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Non c’è 2 senza 3: i Dolphins trionfano a New York

Vincono ancora i Miami Dolphins, che sono in netto miglioramento. Non sembrano però ancora essere all’altezza delle migliori in AFC.


Però, questi Miami Dolphins.

A questo punto pare chiaro come nella stagione che Miami sta disputando si possano identificare più momenti. L’inizio in chiaroscuro, con la sofferta vittoria a Foxborough, poi l’abisso delle 7 sconfitte consecutive e, infine, il tentativo di risalire dal burrone con le 3 vittorie consecutive arrivate contro Houston Texans, Baltimore Ravens e da ultimi, domenica scorsa, i New York Jets. È di quest’ultima partita che andremo a parlare in questo recap ma in maniera molto breve, poiché ritengo più utile dare un pò di prospettiva alla stagione dei Fins fino a questo punto.

Una partita soddisfacente, ma non del tutto

La partita si apre con un buon drive degli ospiti, i Dolphins. Sul possesso si mette in mostra Mike Gesicki, che riceve un buon passaggio di Tua Tagovailoa per 26 yards. Lo stesso fa Myles Gaskin con una corsa da 14 yards, mentre Adam Shaheen riceve per 19 yards. Il protagonista è però Patrick Laird, RB che viene schierato da ricevitore e, dopo la catch, scappa via da 3 avversari in maniera acrobatica, rompendo i contrasti e portando l’ovale sulle 1. Da quella breve distanza, a seguito di un direct snap per Gaskin, Jaylen Waddle con la corsa end around da 1 yard trova il TD del vantaggio Miami. Il pareggio Jets arriva su un pass corto di Joe Flacco per Jamison Crowder, dopo una bella corsa, lunga ben 39 yards, di Michael Carter.

La scoring chart ci porta dritti al terzo quarto perché nel secondo assistiamo soprattutto a vittorie difensive, le quali – come spesso accade – fanno il paio a svarioni offensivi non gravissimi ma sicuramente evitabili, nel caso di Tua che sparacchia un intercetto davvero brutto da vedere, o che sono divenuti il marchio di fabbrica di una carriera concreta, seppure mai eccelsa, la quale appare davvero essere giunta agli sgoccioli, nel caso di Flacco.

In questo periodo sono nuovamente gli ospiti a colpire per primi: Gaskin la porta per 20 yards prima e altre 9 poi, per creare l’occasione ghiotta a Tua, il quale la accetta di buon grado trovando una delle migliori giocate della sua ancor breve carriera, un passaggio profondo lungo 65 yards che Mack Hollins porta in meta per il TD, facendo esplodere lo stadio ben gremito di tifosi Fins nonostante si giocasse a NY. L’iniziativa del MetLife Takeover, ovvero la simbolica conquista dello stadio nella Grande Mela che i supporters di Miami inscenano ogni anno in occasione di questa sentita trasferta, ha dato infatti i suoi buoni frutti anche quest’anno.

Nuovamente, i padroni di casa pareggiano subito dopo livellando il terreno: Flacco vede Elijah Moore, ricevitore rookie del quale probabilmente sentiremo ancora parlare a lungo, dato il talento, che riceve un lancio non lunghissimo in termini di air yards ma lo trasforma in un bellissimo TD lungo ben 62, da applausi. I Fins tornano sopra al termine di un drive di cui è protagonista assoluto Waddle, che chiuderà la sfida con 9 ricezioni, tutte da passaggio breve (mai più lungo di 9 yards), giocando quasi a memoria con Tagovailoa, secondo gli schemi di run pass option che ai due sono ben noti da quando giocavano fianco a fianco ad Alabama. All’attacco contribuisce anche Albert Wilson, con una ricezione dopo un doppio laterale che coinvolge il QB e lo stesso Waddle. Alla fine la marcatura sarà di Gaskin, in ricezione, per un TD lungo 5 yards.

Nell’ultimo periodo c’è tempo per 2 FG, uno per parte, che arrotondano il risultato finale. Colpisce per primo Jason Sanders, con un calcio lungo 24 yards e poi gli risponde per le rime Matt Ammendola, kicker di New York, che ne mette uno misurante 35. Entrambi gli specialisti avevano commesso errori, in precedenza, durante la sfida. Il match si conclude sul 24 a 17 per Miami.

