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Il più brusco dei risvegli: recap di Miami Dolphins@Buffalo Bills

La prima sconfitta stagionale dei Miami Dolphins, a Buffalo, è piuttosto rumorosa perché evidenzia una squadra diversa da quella ammirata finora.


Come in molti ci attendevamo, i numeri dei Miami Dolphins non sono stati quelli di week 3 contro una delle squadre più forti della NFL, che al momento è anche la miglior franchigia in American Conference.

In settimana 4 i Fins sono stati soggiogati da un attacco che non è superiore al proprio, ma che ha sicuramente giocato meglio perché diretto da un QB che è decisamente più concreto di un ancora troppo evanescente Tua Tagovailoa, e da una difesa che è anni luce avanti alla loro. Vic Fangio, il nuovo coordinatore difensivo dei Dolphins, ci è stato presentato a inizio stagione come un demiurgo capace di mettere assieme una difesa pressoché impenetrabile ma, dopo un mese di partite, non si vedono ancora i passi avanti che dovrebbero giustificare l’enormità del suo salario stagionale. A oggi, questa defence non è migliore di quella guidata dal tanto vituperato Josh Boyer dodici mesi fa.

Il riepilogo della sfida

Come sempre più spesso accade, la franchigia che vince il lancio della moneta (Miami) decide di partire in difesa, cedendo il primo possesso ai padroni di casa. In questo modo, si tiene aperta la possibilità di segnare due volte consecutive senza dar modo agli avversari di ribattere. Lo si può fare chiudendo con una marcatura il primo tempo e aprendo con possesso il secondo. Se dal punto di vista teorico questo ragionamento non fa una piega, da quello pratico apre la porta a una fast start avversaria, la quale ti costringe poi a rincorrere fin dall’inizio, accusando il colpo, esattamente come è successo in questo match contro i Buffalo Bills.

Josh Allen fa subito capire che sarà in serata, come sempre gli capita quando vede i colori verde acqua. Giocando con Deonte Hardy (WR), Stefon Diggs, Latavius Murray (RB) e approfittando della serataccia del CB ospite, Kader Kohou, sempre sconfitto nei duelli 1 contro 1 contro Diggs – senza che Fangio faccia mai nulla per metterlo a suo agio, peraltro – che in questa occasione gli regala 15 yards per fallo personale, Buffalo arriva in red zone. Da lì è facile trovare Gabe Davis, uno dei più efficaci attaccanti negli ultimi metri, per il rapido TD che apre le marcature. Miami trova un primo down con Durham Smythe, uno con Jaylen Waddle assistito da una buona dose di fortuna, dal momento che l’ovale viene prima smanacciato da due difensori, un altro grazie a Tyreek Hill e infine il TD, su corsa, grazie al sempre più convincente RB matricola, De’von Achane, il quale sarà la nota più positiva in questa stonata serata nello Stato di New York.

L’ex Dolphins Trent Sherfield tiene vivo l’attacco di Buffalo, poi fa lo stesso il potente TE, Dawson Knox, che regola Jevon Holland come fosse un fuscelletto grazie a un ben assestato stiff arm prima che il dinamico duo di RB padroni di casa, composto da Murray e James Cook, fratellino di quel Dalvin che spesso è stato associato ai Fins durante la passata offseason, combini per un secondo TD. Dopo due soli drive, appare chiaro anche a chi non sia un intenditore di football americano come sia facile, per un buon running game, correre a piacimento sulla difesa di Miami. Rispondono Raheem Mostert, Braxton Berrios e Hill, che aiutano Tua a mantenere la partita aperta, guadagnandosi importanti primi down. Poi Achane trova il suo secondo TD di serata e lo ottiene grazie a Mike McDaniel che chiama una giocata intelligente: schiera Hill come RB, dando l’impressione che il playmaker sarà il numero 10 ma poi ordina un handoff sul 28 che riesce così a cogliere impreparata la difesa grazie alla propria velocità.

La offense di casa tiene le marce alte. Il protagonista questa volta è Diggs, che riceve per un primo e poi se ne guadagna uno grazie a una penalità di interferenza difensiva lunga 43 yards chiamata a Kohou, in difficoltà sempre più evidente. Da campo corto, Allen in corsa vede il suo numero 14 e gli recapita la palla per il TD del 21 a 14. Siamo al punto di svolta della gara. Da questo momento in poi, gli ospiti non riusciranno più a tenere il passo di Buffalo. I Dolphins fanno subito 3 e fuori.

