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Che partita: recap di Dolphins@Cardinals

In una partita spettacolare e molto sofferta, i Dolphins si impongono su dei brillanti Cardinals. Il racconto dell’intrigante sfida.


Così c’è più gusto.

Nel deserto dell’Arizona, a casa di una franchigia in grande forma come i Cardinals è andato in scena un vero e proprio showdown, come direbbero gli americani. Da una parte Kyler Murray e il suo attacco stellare, i suoi big play, il suo divertentissimo modo di giocare; dall’altra Tuanigamanuolepola Tagovailoa alla seconda da titolare, QB dall’indiscusso talento ma ancora acerbo, il quale giungeva da una prova non proprio indimenticabile al debutto contro i Los Angeles Rams. Tra i due, 60 minuti di spettacolo continuo, un ininterrotto avanti e indietro, una partita divertentissima, forse la migliore che ha coinvolto la franchigia del Sud della Florida dalla sfida del Miami Miracle contro i New England Patriots, due anni fa. Quando si parla dello spettacolo del football bisognerebbe mostrare la registrazione di questo match.

Sono ancora elettrizzato e probabilmente gli amici che tifano Arizona e mi leggono non saranno felici come lo sono io, anche loro però non potranno negare di aver assistito a una grandissima partita. Vediamo di raccontarla al meglio.

Jason Sanders al calcio. Il kicker detiene ora il record per 20 calci consecutivi realizzati. Foto: Click2houston.com

Non è un paese per difensori

In attacco partono i Dolphins e non lo fanno troppo bene: per quanto l’inizio appaia incoraggiante con una ricezione di Mike Gesicki e una corsa di Jordan Howard, il quale nell’occasione della sfida era RB1 dati gli infortuni a Matt Breida (fuori per qualche giorno) e Myles Gaskin (più serio, indisponibile per tutto il mese). Poi però è 3 e fuori e deve uscire il punting team guidato da Matt Haack.  Miami è la terza franchigia nel ranking di chi possiede il maggior numero di 3 e fuori nella lega, in questa stagione. Dato statistico non proprio incoraggiante. Tutti sanno che ottimo corridore sia Murray ma lui ci tiene a rimarcarlo – lo farà per l’intera gara – e con due scramble consecutivi guadagna un primo down. Poi prova a passarla e combina un pasticcio. Emmanuel Ogbah continua nella sua clamorosa stagione e forza uno strip sack, il suo scudiero Shaq Lawson raccoglie il fumble, prende in grembo l’ovale e lo riporta in meta. Ancora una segnatura per la difesa dei Dolphins, quella che segna di più nel 2020, ancora lo stesso reparto della settimana scorsa che guida la carica. Chiunque cerchi altri highlights difensivi, si armi di pazienza. In questa sfida ne troveremo ben pochi. I due attacchi saranno i protagonisti indiscussi, come vedremo nelle prossime righe.

La ripartenza dei padroni di casa si apre con uno sciagurato fallo di pass interference chiamato a Xavien Howard. Seguono due grandi ricezioni, ambedue da primo, di Christian Kirk; il secondo dei quali arriva velocissimo, da uno schema chiamato in no huddle, proprio come amano fare i Cards. Murray corre per un altro primo dalle 4 offensive. Da quel punto basta poco per segnare: è necessario alzare lo sguardo e trovare il TE Max Williams, alla prima stagionale poiché rientrante da un lungo infortunio. TD Cardinals e attacco di casa che si dimostra per l’iradiddio che in effetti è. Sarà una lunga giornata per la defense. Tua ha voglia di dimostrare quanto valga e lo fa subito. Dapprima guadagna un primo grazie a Preston Williams, poi ci pensa Howard in corsa e in seguito arriva anche una penalità per facemask chiamata contro Arizona. Si tratta di una svista arbitrale; in realtà il fallo lo commette Ted Karras, centro di Miami, eppure la squadra dei ref lo chiama a favore dei Fins. Arriva poi un terzetto di grandi giochi: ricezione di Williams, controricezione di Gesicki e completo anche per l’altro TE, Durham Smythe; Miami sulle 5. Il buon possesso di Tua (4/6 per 46 yards) lo chiude il RB ex Chicago e Philadelphia: TD Dolphins e nuovo vantaggio ospite. Deve rispondere Murray e non ci mette troppo tempo. C’è immediatamente un bel passaggio per l’immortale Larry Fitzgerald e poi arriva la bomba lunga per Kirk: il TD è lungo 56 yards e il WR si beve Byron Jones in marcatura; quando vedi il tuo miglior difensore fumato in questa maniera, capisci che oggi dovrai affidarti all’altro reparto.

