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Kyle Shanahan vs Andy Reid: una battaglia tra geni dell’attacco

Il Super Bowl di stasera, nel centenario dell’NFL ruota anche intorno al confronto fra due tecnici di assoluto livello, Andy Reid e Kyle Shanahan.

Andy Reid e Kyle Shanahan Super Bowl LIV

La sfida per l’anello nella stagione del centenario dell’NFL ruota anche intorno al confronto fra due tecnici dal pedigree di assoluto livello, difficile da eguagliare tra i loro colleghi in tutta la NFL, entrambi geni offensivi, ciascuno con la propria filosofia.

Kansas City Chiefs vs. San Francisco 49ers, ovvero Super Bowl LIV, ovvero Patrick Mahomes vs. Jimmy Garoppolo, ovvero l’attacco dei Chiefs contro la difesa dei 49ers e tante altre sfide nella sfida ma anche e forse soprattutto il duello fra due allenatori rappresentanti di generazioni diverse ma accomunati dal grande genio offensivo e da alcuni intrecci di vita e di carriera davvero sorprendenti.

Da una parte Kyle Shanahan ed il suo DNA con i geni degli “X’s e O’s”, come sono chiamati in America i segni usati per tracciare schemi alla lavagna, ereditato dal padre e mentore Mike Shanahan, uno dei grandi coach dell’NFL moderna, con due Super Bowl conquistati con i Denver Broncos di John Elway a fine anni ’90. Dall’altra Andy Reid, allievo di Mike Holmgren con cui vinse da assistente il Super Bowl XXXI con i Green Bay Packers guidati da Brett Favre prima di essere sconfitto, proprio da Mike Shanahan e dai suoi Broncos, nel Super Bowl dell’anno successivo.

Da una parte un quarantenne rampante, primo esponente insieme a Sean McVay della nuova schiera di giovani guru diventati precocemente capo allenatori (dopo di loro, Matt Nagy che guarda un po’ era stato offensive coordinator di Reid ma anche Matt LaFleur, Zac Taylor, Kliff Kingsbury e ora Kevin Stefanski) sulla scia della loro fama di “uomini che sussurrano ai quarterback” e li rendono produttivi anche quando questi sono mediocri; dall’altra, colui che da più anni in assoluto (dal 1999) è ininterrottamente head coach in NFL, uno degli ultimi “rami” del leggendario “coaching tree” di Bill Walsh e a sua volta tronco da cui è germogliata una delle “fioriture” più feconde dei tempi recenti, con ben cinque ex-assistenti che oggi ricoprono l’incarico di head coach nella lega.

Non sono solo carta d’identità e personalità a tracciare una netta differenza tra Andy Reid e Kyle Shanahan ma anche l’origine delle proprie convinzioni offensive. Si potrebbe pensare che entrambi siano depositari del sapere antico ed esoterico che si riconduce al “demiurgo” della West Coast Offense, il leggendario Bill Walsh che guidò i San Francisco 49ers di Joe Montana a 3 Super Bowl negli anni ’80 e i cui insegnamenti hanno lasciato un segno indelebile sugli schemi offensivi del football negli ultimi 30 e passa anni ma la realtà è più sfumata, anche se riconduce sempre e comunque a San Francisco e ai 49ers.

Mike Shanahan, da cui il figlio Kyle ha imparato tanto, fu offensive coordinator dei 49ers sotto la guida di George Seifert, delfino di Bill Walsh che ereditò i 49ers e li seppe condurre ad altri due Super Bowl, il primo dei quali fu vinto con Mike Holmgren come offensive coordinator (sì, il mentore di Andy Reid a Green Bay nel prosieguo degli anni ’90) ed il secondo con appunto Mike Shanahan in staff. Shanahan senior fu inevitabilmente esposto a concetti di West Coast Offense durante la sua esperienza ai 49ers ma sviluppò un proprio credo tattico basato su un uso preponderante del gioco di corsa, sostenuto da un formidabile zone blocking scheme, come poi dimostrò con enorme successo a Denver al punto da permettere a John Elway di coronare una carriera straordinaria con due anelli nelle sue ultime due stagioni da QB titolare dei Broncos. Holmgren e i suoi numerosi discepoli (oltre a Reid, vale la pena citare almeno Jon Gruden) rimasero invece più fedeli all’eredità della West Coast Offense di stampo “walshiano”, che Reid ha certamente fatto sua ponendo un’enfasi molto netta sulla centralità del QB, come dimostrato negli anni in cui Donovan McNabb guidava i suoi Eagles ma anche, più recentemente ai Chiefs, con Alex Smith e soprattutto ora con Patrick Mahomes. Di certo c’è che Kyle Shanahan ha ereditato lo stile aggressivo e basato sulla corsa (vedere l’NFC Championship Game di due settimane fa per credere…) del padre e le sue reazioni stizzite quando gli è stato chiesto in passato se, forse per il solo fatto di essere approdato ai 49ers, il suo schema fosse una riedizione della West Coast Offense, confermano la differenza della scuola di pensiero “made in Shanahan”. Entrambe le evoluzioni, comunque, hanno assicurati negli anni grande successo ai rispettivi seguaci, anche se sia Kyle Shanahan che Andy Reid hanno sofferto delusioni cocenti quando si è trattato di tradurre la sapienza offensiva in trofei.

Per Reid, la sconfitta patita con i suoi Philadelphia Eagles nel Super Bowl XXXIX per mano dei New England Patriots rimane, a 15 anni di distanza, una ferita aperta, resa più dolorosa dall’incapacità cronica delle sue squadre, sia gli Eagles che i Chiefs, di tornare al grande show finale malgrado 4 NFC Championship Games persi con Philly e 1 nella AFC (lo scorso anno, sempre contro i Patriots) con Kansas City. Per Shanahan, manco a dirlo, la cicatrice che non dà pace è quella rimasta dopo il Super Bowl LI quando da offensive coordinator degli Atlanta Falcons vide la propria squadra bruciare un vantaggio di 28-3 per cedere in overtime, tanto per cambiare ai Patriots, in una partita che resta un esempio di rimonta leggendaria nella storia del Super Bowl.

Gli spettri del passato aleggeranno anche su Miami questa sera ma uno dei due contendenti romperà l’incantesimo. Sarà il Super Bowl LIV la partita della consacrazione per Kyle Shanahan, capace di consegnare alla storia il primo duo composto da padre e figlio entrambi campioni NFL da capo allenatore? O sarà forse l’opportunità per mettere il punto esclamativo alla carriera di Andy Reid, un viaggio che avrebbe tutto per concludersi a Canton, Ohio (nella Hall of Fame, per i profani) ma cui manca la ciliegina sulla torta di un agognatissimo anello?

(Photo credit: Scott Winters/Icon Sportswire)

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