Seguono due punt, uno per parte, forzati il primo da un buon intervento di Zach Sieler, al rientro, che ingolfa il motore dei Bills, almeno per questo frangente, e il secondo dall’acume difensivo del LB, Matt Milano, ancora difensiva dei padroni di casa che dirige, da vero e proprio capitano in campo, il suo reparto. La brutta notizia per Miami, su questo possesso inefficace, è l’infortunio di Terron Armstead, il più esperto tra gli uomini di linea Dolphins che ha saltato le prime due partite stagionali per infortunio e interrompe questa a metà del secondo quarto a causa di un nuovo problema fisico. Vista la sua continua indisponibilità, bisognerà fare delle scelte al termine del campionato, perché continuare a pagare profumatamente un giocatore che sta sempre in infermeria non è il corso d’azione migliore per una squadra con ambizioni importanti.

La scintilla Diggs infuoca nuovamente lo stadio, bruciando Kohou e il difensore che lo assiste su un TD lungo 55 yards, arrivato dopo uno spin sulla sideline da PlayStation. Questo virtuosismo dimostra bene l’inettitudine difensiva di Miami, franchigia che ha impostato malissimo la partita da questo lato della palla. Quando le cose vanno male, spesso finiscono poi per andare pure peggio. Si guardi il fumble di Mostert ricoperto da Buffalo e trasformato da Tyler Bass dopo un FG lungo 53 yards.

Un secondo tempo di ordinaria amministrazione

Miami rientra grintosa, trovando un TD su lancio di Tua per Berrios, al termine di un possesso che coinvolge Waddle e Achane. Per strane ragioni che forse qualcuno ci spiegherà, i Fins scelgono di tentare la conversione da due punti invece di calciare il PAT, con pessimo esito visto che Hill non riceve. Un big play di Cook mette Buffalo in red zone, dove Andrew Van Ginkel, il miglior difensore di Miami in questa giovane stagione, trova un sack ai danni di Allen che comporta un secondo FG realizzato senza patemi, data la corta distanza, da Bass.

L’attacco ospite dura poco perché Tua sparacchia l’ovale e Micah Hyde lo intercetta, consentendo al suo attacco di partire da buona posizione. Allen gioca prima con Hardy e poi con Diggs per il TD del 41 a 20. L’INT è completamente responsabilità di Tagovailoa. Tua sembra quello dell’anno scorso in questo frangente e, non trovando la sua prima lettura, va in panico, finendo per lanciare e pregare invece di cercare una soluzione per agevolare i suoi. Evidentemente, non è ancora pienamente maturo.

Dopo l’intervento difensivo di Ed Oliver che spegne ogni velleità ospite, Allen si mette in proprio e corre in meta per segnare il TD del 48-20, che sarà score definitivo perché non succederà più granchè in una partita che, di fatto, era stata già chiusa prima dell’intervallo lungo.

Questa brutta sconfitta è un bene o un male?

Secondo i dati statistici, non è raro che una franchigia reduce da un successo clamoroso, come quello ottenuto da Miami contro Denver, perda la partita successiva. Nella storia della NFL, i team reduci da vittorie con almeno 50 punti di scarto sono 7-6 nella settimana successiva. È infatti fisiologico deconcentrarsi un pò, e ritenersi migliori di quanto effettivamente si sia, dopo un risultato così largo. Prova ne è anche il fatto che i Broncos abbiano vinto la loro sfida in week 4, concludendo una bella rimonta, probabilmente stimolati dal desiderio di cancellare l’onta subita. Ciò potrebbe dunque giocare a favore dei Dolphins per il futuro, i quali avranno probabilmente compreso di avere ancora tutto da dimostrare e potranno farsi forza di una rinnovata umiltà, in vista delle prossime sfide.

Secondo questa scuola di pensiero, ritornare con i piedi per terra in seguito a una netta sconfitta è dunque un bene, perché rinnova la grinta di tutto il gruppo. C’è però anche la corrente opposta, quella che ritiene che Miami esca fortemente sottodimensionata da week 4, dimostrando di non essere all’altezza di Buffalo, squadra che è rivale divisionale oltre che di conference e quindi finirà probabilmente sopra in griglia playoff.

Tralasciando i Bills, la difesa esibita dai Fins a Buffalo non è probabilmente neppure in grado di competere con le altre powerhouse AFC, come Kansas City Chiefs e Baltimore Ravens, due franchigie contraddistinte da attacchi piuttosto efficaci. E non stiamo considerando gli avversari di NFC, come San Francisco 49ers, Philadelphia Eagles o Dallas Cowboys. Alla luce di questa sconfitta, è difficile considerare Miami superiore a una qualsiasi di queste franchigie.

Certo, a inizio ottobre sono ragionamenti prematuri, sui quali potremo auspicabilmente passare un colpo di spugna già domenica, in caso di convincente vittoria contro i New York Giants all’Hard Rock Stadium. Durante questa settimana, però, non possiamo non pensarci.

Crediti fotografici: Buffalo Rumblings.

 

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