Preston Williams segna il suo TD. Nell’esultare, si infortunerà alla gamba. Foto: Miami Herald.

L’altro reparto risponde presente. Un completo per Williams – che fa di tutto per dimenticare la brutta prestazione contro LA, di cui si è assunto piena responsabilità – anticipa un primo down di Salvon Ahmed, RB al debutto, attivato dalla practice squad, poi è ancora Williams a ricevere, in meta, per il TD Dolphins. A questo punto Christian Wilkins, il massiccio lineman difensivo, preso dalla foga, esulta a suo modo, saltando sopra il ricevitore. A vedere il replay sembra che questo metta troppo peso sulla gamba del numero 18, il quale esce dalla sfida proprio per un infortunio alla gamba. Non è stato confermato che l’infortunio sia dipeso dall’esuberanza di Wilkins (se così fosse, non credo ce lo diranno mai) ma facciamo seriamente attenzione a questi festeggiamenti inopportuni. Sarebbe imbarazzante dover perdere per alcune partite il nostro secondo miglior ricevitore perché un suo compagno non riesce a controllare la propria gioia. Fronte Cardinals: Murray trova il suo TE Dan Arnold, poi Fitzgerald e infine si mette in proprio; arrivano 3 first down consecutivi. La difesa poi rinviene e costringe i padroni di casa a calciare: Zane Gonzalez è perfetto e il suo FG buono: siamo sul 21 a 17. Partita equilibratissima con due attacchi che cucinano, servono e mangiano pure. Che spettacolo.

Dal momento che Williams è fuori, Tagovailoa ora cerca più spesso DeVante Parker, il quale gli dà un primo down. Poi Josh Mauro livella a terra il QB: sack e punt. Idem senza sack per i Cards. Ancora Miami in attacco, primo per Jakeem Grant e altro primo di Patrick Laird. Si giunge al quarto tentativo. Tentare un FG dalle 56 yards è roba per pochi, pochi come Jason Sanders. Il kicker dei Dolphins è probabilmente uno dei migliori di lega. Devo scrivere probabilmente perché ritengo Justin Tucker ancora superiore, ma il robot di Baltimore deve guardarsi le spalle dall’arrivo di questo ragazzo. Il FG è tra i pali, il numero 7 ha un nuovo record di distanza personale e noi dobbiamo ricordarci di ringraziare Darren Rizzi, special team coach condannato alla damnatio memoriae perché allenava assieme ad Adam Gase, in un recente passato della franchigia che vorremmo scordare – però l’assistente allenatore di origini italiane era eccezionale; infatti ha posto lui le basi per il successo stabile che questa formazione sta riscuotendo, ormai da due anni.

Finisce qui il primo quarto, i Fins conducono per 24 a 17.

Degna conclusione

Arizona con il primo possesso della ripresa vuole capitalizzare il fattore campo. Può far sorridere tirarlo in ballo in una stagione nella quale gli stadi restano semivuoti; eppure a Glendale vi sono numerosi sostenitori della squadra di casa – oltre 4000 persone sono state fatte entrare allo State Farm per assistere alla sfida – i quali sapevano bene come farsi sentire. Si vede finalmente DeAndre Hopkins – fino ad ora non era neanche mai stato preso in considerazione da Kliff Kingsbury, capo allenatore che chiama anche i giochi in attacco – poi ancora Kirk, infine X Howard si prende un’altra chiamata per interferenza sul passaggio. Ora i Cardinals sono in ottima posizione e infatti Murray connette con Darrell Daniels, uno dei suoi TE, per ulteriori 6 punti. La segnatura è curiosa poiché la palla la tengono in mano contemporaneamente – dunque entrambi ne hanno il controllo – l’attaccante di Arizona e il CB Jones. Come spesso avviene in questi casi –  pressoché ogni volta che il possesso è conteso in questa maniera – si premia l’attacco.

Kyler Murray mette in mostra le sue abilità in corsa. Foto: Pro Football Focus.

La risposta di Miami è un primo down di Ahmed ma poi la difesa tira il freno a mano: DeAndre Campbell atterra Tagovailoa e dopo il sack occorre puntare. Sul 24 pari, i padroni di casa provano a scappare via: Fitzgerald, Hopkins, Murray, un altro fallo di PI e poi REC per Chase Daniels; 5 focus per altrettanti primi down e Cards sulle 12 offensive. La difesa non sembra in grado di fermare nulla, tantomeno uno scatenato Kyler Murray che si prende da solo il TD, in corsa. Sorpasso completato. Per Tua si fa difficile, perché ora è sotto contro una squadra galvanizzata.

