Bay Buccaneers (0-1-0) – Bruce Arians è stato chiamato essenzialmente per sistemare i problemi di Jameis Winston. Bruce Arians ha essenzialmente lasciato il ritiro dorato della pensione convinto che Winston sia un QB con cui si può lavorare per vincere. 3 intercetti (di cui due pick-six) non sono il modo migliore per cominciare questa partnership. Tempo al tempo, però, perché Arians è un fior di allenatore e merita pazienza.

#29 (-2): New York Jets (0-1-0) – C’è Le’Veon Bell, c’è Adam Gase ma la solfa sembra sempre la stessa per i Jets. Bruciare 13 punti di vantaggio nell’ultimo quarto in casa contro i Bills non è certamente un esordio da sogno. Molto lavoro ancora per Darnold e compagni prima di sperare di rivedere le stelle.

#30 (+2): Arizona Cardinals (0-0-1) – Alti e bassi alla prima per Kyler Murray e Kliff Klingsbury ma alla fine i Cardinals strappano, non senza la complicità dei Lions, un pareggio in overtime che tutto sommato offre una piccola soddisfazione nel mare di dubbi in cui si era aperta la stagione della franchigia del deserto.

#31 (-1): New York Giants (0-1-0) – Essere spazzati via a Dallas, per questi Giants, in questo momento non significa quasi nulla. Primi snaps per Daniel Jones in garbage time. Shurmur sarà perseguitato per l’intera stagione da domande su dualism tra i suoi due QB.

#32 (-1): Miami Dolphins (0-1-0) – Ve lo diciamo molto francamente: non crediamo al tanking in uno sport dove gli atleti mettono carriera (e salute di lungo termine) a rischio quasi in ogni giocata. La realtà ci sembra più semplice. I Dolphins hanno una rosa terribilmente sprovvista di qualità e puntano a ricostruire tutto letteralmente da zero. La grande incognita è certamente Brian Flores ma aldilà dell’allenatore dev’essere chiaro che le rifondazioni radicali richiedono tempo e pazienza. Anche a costo di finire la stagione 0-16.

(Photo credit: Steven Senne/AP Photo)

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