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Chiamati a fare sul serio: preview di Seahawks@Dolphins

Grande partita domenica: a Miami arrivano i lanciatissimi Seattle Seahawks. I Dolphins possono fermarli? Quali sono le principali chiavi della sfida?

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Freschi e pronti a tornare in campo

I Miami Dolphins hanno giocato la loro ultima partita 10 giorni fa. Era giovedì sera – notte italiana – contro i Jacksonville Jaguars nel TNF. Quella sfida si chiuse con un buon successo per i Fins, 31 a 10 e prima W stagionale riportata a casa, in direzione sud sulla I95 che costeggia l’Atlantico dall’arcipelago delle Florida Keys fino al Maine. È stata una bella sfida, i Dolphins hanno dominato tanto in attacco quanto in difesa fin dal primo down e hanno dimostrato di averne di più rispetto a una franchigia chiaramente in serata no come quei Jags, i quali non hanno mai davvero impensierito i cugini.

Dobbiamo però già dimenticarci quella sfida, oramai è irrilevante. Nella NFL si guarda sempre avanti, la stagione è una maratona e dunque concentrarsi troppo sul singolo avversario, sulla singola partita, adagiarsi sulle vittorie e crucciarsi sulle sconfitte troppo a lungo, non serve davvero a nulla. Si deve voltar subito pagina, si deve chiudere il capitolo, soprattutto quando il libro della stagione ti porta a vivere una delle sue scene madri: un match contro gli schiacciasassi Seattle Seahawks.

Miami avrà il vantaggio di aver goduto del cosiddetto mini-bye che sempre tocca a chi gioca di giovedì mentre gli avversari dovranno sorbirsi un lungo viaggio per arrivare nell’umida Florida meridionale. La condizione potrebbe davvero essere l’unico fattore a giocare a vantaggio dei padroni di casa.

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Ryan Fitzpatrick cede la palla ad uno dei suoi RB in un’azione di gioco. Foto: Collegefootballnews.com

Inquadriamo la sfida

Lo spostamento tra Seattle e Miami è il più lungo possibile tra grandi città all’interno dei 48 Stati americani con contiguità territoriale. Si tratta di una sfacchinata di 4384 chilometri; si impiegano 6 ore all’andata partendo da Seattle e 5 al ritorno, a causa delle correnti oceaniche che in un senso agevolano il volo e nell’altro invece lo ostacolano. È come se da Milano dovessi arrivare a Dakar; però si resta sempre nello stesso Paese. Anche per questo motivo, le sfide tra Dolphins e Seahawks non sono esattamente all’ordine del giorno – naturalmente, parliamo anche di due franchigie di diverse conference. Seattle non è troppo abituata a giocare nel fuso orario atlantico, eppure la storia ci dice che non se la cava male quando le capita: dal 2015 in poi, gli Hawks sono 9 – 1 nelle partite con kickoff alle 13 Eastern.

Le previsioni dicono che all’Hard Rock Stadium ci saranno quasi 30 gradi, con un’umidità dell’85% e una possibilità di pioggia pari al 50%. Oltre a questi dati, si è accennato, non ce ne sono molti altri da mettere sul piatto della bilancia dei padroni di casa.

Un ospite sgradito

Ciò si deve al fatto che Seattle è, probabilmente, la migliore squadra della NFC ad oggi, seconda nella NFL solo ai Kansas City Chiefs, i quali però giocano in un campionato a parte dove l’unico vero avversario per Pat Mahomes è Pat Mahomes. Gli analisti e i giornalisti americani, alla perenne ricerca di una storia, di un nome sul quale puntare tutti i riflettori, quest’anno lo hanno trovato presto: Russell Wilson. Dangeruss sarà l’ospite sgradevole per eccellenza in una tavolata che potrebbe rivelarsi indigesta per i Fins. Se Wilson sarà la portata più condita qualcuno dovrà avere lo stomaco buono anche per digerire Tyler Lockett e DK Metcalf, i due ricevitori di Seattle. Le individualità nell’attacco degli Hawks, a livello di skill players, sono tantissima roba, come si suol dire.