Poco male. C’è un motivo se il numero 1 ha creato quest’attesa e si deve alla sua compostezza nella tasca – o fuori da essa – che ha messo in mostra a Tuscaloosa. Parker riceve per 14 yards: primo down, uno se lo prende poi Tua in scramble, poi due azioni speculari a queste per altri due movimenti della catena, il secondo dei quali è un gioco di prestigio da parte del QB, e infine una splendida conclusione del possesso: TD per il WR Mack Hollins, alla sua prima ricezione con i Dolphins. Non sentitevi in colpa se non lo conoscete, si tratta della prima da titolare per il giocatore, il quale ha seguito le orme di Ahmed arrivando dalla squadra d’allenamento. Hollins è una quarta stringa, in campo nella sfida dopo l’infortunio di Williams; si tratta di un giocatore che sarà utilizzato soprattutto nello special team.

I padroni di casa devono rispondere. Non vi riescono perché Elandon Roberts e Zach Sieler stoppano un quarto tentativo e uno, di quelli dove Kingsbury è solito andare alla mano, esattamente come in questo caso. La difesa però lo aspettava proprio lì e tiene la porta ben chiusa. Dall’altra parte è Mike Gesicki a dare ossigeno, però anche i Cards non vogliono concedere. Serve ancora Sanders. Il calcio non è lungo quanto quello di cui si è scritto ma rimane comunque impegnativo. Nessun kicker di Miami ha mai tenuto viva una striscia da 20 calci segnati di seguito. Poi però è arrivato Jason Sanders. Il calcio è buono, i tre punti arrivano e Miami va in vantaggio, con meno di 5 minuti sul cronometro. Murray è rabbioso, non vuole certo perderla, dunque trova Kirk con un lancio da 35 yards – imprendibile il ricevitore, nessuno durante la sfida è mai riuscito ad arginarlo – poi però si chiude la saracinesca. Questa volta l’allenatore di Arizona non rischia nulla: chiama Gonzalez e gli chiede di pareggiare i conti. Il kicker calcia bene, con grande precisione ma – incredibilmente – con poca potenza: l’ovale si sgonfia come il materassino di quei bimbi che in spiaggia lo trascinano sull’arenile invaso da conchiglie, forandolo. Si resta sul 34 a 31 e ai Fins non occorre che un primo down. Lo prende Tagovailoa con autorevolezza e poi si inginocchia per due volte fino allo scadere del tempo. Vince Miami in una partita che chiunque avrebbe potuto fare sua. Onore ai Cardinals che appaiono trasformati dalla scorsa stagione e sono davvero molto divertenti da guardare. La differenza l’hanno fatta gli specialisti, come spesso accade in questo gioco. Per tutti coloro i quali impallidiscono di fronte ai contratti milionari che questi giocatori ricevono, questa partita sia da esempio. Un kicker come Sanders le sfide te le fa vincere, e, come sempre scriviamo in queste pagine virtuali, nella NFL contano solo le vittorie. I Dolphins ne hanno strappata una fondamentale domenica scorsa, al momento Miami detiene il settimo seed della AFC, quello valido per l’ultima wildcard di conference.

Dettaglio delle linee in un’azione di gioco. Foto: Sun Sentinel.

Benvenuto Tua

Non mi era piaciuto Tagovailoa contro i Rams e non ne avevo fatto mistero. Nonostante ciò, però, avevo esplicitamente precisato come avremmo dovuto attendere oltre per vedere il suo valore. In questa partita, il ragazzo ha mostrato di essere davvero dotato, talentuoso e, perché no, persino affidabile. Il Tua visto a Glendale ha un grandissimo potenziale. Partiamo dalle statistiche: 20/28 per 248 yards con 2 TD e 0 intercetti. Davvero niente male. Questi numeri però non ci dicono che il QB ha giocato praticamente da solo, in quanto il gioco in corsa è stato latitante; e che lo ha fatto con polso e consapevolezza. Certo, ha mostrato un pò di incertezza quando doveva liberarsi del pallone, rischiando troppo in situazioni nelle non occorre ma ha anche sempre saputo valutare quando serviva mettersi in proprio e correre oppure quando era meglio per la squadra prendersi un sack. Tua non è un franchise QB fatto e finito, e ci mancherebbe altro, però la strada è davvero quella giusta. Personalmente, sono già prontissimo per vederlo affrontare Justin Herbert, meraviglioso QB rookie dei Los Angeles Chargers, i quali saranno a Miami Gardens domenica prossima, per il turno di week 10. Penso proprio che ne vedremo nuovamente delle belle.

 

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