Naturalmente, una W è sempre una W e la si accetta di buon grado. A onor del vero, però, dobbiamo portare critiche ai Dolphins. Partite come queste non vanno vinte con un solo TD di vantaggio, vanno dominate. I Jets hanno sicuramente delle buone individualità e ben venga che giocavano in casa ma sono una delle peggiori squadre di lega. Anche nel ritmo di un torneo sfortunato per una compagine come quella dei pinnati, deludente su molti fronti in questo 2021, si era messo in conto di imporsi in maniera netta su questi sfidanti. Non ci si è però riusciti e questo non è un bel segnale.

Dinamiche playoff, sogni e realtà

Xavien Howard è il simbolo della ripresa Dolphins. Dopo un inizio poco brillante, ora sta mettendo in fila numerosi big plays. Foto: Jets X-Factor

La matematica ci dice che i Fins sono – incredibilmente – tornati in corsa per un posto ai playoff. La AFC è infatti una polveriera e il settimo seed, l’ultimo che dà accesso al wildcard weekend, non è ora più distante di 2/3 vittorie, con 6 sfide ancora da giocare. Il roster è sicuramente all’altezza e il calendario non è proibitivo. Miami però non gioca con la grinta e la fame che occorrerebbero per convincere, vero è che ci sono le vittorie ma per le procedure di tie break i Dolphins sarebbero svantaggiati nei confronti di chiunque; se strappi una vittoria risicata a Houston e ai Jets, non puoi ritenerti una delle migliori franchigie di lega.

Realisticamente, Miami è una squadra da metà classifica nell’economia della NFL. Ciò si deve principalmente al fatto che è partita molto male, a causa dei tanti problemi alla linea offensiva e di una serie di infortuni che non ha aiutato, pensiamo soltanto a Jacoby Brissett, che non si è dimostrato un QB affidabile quando ha dovuto sostituire Tagovailoa. Anche la difesa aveva lasciato molto a desiderare, nei mesi di settembre e ottobre ma poi, in novembre, ha ricominciato a giocare con i ritmi dell’anno scorso, grazie a Xavien Howard e Byron Jones che hanno ripreso quel che avevano lasciato, ai grandiosi innesti di Jevon Holland e Jaelan Phillips, con l’ex Hurricanes che appare ancora un pò ruvido e falloso ma dimostra di avere un gran talento, di settimana in settimana. Peccato per l’involuzione di Eric Rowe, che l’anno scorso aveva dato certezze e in questa stagione appare molto insicuro.

La notizia migliore, però, è probabilmente la chimica offensiva. Waddle e Gesicki sono sempre più centrali in questo reparto, tanto che neanche ci accorgiamo dei continui problemi di DeVante Parker e dell’assenza continua del fantasma Will Fuller, uno che con ogni probabilità sarà accompagnato alla porta in offseason, data la pochezza del suo contributo alla franchigia, ma che intanto si è intascato una milionata abbondante per giocare un pugno di snap. Questa è la NFL, dopotutto.

Se la difesa migliora e l’attacco fa altrettanto non possiamo che allietarci, seppure sia motivo di preoccupazione l’involuzione di Sanders, simbolo del terzo reparto, lo special team; il numero 7 era un robot l’anno scorso quando doveva calciare – tanto da guadagnarsi un ricco rinnovo – ma quest’anno ha già sbagliato tanti piazzati.

Non ci basiamo sulle vittorie con Houston e NY quando parliamo di miglioramenti, ovviamente. Ambedue le squadre non erano all’altezza di Miami; il riferimento non va neppure al successo con i Baltimore Ravens, che potrebbe rivelarsi un episodio e poco più. Il ragionamento è d’insieme: da diverse settimane ormai la difesa si fa rispettare. La offense ha avuto numerose complicazioni, molte dovute all’incertezza relativa al timoniere, con le tante staffette Brissett – Tagovailoa. Quando però gioca il numero 1, i ritmi del reparto sono molto più rapidi e concreti. Ora, siamo alla ricerca di conferme.

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