Wilson è l’unico giocatore ad aver lanciato 4 TD in ognuna delle prime tre partite di una regular season. Nell’intera storia della NFL. Il numero 3 è stato per 6 volte al Pro Bowl, una con più merito dell’altra, ed è il secondo QB con il rating più alto nella season 2020. Davanti a lui c’è solo il signor Aaron Rodgers. Ad ogni modo, A-Rod – mi perdonerà il leggendario Alex Rodriguez ma ormai tale soprannome il QB di Green Bay se lo merita tutto – gli è davanti solo per qualche punto decimale: 102.7 a 102.3.

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Russell Wilson esulta dopo aver segnato un TD. Foto: Seattletimes.com

Il QB rating per me è irrilevante: è un algoritmo, un’equazione matematica e poco di più, e credo che numerosi di quelli che mi leggono si trovino d’accordo. Dangeruss però eccelle ovunque, in qualunque: bravissimo a proteggere la palla (1,8% di percentuale di intercetti in carriera); ha una media di oltre 30 rushing yards a partita, con una media di oltre 5 a portata (come un buon RB) e un pallino per le giocate esplosive tanto che su bombe da almeno 20 yards, nel 2020, ha un rating – eccolo di nuovo – di quasi 150. Wilson è un signor giocatore, capace di vincere le partite anche da solo qualora occorra. Gli addetti ai lavori parlano già del timoniere di Seattle come MVP 2020, il che fa sorridere ad inizio ottobre ma quel che è certo è che, al momento, nessuno gioca bene come Dangeruss e mai nickname fu più adatto.

Pronti all’impatto

C’è un solo modo per giocarsela con una squadra tra le più calde nei power rankings NFL in simili condizioni di forma: presentarsi alla partita nello stesso stato di grazia. I Fins hanno beneficiato di un riposo più lungo e dovrebbero aver recuperato Byron Jones, il CB arrivato da Dallas in free agency e che si è infortunato marcando Stefon Diggs in week 2. Il suo rientro è importantissimo per supportare la rotazione di Noah Igbinoghene, il quale sta giocando bene ma è pur sempre un rookie a cui manca l’esperienza di Jones. In settimana non si è allenato Tua Tagovailoa, a causa di sintomi febbrili – non è risultato positivo al COVID, almeno per il momento – dunque potremmo vedere Jake Rudock sulla sideline a fare il vice – Ryan Fitzpatrick.

Miami sta facendo le cose nella maniera giusta. Nel pieno del suo processo ricostruttivo, citiamo solo alcuni tra i nomi più positivi della franchigia fino a questo punto: Jerome Baker, Christian Wilkins, Myles Gaskin, Austin Jackson, Solomon Kindley; numerose mosse del front office guidato da Chris Grier stanno funzionando. I Dolphins sono sulla strada giusta, i segnali positivi non mancano di certo. Il livello della squadra non è ancora pari a quello delle prime della classe – tra le quali vi è Seattle – eppure, ciò non significa che si debba partire sconfitti in vista di domenica. Ci sono alcune leve per i Fins in vista di questa grande partita.

Le chiavi del match

Proviamo a giocare d’anticipo e vediamo quali potranno essere le possibili chiavi per la vittoria o, comunque, una buona prestazione dei Dolphins.

La partita andrà dove la porterà Wilson, dunque il primo aspetto fondamentale sarà limitarlo e fargli giocare meno palle possibili. Non parliamo certo di un compito facilmente eseguibile. Dangeruss è stato sensazionale in questo inizio stagione, la sua media di TD realizzati lo mette sulla strada per una regular season da 75 segnature da 6. Sono numeri da PlayStation, incredibili e quasi impensabili.Il QB fa sempre qualcosa di buono, non vede il ricevitore, corre; non ha spazio neppure per correre, butta via la palla; le sue decisioni sono sempre corrette. Questo è il primo tratto del QB di successo. Bisognerà spingere per fargli collassare la tasca che lo protegge il più presto possibile – poiché la linea offensiva di Seattle non è irresistibile – simultaneamente però, vanno marcati bene i suoi rapidi ricevitori, altrimenti servirà a poco togliergli fiato. In una parola, anzi due, i Fins dovranno mettere in mostra il loro migliore complementary football, ovvero un playbook completo ed efficace tanto in attacco quanto in difesa. Fallire su questo punto significa aprire le cataratte del cielo e consentire a Wilson, novello Giove Pluvio, di far grandinare su Miami nonostante il clima estivo della Florida. A Jacksonville abbiamo visto un esempio di cosa significhi eseguire bene in entrambi i reparti; domani il compito sarà più arduo, non bisogna smarrire la bussola.

