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Mack attack: i Redskins cadono preda dei Bears nel Monday Night

Made in Chicago, since 1919, così si dovrebbe cominciare a raccontare il Monday Night di questa notte tra Bears e Redskins.

Bears vs Redskins 2019

Made in Chicago, since 1919. Così si dovrebbe cominciare a raccontare il Monday Night, ricordando il marchio di fabbrica che sancisce la purezza del pedigree unico della difesa dei Chicago Bears, tradizionalmente prodigiosa e in alcune fasi storiche leggendaria.

Il “la miglior difesa è l’attacco” di sacchiana o tulipana memoria nel calcio potrebbe essere ribaltato quando si parla dei Monsters of the Midway in un paradossale “il miglior attacco è la difesa” ma sarebbe difficile trovare un migliore riassunto per il Monday Night del FedEx Field, che ha visto scontrarsi una delle squadre più attese alla vigilia della regular season 2019, i Chicago Bears campioni in carica della NFC North ed un’altra, i Washington Redskins padroni di casa, ritenuta invece fra le più accreditate pretendenti ad una scelta nella top 5 al prossimo draft.

Risolti i mugugni delle settimane scorse, coach Jay Gruden riaffida le redini del gioco di corsa al redivivo Adrian Peterson, mentre Nagy perde inaspettatamente il tackle destro Bobby Massie, appiedato da un fastidioso attacco di vertigini.

Pronti via e si fa già fatica a vedere la tanto annunciata “esplosione” dell’attacco dei Bears, subito costretti al punt malgrado il coinvolgimento sin dal primo snap di Cordarrelle Patterson, tra penalità gratuite ed un sack assassino che fa perdere 14 yards su un terzo down in territorio Redskins. D’altro canto, i padroni di casa ci mettono poco a farsi intimorire dalla difesa dei Bears, con Case Keenum che manca di un buon 5 yards il proprio target e con l’ex Ha Ha Clinton-Dix che intercetta in solitudine, ringrazia, si mette in coda ai suoi big men ed entra in endzone per 6 punti che sono solo il primo atto di una recita maiuscola della unit di Chuck Pagano. Mack domina e fa vedere i sorci verdi al malcapitato Morgan Moses, right tackle dei Redskins, sfoderando una prestazione che probabilmente avrà fatto riflettere Jay Gruden riguardo alla capacità di giudizio del fratello Jon, reo di avere spedito Mack a Chicago nel nome di un non meglio precisato disegno di rifondazione dei Raiders.

Il primo tempo è un bagno di sangue per Case Keenum: una pick-six; 7 hits, 5 knockdowns e 3 sacks sui primi 14 giochi di passaggio; 2 intercetti; 1 fumble perso e 1 un altro coperto prima che la difesa lo recuperi. Stupisce il mancato ricorso a double e triple teams su Mack, che il più delle volte attacca da sinistra, ossia contro il right tackle, sicché nemmeno la grave assenza di Trent Williams, left tackle protagonista di un holdout prolungato, può giustificare il dominio formato “Defensive Player of the Year” dell’ex-Raider. Trascinati dalla ferocia del Mack Attack, cui partecipano come veri orsi al banchetto un po’ tutti i componenti della difesa, i Bears costruiscono un 28-0 in cui l’attacco, dopo un avvio stentato, approfitta dei campi corti frutto del predominio difensivo e vede Taylor Gabriel (poi costretto a lasciare il campo nella ripresa per i sintomi di una concussion) realizzare una hat trick con in particolare una ricezione da circo in occasione del terzo touchdown, che maschera un passaggio in profondità non impeccabile di un Trubisky ancora una volta rivedibile.

Il secondo tempo vede Nagy rintanarsi in modo playcalling abbastanza conservativo, comprensibilmente come dimostrato da un evitabile intercetto in redzone di Trubisky, non nuovo a questi errori. I ritmi bassi e la tensione che naturalmente cala nei Bears danno spazio ad una mini-rimonta dei Redskins, che però si spegne quando, sul 28-15 e durante un drive offensivo che sembra avere l’inerzia giusta per arrivare ad una nuova segnatura, Keenum perde un altro fumble durante una QB keeper mal riuscita che sancisce, di fatto, la fine delle velleità di recupero dei padroni di casa.

Per i Redskins, non c’è molto da stare allegri. Serve lavorare tanto e forse, specialmente se Jay Gruden inizia a sentire ardere la panchina sotto le proprie terga, serve anche imparare dai dirimpettai divisionali di New York, dove i Giants hanno audacemente rimpiazzato Eli Manning con Daniel Jones. Sostituire un Case Keenum dovrebbe essere psicologicamente meno pesante e Dwayne Haskins potrebbe beneficiare dell’esperienza da rookie in una stagione caratterizzata da avversità che possono forgiare il carattere di un giocatore giovane, anche se sappiamo che spesso queste situazioni possono anche incrinare la fiducia di un QB agli esordi, talvolta in maniera irreparabile.

I Bears sembrano avere superato lo shock della sconfitta all’esordio contro i Packers e della vittoria sul filo di lana a Denver ma l’attacco ancora non gira, fra chiamate un po’ troppo arzigogolate e una sensazione strisciante di volere proteggere Trubisky, purtroppo parso ancora acerbo, da se stesso. Non ci si faccia ingannare dalle statistiche sulla percentuale di completi. Escludendo il terzo touchdown di Gabriel, la media per passaggio del QB dei Bears è stata ancora una volta mediocre e rimane infatti la seconda peggiore della NFL fra i QB con almeno 50 passaggi tentati. Nondimeno, molte yards sono arrivate dopo ricezioni su passaggi molto corti e i pochi incompleti sono stati spesso su lanci di medio raggio un po’ troppo imprecisi. Non sappiamo se un coach con la fama di “sussurrare ai quarterbacks” come Nagy abbia pronta la ricetta per il salto di qualità di Mitchell ma è certo che i Bears hanno troppo talento difensivo (cui va aggiunta la palese aggressività del play calling di Chuck Pagano, che per ora non ha assolutamente fatto rimpiangere il pur amatissimo Vic Fangio) e troppo atletismo offensivo, a dispetto di una linea che appare meno coesa rispetto al 2018, per cadere ancora una volta preda dell’inefficacia del proprio QB. Di certo, la sfida di domenica pomeriggio al Soldier Field contro i Vikings è un primo, importantissimo crocevia per la NFC North e i Monsters of the Midway non possono permettersi un secondo passo falso casalingo, dopo lo scivolone già sufficientemente costoso contro i Packers.

(Photo credit: AP)

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