La secondaria deve dimostrare di valere i milioni che viene pagata. Xavien Howard e Byron Jones sono lautamente stipendiati – non dobbiamo scandalizzarci, il mercato dei CB è esploso negli ultimi mesi, parliamo di giocatori che sono ormai veri e propri QB difensivi – devono farci vedere sul campo per quale motivo. I loro avversari si chiamano Metcalf e Lockett, non esattamente due ragazzetti che giocano a flag football nel parchetto del loro quartiere: il primo ha già messo a verbale 4 ricezioni da almeno 30 yards nelle prime 3 partire e la sua media di yards per ricezione si attesta vicino alle 25, irreale; Lockett è meno esplosivo ma non diteglielo, parliamo di un altro che ha registrato 24 ricezioni nel 2020, 4 delle quali sono valse 6 punti. Certo, Metcalf si è macchiato di una topica quantomeno imbarazzante contro Dallas in week 3, facendosi strappare l’ovale da sotto il braccio mentre stava attraccando in meta dopo essersi bevuto chi doveva marcarlo. Leggerezza da matita rossa. Sono sicuro che glielo avranno fatto notare. Episodi del genere capitano molto di rado, non contiamo che si ripeta all’Hard Rock.

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Russell Wilson e il suo capo allenatore, Pete Carroll, ripassano il gameplan prima di una partita, durante la scorsa stagione. Foto: Usa Today

Il terzo punto – forse il più importante per Miami visto che tira in ballo il proprio attacco, che dovrà sudare per mantenere la partita aperta ed equilibrata – ha a che fare con i limiti difensivi degli Hawks. Sono la franchigia che ha concesso il maggior numero di passing yards ai propri avversari, subendo anche ben 6 play lunghi oltre 40 yards. Questo è chiaramente un punto debole, una patina di ruggine sulla corazzata Bismarck guidata da Pete Carroll e i Fins devono mordere fin dall’inizio questo tallone scoperto. Per farlo la strada migliore è non dare punti di riferimento, coinvolgere tutti, a partire da DeVante Parker e Preston Williams, naturalmente, senza scordare Mike Gesicki – che sta giocando davvero bene – e Jakeem Grant, del quale conosciamo la velocità. Ci sono infatti situazioni in cui è più difficile coprire la traccia fly ( profonda, in verticale) o post (simile, ma con taglio di 45 gradi dietro il difensore) di un velocista che play brevi come slant o levels (tagli in diagonale oppure orizzontale) del route runner o dello slot receiver. Un guru della spread offense come Chan Gailey, poi, potrebbe tranquillamente dare modo a Gaskin o Matt Breida, i due RB più rapidi, di macinare yards on the ground mentre la difesa si preoccupa dei 3 o 4 ricevitori messi in campo soltanto per bloccare.

All’altezza della sfida

Insomma, il compito dato ai Dolphins questa settimana è di quelli per i quali non ti basta lo studio, ma devi anche metterci del tuo per dimostrare al professore che davvero hai capito il suo programma. Domenica c’è uno showdown a Miami, come si suol dire, una sfida nella quale i nostri partono nettamente sfavoriti. Come chiunque però, anche questi Seahawks si possono battere e Brian Flores non è esattamente uno che parte già sconfitto.

Sono partite come questa che dobbiamo vedere per renderci conto di come stia procedendo il rebuilding dei Dolphins. Sono partite come questa che ci fanno vedere chi siamo veramente. Sono partite come questa che si segnano sul calendario non appena viene resa nota la schedule. Abbiamo tutti un impegno importante per domenica alle 19. Forza Dolphins.

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Ryan Fitzpatrick saluta un giovane fan e il suo accompagnatore all’ingresso del tunnel per gli spogliatoi dell’Hard Rock Stadium. Foto: Inquirer.com

 

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